XXVII Domenica del Tempo ordinario (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 9/2025)


ANNO C – 5 ottobre 2025
XXVII Domenica del Tempo ordinario

Abacuc 1,2-3;2,2-4 • Salmo 94 • 2 Timoteo 1,6-8.13-14 • Luca 17,10-10
(Visualizza i brani delle Letture)


QUALITÀ DELLA FEDE NON QUANTITÀ

«Gli apostoli dissero al Signore: Accresci in noi la fede!». Tutto concorre a sottolineare l'importanza e la solennità della domanda: è comune, collegiale, ed è rivolta a Gesù come Signore. Attraverso gli apostoli è la Chiesa che si esprime, riconoscendosi non detentrice della fede ma mendicante di fede. Il Signore risponde con un detto, costituito da una immagine che ha avuto molto impatto nella prima generazione dei cristiani e che i Vangeli sinottici riportano in forme diverse: l'evangelista Luca parla di un gelso trapiantato nel mare, Matteo e Marco evocano lo spostamento di una montagna.
È il Signore che la dona la fede, che la fa nascere dove è assente e la fa rinascere dove sembra morta; la fede è di sua natura una realtà germinale, anzi germinativa e per questo sovversiva, esplosiva. Sì, come un seme la fede è pasquale, perché la forza di un seme è la vita che contiene. Come la Pasqua di Gesù Cristo, la vita che sorge dalla morte, la fede può realizzare l'irrealizzabile. La fede che ha sradicato il gelso per piantarlo nel mare è quella di Gesù, e il gelso è la sua vita. Allo stesso modo, la fede può spostare la montagna della nostra vita nell'oceano, contraddicendo ogni logica naturale, ogni prudenza umana. Una volta intrapreso questo spostamento radicale di noi stessi, ogni cantiere diventa possibile. La fede smuove i rilievi e muta gli orizzonti di interi popoli, perché la fede è quell'energia che ha la forza disarmante di rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili, ricolmare di beni gli affamati e rimandare i ricchi a mani vuote. Tutto è possibile a Dio e a chi crede in lui.
Certo, nel gelso che obbedisce al nostro ordine di sradicarsi e piantarsi nel mare Gesù non intende dire che se crediamo abbastanza saremo in grado di fare magie: è una figura retorica! Come dire: «Ribalterete il mondo». Gesù sta dicendo che per perdonare come dice lui non abbiamo bisogno di più fede, di farla crescere. Anzi, fraintendiamo cosa sia la fede. Attraverso delle iperboli Gesù fa comprendere che la fede non è un sostantivo ma un verbo, è azione più che oggetto, è processo più che possesso. È un continuo accendersi e spegnersi. La fede non è essere sicuri di dove si sta andando, ma non rinunciare a viaggiare, in un viaggio senza mappe o navigatori. Secondo Gesù, non abbiamo bisogno di aspettare che la nostra fede sia accresciuta per agire, perché la fede non è questione di quantità ma di qualità. La fede è una disposizione del cuore, è la volontà di avventurarsi e di avere fiducia che Dio ci aiuta, anche quando non siamo sicuri di come andrà a finire. Il risultato non è mai garantito perché il Vangelo non lo si misura dai risultati.
Gesù dice che con la minima dose di fede possiamo, metaforicamente parlando, sradicare un albero da terra e gettarlo nell'oceano. Cose che sembrano impossibili. Eppure la fede può far compiere alle persone e ai popoli cose ben più grandi: riuscire a perdonare chi ci ha fatto del male richiede una forza interiore tale che anche un gelso si sradicherebbe al nostro ordine. Ci ritroveremo a fare ogni sorta di follia, come amare i nostri nemici, perdonare settanta volte sette, porgere l'altra guancia, essere servi gli uni degli altri... Anche un minimo di fede è la porta d'accesso a cose incredibili che non avremmo mai pensato possibili.


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