XXI Domenica del Tempo ordinario (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 8/2025)


ANNO C – 24 agosto 2025
XXI Domenica del Tempo ordinario

Isaia 66,18b-21 • Salmo 116 • Ebrei 12,5-7.11-13 • Luca 13,22-30
(Visualizza i brani delle Letture)


SEDERE ALLA MENSA DEL REGNO

Il modo in cui Gesù risponde alla domanda sul numero dei salvati, rivela due convinzioni assolutamente centrali per lui. La prima è che «il regno di Dio si è avvicinato fino a voi» ed «è giunto ormai fino a voi». Dio ha già iniziato a instaurarlo tra di noi. Ciò che interessava Gesù non è un futuro ipotetico, ma il presente, l'oggi. E la seconda convinzione di Gesù è che la spiritualità può deviare in uno spirito settario, che egli considera un tradimento della vera natura di un Dio universale vicino a tutti. Sono queste due convinzioni di Gesù che, come discepoli, personalmente e come comunità, siamo invitati a fare nostre.
Alladomandasulnumerodeglieletti,Gesùsirifiutadiaddentrarsiinquesto tipo di speculazioni sul futuro; le considera sterili perché non hanno alcuna attinenza con la vita reale e con i veri interrogativi posti dal presente. In questo, Gesù si mostra parte della stirpe dei profeti biblici. I profeti guardavano al futuro solo per sostenere la fedeltà dei loro ascoltatori nel presente. Lo stesso vale per Gesù. La sua risposta alla domanda sul numero dei salvati è chiara: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta».
Sospetto che reagirebbe allo stesso modo a una domanda assillante: «Come può un Dio di amore tollerare tanta sofferenza nel mondo?». Risponderebbe: «Fate tutto il possibile, ora, per combattere il male in tutte le sue forme». Per gli ascoltatori di Gesù, la sua parabola doveva essere chiarissima. Capivano che Gesù li stava esortando a giungere alla fede:«Affrettatevi ad entrare per la porta che vi apro, quella porta che io sono, altrimenti altri entreranno prima di voi, credenti da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno, che saranno, nella loro fede, più numerosi di voi, figli di Abramo, più numerosi di voi della stirpe dei profeti».
Come Giovanni Battista, ci invita a convertirci "ora". Ci chiama a correggere le nostre vite non domani ma oggi. Molte volte nei Vangeli si trovano espressioni come "subito", "in quello stesso istante", "oggi". La parola di Dio riguarda le sue chiamate e la nostra fedeltà nel rispondere oggi.
La seconda chiave per accedere al significato esistenziale di questa pagina di Vangelo è la denuncia della deriva verso uno spirito settario. Gesù è contrario a tutto ciò che sa di falsa sicurezza o di buona coscienza che si possa trarre dall'appartenenza a un'élite spirituale. Quando paragona il regno di Dio a una festa, Gesù sta mettendo in scena coloro che credono di averne diritto o di meritarla: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze!». Vale a dire, abbiamo partecipato alla tua eucaristia, abbiamo ascoltato la tua parola.
Questa pretesa è molto simile a quella del fariseo che, nella sua preghiera, ringrazia perché è fedele, a differenza del pubblicano. È simile a quella del figlio maggiore della parabola che si vanta di essere sempre stato al servizio del padre. Per Gesù l'amore di Dio non è esclusivo. Ha stretto l'alleanza con Abramo e la sua discendenza, ma questo è un passaggio necessario per raggiungere tutta l'umanità, senza escludere nessuno. Il profeta Isaia annuncia il desiderio di Dio che dichiara: «Verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue». E questo sogno Gesù lo fa suo: verranno persone dai quattro punti cardinali per «sedere a tavola nel regno di Dio» accanto ad Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti.


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