XVII Domenica del Tempo ordinario (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 7/2025)


ANNO C – 27 luglio 2025
XVII Domenica del Tempo ordinario

Genesi 18,20-32 • Salmo 137 • Colossesi 2,12-14 • Luca 11,1-13
(Visualizza i brani delle Letture)


IL DONO DEL PADRE

«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto». Al termine di un incoraggiamento tanto insistente ci aspetteremmo che Gesù concluda il suo insegnamento sulla preghiera assicurandoci che il Padre è disposto a darci tutto quello che gli domandiamo, a condizione che non ci stanchiamo, «perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto». Ma a tanta insistenza non corrisponde alla fine la garanzia di essere sempre esauditi; al contrario, Gesù ci dà una sola certezza, quella di ricevere sempre e solo un unico dono: «Il Padre vostro darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono».
Con sottile ironia, Gesù ci insegna a chiedere al Padre quel dono che non ci è per nulla spontaneo e naturale chiedere. Il Padre dona sempre lo Spirito a chi lo invoca, perché lo Spirito è la realtà spirituale per eccellenza, l'esatto contrario dei nostri bisogni materiali. Il Padre dona sempre lo Spirito perché, essendo come il vento che soffia dove vuole, è quella realtà che non possiamo mai piegare all'interessata realizzazione dei nostri bisogni, desideri e progetti che, spiritualizzati e dunque edulcorati, hanno così tanta parte nella nostra preghiera.
Lo Spirito, invece, è il vento che ci fa nascere dall'alto del desiderio del Padre e non dal basso delle nostre misere aspirazioni, delle nostre meschine ambizioni e talvolta – riconosciamoli – perfino dei nostri infantili sogni spirituali che siamo sempre pronti a giustificare a noi e agli altri con tanta maestria. Le illusioni spirituali ci fanno evadere la realtà, lo Spirito santo invece ci fa abitare la casa come figli che hanno fiducia del Padre.
Ma il Vangelo di oggi è insegnamento sulla preghiera di noi discepoli di Gesù, solo perché è rivelazione di chi è il Padre. Il Padre ci ama perché non ci accontenta nelle nostre più svariate richieste. È un padre che non baratta l'amore dei figli in cambio di doni, concessioni e favori. Al contrario, il Padre che Gesù ci rivela ci ama non perché ci compiace appagandoci ma perché donandoci lo Spirito santo esaudisce il vero desidero dei figli che è sempre domanda di vita.
In questo modo continua a essere il Padre, perché l'autentica paternità è perenne promessa di vita. Pertanto, non smentisce la vita con i suoi surrogati, ma la rinnova mantenendo perennemente vivi l'origine e il principio della vita. Per questo, a immagine di Dio Padre, esercitare la paternità nella Chiesa significa acconsentire e sostenere la vita personale come comunitaria, non restringendola, umiliandola, ma facendola fluire e fiorire, nella consapevolezza che si crea comunione solo mettendosi a servizio di una vita davvero vitale per ognuno; all'opposto, si crea divisione appagando i progetti e le aspirazioni di ciascuno.
«Il Padre vostro darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono». Solo colui che è «nato dallo Spirito» (Gv 3,6), cioè solo chi ha fatto esperienza del dono di nascere dallo Spirito desidera lo Spirito come unico dono del Padre, e questo gli basta. Allora, invochiamo lo Spirito santo origine della creazione come forza di ricreazione che ci impedisce di sopravvivere a noi stessi. Quel soffio vitale che ci ha fatto nascere alla vita in Cristo, chiediamolo in dono al Padre come principio e condizione di rinascita che ci impedirà di vivere da morti prima di morire.


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