Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Goffredo Boselli
Vita Pastorale (n. 7/2025)
ANNO C – 20 luglio 2025
XVI Domenica del Tempo ordinario
Genesi 18,1-10 • Salmo 14 • Colossesi 1,24-28 • Luca 10,38-42
(Visualizza i brani delle Letture)
XVI Domenica del Tempo ordinario
Genesi 18,1-10 • Salmo 14 • Colossesi 1,24-28 • Luca 10,38-42
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IL VANGELO È LA PARTE MIGLIORE
Marta ospita Gesù nella sua casa, Maria ascolta la sua parola. Marta lo accoglie, Maria lo interiorizza. Marta è distolta per i molti servizi, Maria sta seduta ai suoi piedi.
Marta si affanna e si agita per molte cose, Maria fa l'unica cosa di cui c'è bisogno. Maria ha trovato il suo posto ai piedi di Gesù e anche lei ha «trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30). Nel Talmud si legge: «Lascia che la tua casa sia una casa per i sapienti, aggrappati alla polvere dei loro piedi e bevi con sete le loro parole». Qui si raccomanda di non avere altre attività se non quella di ascoltare il sapiente parlare. Ed è quello che fa Maria: si siede ai piedi di Gesù e rimane lì ad ascoltare. Fa ciò che dice il Talmud e assume la postura del discepolo, ma a differenza del Talmud, non ascolta le sue parole, ma – dice il testo – "ascoltava la sua parola". Tende l'orecchio non semplicemente a quello che Gesù dice, ma ascolta Gesù, accogliendo e riconoscendo quello che lui è: la Parola.
Quello che Maria compie è il discernere la presenza del Signore, accordando il primato a lui, all'ascolto della sua Parola e a nient'altro. Maria in quel modo celebra il Signore, al punto che ogni cristiano che ascolta la parola di Dio e che celebra la liturgia trova in questa attitudine di Maria la propria immagine. L'evangelista Luca pone una chiara relazione tra "i molti servizi" di Marta e l'unico servizio di Maria. L'abodà,il "servizio", il solo atto di culto che il Signore ha chiesto al suo popolo, Israele: ascoltare la sua voce. Il profeta Geremia ha ricordato con forza che l'ascolto della sua parola e non i sacrifici era l'unico e vero culto che Dio comanda a Israele: «In verità io non parlai né diedi comandi sull'olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dall'Egitto. Ma questo comandai loro: «Ascoltate la mia voce»" (Ger 7,22-23).
L'ascolto è l'unica azione cultuale richiesta da Dio al suo popolo, è il solo elemento che egli stesso stabilisce come essenziale. L'ascolto è il presupposto necessario a quella celebrazione della lode per la quale Dio, secondo il profeta Isaia, ha plasmato per sé Israele come suo popolo: «Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi» (Is 43,21). L'ascolto è l'unum di cui c'è bisogno per adorare il Signore affinché il culto sia vero. Come Geremia ricorda a Israele, così Gesù ricorda a Marta l'unum necessarium –«una sola è la cosa di cui c'è bisogno» –, aggiungendo: «Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta».
Nella vita del credente può avvenire che per circostanze personali o eventi esterni, talvolta per decisioni della Chiesa, gli vengano tolte molte cose a lui care: persone, servizi, attività, posizioni, riconoscimenti, fino a trovarsi spogliato, privato di ciò che pensava di essere e avere. È in questa condizione che può comprendere in profondità le parole di Gesù a Marta: «Di una cosa sola c'è bisogno».
Può anche avvenire che, col tempo, la nostra fede venga spogliata di molte cose: verità per noi incrollabili, certezze che credevamo radicate, abitudini inveterate. La nostra fede resta come nuda. È in questa condizione che può comprendere le altre parole di Gesù a Marta: «Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta». La parte migliore è il Vangelo di Gesù Cristo, e niente e nessuno ce la potrà mai togliere.
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