Pasqua (B) - 2024



Parola che si fa vita


Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

Con la Domenica di Pasqua termina la pubblicazione dei commenti a cura di Camminare insieme.
Per ora, continuerò la pubblicazione con i commenti alla Parola di papa Francesco.





"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Domenica di Pasqua (31 marzo 2024)
Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto! (Gv 20,1)

2a domenica di Pasqua (7 aprile 2024)
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati (Gv 20,23)

3a domenica di Pasqua (14 aprile 2024)
Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? (Lc 24,38)

4a domenica di Pasqua (21 aprile 2024)
Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10,14)

5a domenica di Pasqua (28 aprile 2024)
Io sono la vite, voi i tralci (Gv 15,5)

6a domenica di Pasqua (5 maggio 2024)
Voi siete miei amici, se fate ciò che vi comando (Gv 15,14)

Ascensione del Signore (12 maggio 2024)
Fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio (Mc 16,19)

Pentecoste (23 maggio 2024)
Lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)


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Domenica di Pasqua (B) (31 marzo 2024)
Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto! (Gv 20,1)

I Vangeli riportano in maniera unanime l'episodio della tomba vuota. Una presenza femminile, Maria di Magdala, all'alba del giorno dopo il sabato, si reca presso il sepolcro di Gesù e lo trova vuoto. Corre da Pietro ad avvisarlo. Pietro e il discepolo amato corrono a loro volta al sepolcro. Tre persone, tre punti di vista diversi non soltanto di fronte all'evento della tomba vuota, ma anche sulla fede pasquale.
Maria di Magdala va al sepolcro al mattino presto "quando era ancora buio". Quel buio non è solo ambientale, ma è esistenziale. Quanti momenti di buio anche nella nostra vita! Maria arrivata al sepolcro nota che la pietra, che lo sigillava, è stata ribaltata. La donna non osa nemmeno entrare per osservare cosa possa essere accaduto, ma corre subito via per andare a comunicare la notizia a Simon Pietro. È capace soltanto di riportare una parola sull'assenza del cadavere e manifestare la propria ignoranza sul luogo dove il cadavere trafugato possa essere.
La tomba vuota è il luogo dell'ambiguità: è l'ambito dove è contenuto un corpo morto, ma dovrà essere scoperto come il luogo nel quale si rende presente la forza della risurrezione.
Il sepolcro potrebbe essere un'immagine della vita di ciascuno, nella quale si manifestano segni di sconfitta e di morte accanto a segni di vita e risurrezione. Anche noi, come Maria, siamo chiamati ad interpretare la vita formulando non solo ipotesi negative, ma cogliere i segni di risurrezione.
Non hanno portato via il corpo di un morto: Gesù è risorto dai morti! Il sepolcro è vuoto! Gesù è il vivente per sempre! Anche per noi in ogni morte da quel giorno c'è una risurrezione, ad ogni inverno segue una primavera. Da quel giorno anche noi possiamo cercarlo vivo e coglierne le tracce in noi e attorno a noi.

Testimonianza di Parola vissuta

LA COLLEGA AGITATA

Quel giorno una collega infermiera era agitatissima. Capivo che la situazione in ospedale non era semplice, ma mi è sembrato che il suo modo di fare fosse oltremisura. Mi sono messo ad ascoltarla se parlava, a prevenire un suo bisogno quando cercava qualcosa.
Stavo uscendo dall'ospedale dopo il lavoro. Lei stava aspettando il marito e mi ha rivolto la parola: "Come fai a non mollare mai? Al tuo posto manderei tutto a…". L'ho guardata senza dire niente. Lei, dopo un po', con tono raddolcito, mi fa: "So che hai una fede e capisco che il tuo comportamento ha radici profonde. Non sei lo stupido e molle bonaccione come tanti ti definiscono, sei il più forte di tutti noi. Ti ammiro e ti sono grata!".
Quando è arrivata l'auto col marito, mi ha chiesto se potessero accompagnarmi da qualche parte. Ho accettato. Durante il tragitto, lei gli ha parlato di me definendomi come la forza che regge il nostro reparto. Insieme poi mi hanno invitato a cena da loro perché io potessi raccontare anche ai figli la mia esperienza di fede.

B.S. - Serbia

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2a domenica di Pasqua (B) (7 aprile 2024)
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati (Gv 20,23)

Le parole di Gesù Risorto: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26), non è un saluto, e nemmeno un semplice augurio: è un dono, anzi, il dono prezioso che Cristo offre ai suoi discepoli dopo essere passato attraverso la morte e gli inferi. Dona la pace, come aveva promesso: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). Questa pace è il frutto della vittoria dell'amore di Dio sul male, è il frutto del perdono. Ed è proprio così: la vera pace, quella profonda, viene dal fare esperienza della misericordia di Dio.
Agli Apostoli Gesù donò, insieme con la sua pace, lo Spirito Santo, perché potessero diffondere nel mondo il perdono dei peccati, quel perdono che solo Dio può dare, e che è costato il Sangue del Figlio (cfr Gv 20,21-23).
La Chiesa è mandata da Cristo risorto a trasmettere agli uomini la remissione dei peccati, e così far crescere il Regno dell'amore, seminare la pace nei cuori, perché si affermi anche nelle relazioni, nelle società, nelle istituzioni. E lo Spirito di Cristo Risorto scaccia la paura dal cuore Apostoli e li spinge ad uscire dal Cenacolo per portare il Vangelo. Abbiamo anche noi più coraggio di testimoniare la fede nel Cristo Risorto! Non dobbiamo avere paura di essere cristiani e di vivere da cristiani! Noi dobbiamo avere questo coraggio, di andare e annunciare Cristo Risorto, perché Lui è la nostra pace, Lui ha fatto la pace, con il suo amore, con il suo perdono, con il suo sangue, con la sua misericordia.

(Francesco, Regina Coeli, 7 aprile 2013)


Testimonianza di Parola vissuta

SPERIMENTARE LA PRESENZA DI DIO

Sono algerina musulmana. Mio padre, uomo colto e religioso, ci ha educati nell'amore di Dio, nella tolleranza e nella disponibilità verso gli altri. Nel tempo della colonizzazione francese c'erano nella mia città molti ebrei e cristiani: si viveva tutti insieme in armonia. Io ero bambina e spesso mi chiedevo se queste altre religioni adorano veramente il mio stesso Dio. Così ho deciso di verificare nei luoghi di culto se sentivo la presenza di Dio. Sono andata nella chiesa e nella sinagoga. Ricordo la fortissima sensazione che ho provato: anche qui c'è Dio. Avevo 8 anni e la cosa mi ha rassicurata e fatta felice: le mie compagne migliori, che erano cattoliche o ebree, mi sono sembrate più vicine: potevo amarle di più perché ciò che consideravo una barriera per la nostra amicizia non esisteva più. Da allora accarezzo il sogno che gli uomini di tutte le religioni possano vivere in comunione e nel mutuo rispetto per ciò che li separa.

R.B. - Algeria

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3a domenica di Pasqua (B) (14 aprile 2024)
Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? (Lc 24,38)

La pace non si compra né si vende: è un dono di Dio. I discepoli che sono stati testimoni della guarigione dello storpio e adesso vedono Gesù sono un po' fuori di sé, ma non per una malattia mentale: fuori di sé per lo stupore. Ma cos'è questo stupore? È qualcosa che fa sì che siamo un po' fuori di noi, per la gioia: questo è grande, è molto grande. Non è un mero entusiasmo: anche i tifosi nello stadio sono entusiasti quando vince la loro squadra, no? No, non è un entusiasmo, è una cosa più profonda: è lo stupore che viene quando ci incontriamo con Gesù.
Questo stupore è l'inizio dello stato abituale del cristiano. Certamente non possiamo vivere sempre nello stupore, ma questa condizione è l'inizio che permette di lasciare l'impronta nell'anima, e la consolazione spirituale. Infatti, lo stato del cristiano deve essere la consolazione spirituale, nonostante i problemi, i dolori, le malattie. L'ultimo scalino della consolazione è la pace: si incomincia con lo stupore, e il tono minore di questo stupore, di questa consolazione è la pace. Il cristiano, pur nelle prove più dolorose, non perde mai la pace e la presenza di Gesù e con un po' di coraggio, possiamo dirlo al Signore: "Signore, dammi questa grazia che è l'impronta dell'incontro con te: la consolazione spirituale". E, soprattutto, mai perdere la pace. Guardiamo al Signore, il quale ha sofferto tanto, sulla Croce, ma non ha perso la pace. La pace, questa, non è nostra: non si vende né si compra. È un dono di Dio che dobbiamo chiedere. La pace è come l'ultimo scalino di questa consolazione spirituale, che incomincia con lo stupore di gioia. Per questo, non dobbiamo farci ingannare dalle nostre o da tante altre fantasie, che ci portano a credere che queste fantasie siano la realtà. Infatti, è più cristiano credere che la realtà non possa essere tanto bella.

(Francesco, Meditazione mattutina a Santa Marta, 4 aprile 2013)


Testimonianza di Parola vissuta

UN MIRACOLO A "GOCCE"

C'è stato un periodo in cui incombeva la minaccia che mio marito perdesse il negozio, unica nostra fonte di entrate. Umanamente non vedevamo via d'uscita e tuttavia il miracolo si è prodotto a "gocce". Un giorno, ad esempio, ci è stato rimborsato un debito scaduto da tre mesi; poi si è presentata la possibilità di una vendita importante e continuativa; il nostro primogenito ha ottenuto un impiego nella sua specializzazione; un altro figlio ha trovato il lavoro per il fine settimana, in modo da poter continuare a studiare; ad una delle figlie hanno offerto lezioni gratuite di inglese; ed infine alle due più piccole è stata assegnata metà borsa di studio. Da tutto ciò stiamo imparando a riconoscere l'intervento provvidenziale di Dio e nella nuova austerità nella quale dobbiamo vivere leggiamo l'invito del Padre ad accontentarci dell'essenziale.

L. T. - Rio Cuarto, Argentina

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4a domenica di Pasqua (B) (21 aprile 2024)
Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10,14)

«Voi non credete - dice Gesù ai dottori della legge -perché non fate parte delle mie pecore». In sostanza, qualcuno potrebbe pensare che per credere devo dire "credo" ed entro nelle pecore di Gesù. Invece no, è al rovescio: soltanto quelli che fanno parte delle pecore di Gesù possono credere. Lo confermano le parole riportate da Giovanni nel Vangelo: «Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano». Ma queste pecore hanno studiato per seguire Gesù e poi hanno creduto? No. La risposta definitiva la dà Gesù stesso: «Il Padre mio che me le ha date è più grande». È proprio il Padre che dà le pecore al pastore; è il Padre che attira i cuori verso Gesù. È il Signore a confermarlo con chiarezza: «Nessuno viene a me se non lo attira il Padre». E questa gente, che sono le pecore di Gesù, sono state attirate dal Padre, si sono lasciate attirare. Invece quei dottori della legge avevano il cuore chiuso, si sentivano padroni di se stessi ma, in realtà, erano orfani perché non avevano un rapporto col Padre. Siamo davanti al dramma del cuore chiuso di questa gente. Il loro cuore era incapace di credere, perché non si lasciavano attirare dal Padre verso Gesù e per questo non erano parte delle pecore di Gesù. Questo dramma va avanti fino al Calvario. E poi anche il giorno della risurrezione: quando i soldati vanno a dire cosa è accaduto, loro cosa fanno? Danno un bel consiglio: "Voi dite che vi eravate addormentati e che i discepoli hanno rubato il corpo". Così mettono la mano in tasca, secondo il principio della tangente: "Tu taci e io ti pago per tacere". Perciò neanche davanti a quella prova, a quei testimoni che avevano visto la risurrezione si sono lasciati attirare dal Padre verso Gesù. Per questo non possono credere, perché non sono delle pecore di Gesù: sono orfani, perché hanno rinnegato il loro Padre. Gesù ci invita a essere i suoi discepoli, ma per esserlo dobbiamo lasciarci attirare dal Padre verso di lui. E la preghiera umile del figlio, che noi possiamo fare, è: "Padre, attirami verso Gesù; Padre, portami a conoscere Gesù". E il Padre invierà lo Spirito ad aprirci i cuori e ci porterà verso Gesù.

(Francesco, Meditazione mattutina a Santa Marta, 19 aprile 2016)


Testimonianza di Parola vissuta

IMPARARE A FIDARCI DI DIO

Lavoro presso una grossa compagnia di computer. Quando la nostra società ha annunciato che era costretta a licenziare il 40 per cento dei suoi impiegati, ci ha preso un senso di paura: come fare con le rate della casa, con l'assicurazione malattia, ecc.? Abbiamo raccolte le cose più preziose e ci siamo preparati a venderle; intanto cercavamo anche altre possibilità di lavoro. In famiglia ci siamo detti di essere pronti a tutto, anche a ricominciare da zero. Importante era fidarci di Dio nel momento presente. Quando è arrivato il giorno dei licenziamenti, è stato tragico conoscere che 6500 colleghi avevano perso il lavoro. Questa prova ci ha uniti di più in famiglia e ora ci sembra di aver aperto gli occhi sui problemi degli altri.

K.R. - USA

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5a domenica di Pasqua (B) (28 aprile 2024)
Io sono la vite, voi i tralci (Gv 15,5)

Una parola che Gesù ripete spesso, soprattutto durante l'Ultima Cena, è: "Rimanete in me". Non staccatevi da me, rimanete in me. E la vita cristiana è proprio questo rimanere in Gesù. E Gesù, per spiegarci bene che cosa vuole dire con questo, usa questa bella figura della vite: "Io sono la vite vera, voi i tralci". E ogni tralcio che non è unito alla vite finisce per morire, non dà frutto; e poi è buttato via, per fare il fuoco.
Rimanere in Gesù significa essere unito a Lui per ricevere la vita da Lui, l'amore da Lui, lo Spirito Santo da Lui. È vero, tutti noi siamo peccatori, ma se noi rimaniamo in Gesù, come i tralci con la vite, il Signore viene, ci pota un po', perché noi possiamo dare più frutto. Lui sempre ha cura di noi. Ma se noi ci stacchiamo da lì, non rimaniamo nel Signore, siamo cristiani a parole soltanto, ma non di vita; siamo cristiani, ma morti, perché non diamo frutto, come i tralci staccati dalla vite.
Rimanere in Gesù vuol dire avere la volontà di ricevere la vita da Lui, anche il perdono, anche la potatura, ma riceverla da Lui. Rimanere in Gesù significa cercare Gesù, pregare. Rimanere in Gesù significa accostarsi ai sacramenti: l'Eucaristia, la Riconciliazione. Rimanere in Gesù - e questa è la cosa più difficile - significa fare quello che ha fatto Gesù, avere lo stesso atteggiamento di Gesù.
Una bella domanda per noi cristiani è questa: Io rimango in Gesù o sono lontano da Gesù? Sono unito alla vite che mi dà vita o sono un tralcio morto, che è incapace di dare frutto, dare testimonianza? E che cosa ci dà il Signore se rimaniamo in Lui? "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto" (Gv 15,7). Una forza nella preghiera: "Chiedete quello che volete", cioè la preghiera potente, tanto che Gesù fa quello che chiediamo. Ma se la nostra preghiera è debole - se non è fatta veramente in Gesù - la preghiera non dà i suoi frutti, perché il tralcio non è unito alla vite. Ma se il tralcio è unito alla vite, cioè "se voi rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete, vi sarà fatto". E questa è la preghiera onnipotente, che viene dal rimanere in Gesù; dall'essere unito a Gesù, come il tralcio alla vite.

(Francesco, Omelia, 3 maggio 2015)


Testimonianza di Parola vissuta

UN INCONTRO SPECIALE

Spesso ci si crea dei bisogni in base ai guadagni. Io avevo la tendenza a proteggerci da tutti gli imprevisti, sottoscrivendo assicurazioni, necessarie fino a un certo punto. Alla fine del mese restava poco per la solidarietà verso chi aveva veramente bisogno. Parlandone con mia moglie, anche lei medico come me, abbiamo stabilito che un giorno al mese tutto il frutto del nostro lavoro lo avremmo donato a chi è veramente in necessità. I rapporti con le persone che visitavo quel giorno avevano un colore speciale: ogni visita era come un incontro con la Provvidenza.

J.D.W. - Belgio

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6a domenica di Pasqua (B) (5 maggio 2024)
Voi siete miei amici, se fate ciò che vi comando (Gv 15,14)

Il Vangelo di oggi - Giovanni, capitolo 15 - ci riporta nel Cenacolo, dove ascoltiamo il comandamento nuovo di Gesù. Dice così: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi». E, pensando al sacrificio della croce ormai imminente, aggiunge: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando». Queste parole, pronunciate durante l'Ultima Cena, riassumono tutto il messaggio di Gesù; anzi, riassumono tutto ciò che Lui ha fatto: Gesù ha dato la vita per i suoi amici. Amici che non lo avevano capito, che nel momento cruciale lo hanno abbandonato, tradito e rinnegato. Questo ci dice che Egli ci ama pur non essendo noi meritevoli del suo amore: così ci ama Gesù!
In questo modo, Gesù ci mostra la strada per seguirlo, la strada dell'amore. Il suo comandamento non è un semplice precetto, che rimane sempre qualcosa di astratto o di esteriore rispetto alla vita. Il comandamento di Cristo è nuovo perché Lui per primo lo ha realizzato, gli ha dato carne, e così la legge dell'amore è scritta una volta per sempre nel cuore dell'uomo. E come è scritta? È scritta con il fuoco dello Spirito Santo. E con questo stesso Spirito, che Gesù ci dona, possiamo camminare anche noi su questa strada! È una strada concreta, una strada che ci porta ad uscire da noi stessi per andare verso gli altri.
Questa Parola del Signore ci chiama ad amarci gli uni gli altri, anche se non sempre ci capiamo, non sempre andiamo d'accordo… ma è proprio lì che si vede l'amore cristiano. Un amore che si manifesta anche se ci sono differenze di opinione o di carattere, ma l'amore è più grande di queste differenze! È questo l'amore che ci ha insegnato Gesù. È un amore nuovo perché rinnovato da Gesù e dal suo Spirito. È un amore redento, liberato dall'egoismo. Un amore che dona al nostro cuore la gioia, come dice Gesù stesso: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Grazie alla forza di questa Parola di Cristo, ognuno di noi può farsi prossimo verso il fratello e la sorella che incontra. Gesti di vicinanza, di prossimità. In questi gesti si manifesta l'amore che Cristo ci ha insegnato.

(Francesco, Regina Coeli, 10 maggio 2015)


Testimonianza di Parola vissuta

AMARE LA VITA NONOSTANTE TUTTO

Sono turca, musulmana. Quando ho avuto il sospetto di essere incinta per la quarta volta e ne ho parlato con mio marito Sahib. Lui era come fuori di sé: ha cominciato a dirmi tutti i sacrifici che avremmo dovuto fare: non se la sentiva di assumersi un peso così. Speravo che fosse un falso allarme, invece la visita ginecologica ha confermato il sospetto. Ero ancora in tempo ad abortire. Dentro di me però ho sentito profondamente che né io, né mio marito, né alcuno al mondo aveva autorità per spegnere la vita che Dio aveva acceso nel mio seno. I mesi successivi sono stati molto duri. Sahib minacciava di lasciarmi sola con i tre bambini. Ma io ero decisa a continuare. Diverse amiche, sia cristiane sia musulmane, mi erano vicine. Avevo incominciato a leggere il Corano: sentivo che Dio mi dava forza. Sahib pian piano si è arreso ed è ritornata la pace. Non siamo mai stati tanto felici come da quando è nato questo bambino. Dio è venuto sotto il nostro tetto.

F.O. - Germania

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Ascensione del Signore (B) (12 maggio 2024)
Fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio (Mc 16,19)

Oggi si celebra la solennità dell'Ascensione del Signore. La pagina evangelica (Mc 16,15-20) – la conclusione del Vangelo di Marco – ci presenta l'ultimo incontro del Risorto con i discepoli prima di salire alla destra del Padre. Di solito, lo sappiamo, le scene di addio sono tristi, procurano a chi resta un sentimento di smarrimento, di abbandono; invece tutto ciò ai discepoli non accade. Nonostante il distacco dal Signore, essi non si mostrano sconsolati, anzi, sono gioiosi e pronti a partire missionari nel mondo.
Perché i discepoli non sono tristi? Perché anche noi dobbiamo gioire al vedere Gesù che ascende al cielo?
L'ascensione completa la missione di Gesù in mezzo a noi. Infatti, se è per noi che Gesù è disceso dal cielo, è sempre per noi che vi ascende. Dopo essere disceso nella nostra umanità e averla redenta - Dio, il Figlio di Dio, scende e si fa uomo prende la nostra umanità e la redime - ora ascende al cielo portando con sé la nostra carne. È il primo uomo che entra nel cielo, perché Gesù è uomo, vero uomo, è Dio, vero Dio; la nostra carne è in cielo e questo ci dà gioia. Alla destra del Padre siede ormai un corpo umano, per la prima volta, il corpo di Gesù, e in questo mistero ognuno di noi contempla la propria destinazione futura. Non si tratta affatto di un abbandono, Gesù rimane per sempre con i discepoli, con noi. Rimane nella preghiera, perché Lui, come uomo, prega il Padre, e come Dio, uomo e Dio, Gli fa vedere le piaghe, le piaghe con le quali ci ha redenti. La preghiera di Gesù è lì, con la nostra carne: è uno di noi, Dio uomo, e prega per noi. E questo ci deve dare una sicurezza, anzi una gioia, una grande gioia! E il secondo motivo di gioia è la promessa di Gesù. Lui ci ha detto: "Vi invierò lo Spirito Santo". E lì, con lo Spirito Santo, si fa quel comandamento che Lui dà proprio nel congedo: "Andate nel mondo, annunziate il Vangelo". E sarà la forza dello Spirito Santo che ci porta là nel mondo, a portare il Vangelo. È lo Spirito Santo di quel giorno, che Gesù ha promesso, e poi nove giorni dopo verrà nella festa di Pentecoste. Proprio è lo Spirito Santo che ha reso possibile che tutti noi siamo oggi così. Una gioia grande!

(Francesco, Regina Coeli, 16 maggio 2021)


Testimonianza di Parola vissuta

LA COERENZA CHE EVANGELIZZA

Da anni il nostro governo ha deciso che tutti gli studenti, sia i ragazzi che le ragazze, dovevano fare il servizio militare per continuare l'università. Quando è scoppiata la guerra civile ha seminato la morte nel nostro Paese. Anch'io ho dovuto farlo, insieme ad altre ragazze che condividono il mio stesso desiderio di vivere il vangelo. Ma la scelta di Dio, che è al centro della nostra vita, ci ha aiutato ad andare contro corrente in tante situazioni difficili. Un giorno, stavo facendo il mio turno al posto di blocco sulla strada. Ho chiesto i documenti all'autista di un bus che veniva dall'interno, ma quando li ho presi in mano, mi sono accorta che, tra i fogli, c'era nascosta una somma di denaro. L'autista pensava che così l'avrei lasciato passare senza domande: era la prima volta che mi succedeva. A causa della situazione in cui viviamo, questo fatto di pagare i militari, per tanti è diventato un'abitudine, ma quando ho visto quei soldi ho capito che dipendeva anche da me cambiare. Ho restituito subito il denaro a quella persona insieme ai documenti che erano in regola, cercando di spiegargli che aveva sbagliato a comportarsi così. Le mie colleghe però mi hanno subito contestato. Secondo loro avrei dovuto accettare quei soldi, ne avevamo bisogno. È stata un'occasione per testimoniare i valori che mi dà il Vangelo. Dopo poco, alcune colleghe mi hanno dato ragione e, in occasioni simili, hanno voluto fare nello stesso modo.

M.A. - Libano

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Pentecoste (B) (23 maggio 2024)
Lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)

Lo Spirito Santo guida la Chiesa e ciascuno di noi alla Verità. Gesù stesso dice ai discepoli: lo Spirito Santo «vi guiderà a tutta la verità», essendo Egli stesso «lo Spirito di Verità».
La verità non si afferra come una cosa, la verità si incontra. Non è un possesso, è un incontro con una Persona. Ma chi ci fa riconoscere che Gesù è "la" Parola di verità, il Figlio unigenito di Dio Padre? È proprio lo Spirito Santo, il dono di Cristo Risorto, che ci fa riconoscere la Verità. Gesù lo definisce il "Paraclito", cioè "colui che ci viene in aiuto", che è al nostro fianco per sostenerci in questo cammino di conoscenza.
Qual è allora l'azione dello Spirito Santo nella nostra vita e nella vita della Chiesa per guidarci alla verità?
Anzitutto, ricorda e imprime nei cuori dei credenti le parole che Gesù ha detto, e, proprio attraverso tali parole, la legge di Dio viene inscritta nel nostro cuore e diventa in noi principio di valutazione nelle scelte e di guida nelle azioni quotidiane, diventa principio di vita.
Lo Spirito Santo, poi, come promette Gesù, ci guida «a tutta la verità»; ci guida non solo all'incontro con Gesù, pienezza della Verità, ma ci guida anche "dentro" la Verità, ci fa entrare cioè in una comunione sempre più profonda con Gesù, donandoci l'intelligenza delle cose di Dio. E questa non la possiamo raggiungere con le nostre forze. Se Dio non ci illumina interiormente, il nostro essere cristiani sarà superficiale.
L'accoglienza delle parole e delle verità della fede perché diventino vita, si realizza e cresce sotto l'azione dello Spirito Santo. In questo senso occorre imparare da Maria, rivivere il suo "sì", la sua disponibilità totale a ricevere il Figlio di Dio nella sua vita, che da quel momento è trasformata. Attraverso lo Spirito Santo, il Padre e il Figlio prendono dimora presso di noi: noi viviamo in Dio e di Dio.

(Francesco, Udienza generale, 15 maggio 2013)


Testimonianza di Parola vissuta

LA PRONTA RISPOSTA DEL PADRE

Un giorno, andando all'università, sono passato da una chiesa. Ero lì in preghiera quando mi si avvicina, zoppicando, un ragazzo vestito di stracci e con uno zaino molto pesante. È per chiedermi un'elemosina. Mi alzo e insieme andiamo verso la porta per non disturbare le persone sedute nei banchi. Lì lui si apre sulla sua situazione: mancavano tre giorni per entrare in una comunità di recupero, ma non aveva i soldi per mangiare né sapeva dove andare a dormire. Mi mostra anche una brutta piaga ad una gamba. Avevo con me solo il denaro sufficiente per comperare un libro per un esame e per mangiare in mensa. Mi sono voltato verso l'altare e con fede «Gesù – gli ho detto fra me –, tu sai che questi soldi mi servono, ma io credo all'amore del Padre…». Li ho presi e li ho dati al ragazzo, il cui volto si è illuminato. Ancora fuori della chiesa lui continuava a ringraziarmi... Poi sono andato in facoltà, ed è passata la mattinata senza che pensassi più all'accaduto. A mezzogiorno, in mensa, mi servo col mio vassoio e consegno la mia tessera magnetica alla cassiera, che mi dà uno scontrino con stampato "euro 0". Come mai? Lei mi chiede se avevo fatto la domanda per la borsa di studio. Rispondo di sì, ma che non ero entrato in graduatoria. E lei: «Hai perso la borsa, ma in compenso ti hanno assegnato la mensa gratuita per tutto l'anno». Sento un "tonfo" al cuore: il Padre lassù non aveva aspettato neanche due ore per ricambiare…

Stefano – Padova

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