Tempo ordinario (B) [1] - 2024



Parola che si fa vita


Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)



2a domenica del Tempo ordinario (B) (14 gennaio 2024)
Ecco l'Agnello di Dio (Gv 1,35)

3a domenica del Tempo ordinario (B) (21 gennaio 2024)
E subito lasciarono le reti e lo seguirono (Mc 1,18)

4a domenica del Tempo ordinario (B) (28 gennaio 2024)
Insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi (Mc 1,22)

5a domenica del Tempo ordinario (B) (4 febbraio 2024)
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni (Mc 1,39)

6a domenica del Tempo ordinario (B) (11 febbraio 2024)
Se vuoi puoi purificarmi (Mc 1,40)


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2a domenica del Tempo ordinario (B) (14 gennaio 2024)
Ecco l'Agnello di Dio (Gv 1,35)

Il brano giovanneo odierno è una Parola vivente, che invita ciascuno di noi ad entrare nel racconto: "venite e vedrete". Mentre Gesù cammina come uomo, il Battista lo riconosce e lo indica in modo nuovo, usando un'immagine biblica "Ecco l'Agnello di Dio!". E due dei suoi discepoli, Andrea e un altro, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Agnello di Dio è un titolo messianico e prepara la chiamata dei primi due discepoli di Gesù.
L'incontro con una guida spirituale, in questo caso il Battista, è un dono straordinario; la testimonianza offerta agli altri è un impegno fondamentale del credente; la media-zione limpida di un fratello è spesso la strada per scoprire la propria meta, la propria vocazione. La sequela di Gesù infatti da parte di Andrea e del suo amico, è motivata dall'ascolto della testimonianza del precursore. L'ascolto precede il vedere verso il quale saranno condotti i discepoli del racconto evangelico di questa domenica. Mediante l'ascolto e la testimonianza personale ed ecclesiale si giunge al "vedere" nella fede, che significa credere.
L'incontro con il Signore è sempre personale, ma tante volte è occasionato da persone e da contesti. L'invito di Gesù è una chiamata all'amore, all'incontro con colui che per amore ha dato la sua vita per la nostra salvezza. Essere chiamati poi spinge alla missione: personale ed ecclesiale. Essere comunità cristiane vivaci, coltivare anche l'attenzione e l'amicizia verso le nuove generazioni, significa introdurre all'incontro con il Signore, dare possibilità di accogliere il suo invito che risuona nel vangelo: "venite e vedrete". Noi, che abbiamo incontrato Gesù e da questo incontro ha preso senso la nostra vita, facciamo sì che la nostra esistenza quotidiana parli e testimoni la bellezza dell'essere di Cristo.

Testimonianza di Parola vissuta

RIENTRATO "DALLA FINESTRA"

Ero uscito dalla comunità parrocchiale perché non ne potevo più di un ambiente che aveva risposte su tutto. Nella vita le cose non sono così ovvie e vanno diversamente. Ma non avevo mai smesso di pregare e di aggiornarmi sulla ricerca degli esegeti e dei teologi. Mia moglie ed io abbiamo coltivato altre amicizie fra gente non credente e che sembrava più aderente alla realtà.
Un giorno un membro di questo "nuovo" gruppo si è detto colpito dalla figura di Gesù in quanto liberatore dell'uomo dalle tradizioni religiose coercitive e oppressive del suo tempo. In breve i nostri discorsi hanno avuto come argomento lui e abbiamo cominciato a leggere i Vangeli, come pure certi commenti di persone autorevoli… Insomma è diventato Gesù il vero protagonista.
Per me e mia moglie è iniziata un'esperienza nuova e affascinante: andare alla scoperta di Gesù senza il retroterra di prima. Fa parte ora di questo gruppo anche un sacerdote, amico di nostro figlio. Sono rientrato nella Chiesa "dalla finestra", e ne sono felice.

C.B. - Italia

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3a domenica del Tempo ordinario (B)> (21 gennaio 2024)
E subito lasciarono le reti e lo seguirono (Mc 1,18)

Il vangelo di oggi si apre con l'arresto di Giovanni Battista e una sintesi della missione itinerante di Gesù, che da questo momento diventa il protagonista della vicenda narrata da Marco. Al centro della narrazione odierna ci stanno i discepoli di Gesù che non sono esitanti (come il profeta Giona nella prima lettura), ma sono uomini dalla risposta incondizionata: "e subito lasciarono le reti e lo seguirono". Anche qui l'inizio è totalmente nelle mani di Dio, che si fa vicino a loro in Gesù. E quei pescatori sono votati poi a conquistare a Dio uomini, a strapparli dal male e dal mare delle banalità e delle preoccupazioni per introdurli nel Regno di Dio.
Gesù è colui che cammina, vede, parla e chiama. È lui ad incontrare e a chiamare le due coppie di fratelli. Li invita ad un duplice movimento: seguire lui (che implica un lasciare), per assumere la responsabilità di pescatori di uomini. Erano pescatori: categoria modesta che procurava il cibo, un bene di prima necessità e godeva di buona reputazione. Gesù ha compreso lo spirito che anima questi uomini. E inizia a chiamare: quel giorno loro, adesso tutti noi. Li invita ad un cambiamento di vita a partire dai poveri; a seguire la sua persona e il vangelo del Regno di Dio per diventare pescatori di uomini, cioè continuatori della sua missione.
La chiamata di Gesù è per diventare discepoli, per seguire, andare dietro a lui. È lui che chiama e, aderendo a lui, si rimane sempre discepoli. Proviamo a guardare alla nostra vita a partire dal nostro "incontro" con Gesù: la nostra fede, infatti, è adesione totale al Dio che salva e che si manifesta nella parola e nella persona di Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

MEDITAZIONE

Durante un ritiro era previsto un tempo per la "meditazione". Non ho grande dimestichezza con questa pratica e vedevo che ognuno, dopo aver letto una pagina del Vangelo, si estraniava nei propri pensieri, guardava lontano, qualcun altro sospirava, una signora mi è sembrata addormentata…
Quanto a me, una volta letto qualcosa, sono rimasto in silenzio a guardare, davanti a me, un vecchio platano dal tronco maestoso. Pensavo a quanta gente era passata davanti quel platano, senza farci caso. Quell'albero, delicatamente, mi stava dicendo qualcosa: chissà quante persone mi passano accanto, e io non le vedo, ripiegato su me stesso. Forse era ora di svegliarmi, di cominciare ad accorgermi del mondo intorno. Passato il tempo della meditazione, mi sentivo veramente contento, come per una scoperta.
Da quel giorno, dopo il caffè del mattino, mi siedo a riflettere. Ora con un libro, ora soltanto guardandomi attorno, come per una messa a fuoco della giornata. Ormai non posso più iniziare una giornata senza meditazione.

B.F. - Italia

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4a domenica del Tempo ordinario (B) (28 gennaio 2024)
Insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi (Mc 1,22)

Il vangelo di oggi è ambientato nella sinagoga di Cafarnao: "Giunsero a Cafarnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava". Gesù porta la parola perfetta e definitiva di Dio. Egli insegna "come uno che ha autorità". Per Marco è determinante l'azione dell'insegnare: è l'agire tipico di Gesù. Tanto che in un primo momento Marco non parla del contenuto di questo insegnamento. Sono le azioni di potenza di Gesù che dimostrano il suo "insegnare con autorità", come la liberazione dell'uomo nella sinagoga del brano odierno.
E se ci chiedessimo perché l'insegnamento di Gesù è autorevole e lui stesso è giudicato dai presenti come maestro potente, potremmo dire che egli parla e insegna per diretta autorità, non è un Rabbì di scuola come gli scribi, che si fondano sulle spiegazioni della Scrittura apprese da altri. Inoltre, Marco attesta come l'autorità delle parole di Gesù appare nel fatto di essere accompagnata da azioni potenti. La parola di Gesù non si spegne quando è detta, anzi è proprio allora che incide potentemente sul male. La parola di Cristo penetra nella nostra storia e intraprende un processo di annientamento del male. La sua parola ha una forza creatrice e liberatrice. Tutti noi ne abbiamo bisogno per sterminare i "demoni" segreti che abbiamo dentro di noi. L'efficacia è la qualità della vera parola.
Quante volte abbiamo sperimentato nella nostra vita la potenza della parola di Gesù! Essere terreno buono nel quale cade il seme della parola: esso attecchisce e porta frutto ora il trenta, ora il sessanta ora il cento per uno. E sappiamo per esperienza che nelle parole di Gesù c'è tutta la forza dell'amore: un amore limpido, totale, smisurato, senza remore, offerto fino in fondo.

Testimonianza di Parola vissuta

MARITO ALCOLIZZATO

Con un marito dedito all'alcol non esistevano più le feste, ricorrenze, amicizie. E sarebbe stato sopportabile se non ci fossero stati anche gli scatti violenti. Vivevamo della sua pensione (quando riuscivamo a non fargliela spendere) e dei lavori di pulizia che svolgevo nel palazzo. In certi momenti andare avanti così richiedeva eroismo. "Perché non lo lasci?", mi ripetevano i parenti e gli stessi figli, andati via di casa per causa sua. Ma poi sarebbe finito sulla strada. Questo mi tratteneva; era il padre dei miei figli.
Nei giorni nei quali ha dovuto subire un'operazione, l'assenza di alcol lo rendeva ancora più agitato. Tuttavia, ha accettato di sottoporsi a una cura disintossicante. È stata lunga, ma ha cominciato a fare qualche passo. Mi sembrava di vedere un bambino che impara a camminare.
Dopo qualche anno, gli è ritornata la voglia di vivere, di godersi la famiglia e anche il primo nipotino. Ci avviamo alla fine della vita. Posso dire che senza la Fede non avrei avuto la forza per stargli accanto.

M. D. - Ungheria

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5a domenica del Tempo ordinario (B) (4 febbraio 2024)
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni (Mc 1,39)

Nel vangelo odierno di Marco, Gesù passa dalla sinagoga alla casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni, dove è richiesta la sua azione terapeutica: prima verso la suocera di Pietro e poi verso i numerosi malati che gli portano da fuori. La casa di Pietro inizia a diventare un luogo di guarigione, di insegnamento e di ricerca di Gesù da parte della folla. La casa dell'apostolo è lo spazio dell'intimità, dell'accoglienza, dell'annuncio rivolto ai discepoli e del suo agire messianico.
Dopo il riposo notturno, Gesù esce al mattino, quando è ancora buio, e va fuori dalla città, in un luogo disabitato, e là "pregava". In Marco il pregare di Gesù scandisce i momenti di passaggio della sua vita e della sua missione. Qui la preghiera porta alla decisione che Gesù comunica ai suoi amici. Alla loro affermazione "tutti ti cercano" egli risponde: "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là, per questo infatti sono venuto". La preghiera è così all'origine della missione, espressione del suo libero amore per portare il vangelo di Dio. Gesù non è un guaritore, non è un mago, non è un liberatore socio-politico: è colui che ci fa conoscere Dio, un Dio vicino, un Dio amore. Lo troviamo infatti che va per tutta la Galilea, predicando e scacciando i demoni.
La vicinanza con i poveri, motivata dalla compassione e dall'amore, non si oppone per nulla al tempo destinato all'incontro con il Padre e all'annuncio. Anzi gli danno consistenza. Sappiamo noi trovare nella nostra vita personale e in quella delle nostre comunità un analogo equilibrio? Oppure ci lasciamo vincere da soluzioni che tradiscono attivismo e mettersi in mostra. Se la parola che portiamo non cambia prima di tutto noi stessi, come si potranno convincere della sua bontà coloro che se ne sentono estranei?

Testimonianza di Parola vissuta

UNA GOCCIA NELL'OCEANO

Facevo parte con mia moglie di una associazione cattolica: nata per aiutare i poveri, purtroppo col tempo era diventata un ente burocratico. Tutte le volte che c'era un'adunanza, gli argomenti erano gli stessi: come trovare i soldi, come spenderli, come giustificare le uscite… i poveri passavano in second'ordine. Rimanevano un ufficio elegante, dei dipendenti pagati e scontenti… e le finalità? Così entrambi, a malincuore, ci siamo allontanati da quel giro nel quale eravamo entrati carichi di passione e di voglia di metterci a servizio degli altri.
Eppure, questa stessa passione non ci ha abbandonati. Con tanti poveri conosciuti, il rapporto è continuato; anzi qualcuno di loro si è messo a sua volta al servizio dei bisognosi. Alla fine, senza strategie e burocrazie, ci siamo distribuiti, anche con altre persone volonterose, i poveri della nostra città. Certo, quello che facciamo è solo una goccia, ma se mancasse il nostro apporto, come diceva santa Teresa di Calcutta, "questa goccia mancherebbe all'oceano".

J.B. – Spagna

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6a domenica del Tempo ordinario (B) (11 febbraio 2024)
Se vuoi puoi purificarmi (Mc 1,40)

Al centro del vangelo di questa domenica c'è l'incontro tra un lebbroso e Gesù. Un incontro speciale motivato da una necessità di vita da parte dell'uomo malato, che diventa un modo esemplare di come avvicinarsi e credere in Gesù. Esso è una manifestazione pubblica dell'inviato di Dio, un modo di annunciare la parola del vangelo, provocando un fecondo capovolgimento dei ruoli.
Il lebbroso si avvicina a Gesù supplicandolo in ginocchio: "Se vuoi, puoi purificarmi". Questa posizione esprime la sua angustia e mira a prevenire un possibile rimprovero da parte dei presenti. L'uomo non chiede a Gesù che lo tocchi, né domanda direttamente che lo risani. Il malato è umile e insistente, "lo supplicò". L'uomo manifesta con tali parole la sua fiducia assoluta nel potere di Gesù ("se vuoi, puoi"). Egli desidera che Gesù elimini l'ostacolo che gli impedisce di avere relazioni con gli altri e possa prendere parte a quel regno di Dio, che viene annunciato dal Messia. Questa preghiera di fiducia del lebbroso riconosce a Gesù una potenza divina. E la vista dell'uomo, la sua malattia generano in Gesù un fremito di compassione. Gesù stendendo la mano, lo toccò e disse "Lo voglio, sii purificato". La liberazione avviene immediatamente, secondo la parola: la preghiera del lebbroso è stata esaudita.
Gesù insegna a coinvolgersi, a farsi vicini, a toccare e lasciarsi toccare. Ci sono piccoli gesti che ci permettono di curare chi sta male, condividendo la sofferenza: un abbraccio, un sorriso, una stretta di mano, uno sguardo di comprensione. Avere tatto significa relazionarsi con delicatezza e con tenerezza con l'altro. Gesù non teme di sporcarsi le mani con la vita di questo povero. Cerchiamo anche noi di condividere con chi ci è vicino un tratto di strada.

Testimonianza di Parola vissuta

FERMARSI UN ISTANTE

Nello studio legale presso cui lavoro, sono naturalmente portato a concentrarmi sulle tante cose da sbrigare, per cui a volte mi capita di avere un atteggiamento frettoloso o superficiale con le persone che telefonano o sono in attesa di essere ricevute. Sono piccoli fallimenti che però non devono costituire un motivo di ripiegamento su me stesso: infatti, appena mi accorgo di non avere avuto una cura particolare verso questi miei prossimi, cerco di rifarmi con le persone successive. È Gesù che me le mette accanto ed è a lui che devo rispondere, quando qualcuno telefona o bussa alla porta. In fondo, basta fermarmi un istante, e considerare che negli altri accolgo lui.
È il caso, per esempio, di quel cliente reduce da un incidente stradale, le cui pratiche vanno per le lunghe. Spesso si fa vivo in studio per avere notizie. Io qualche volta mi ero limitato soltanto ad annunciarlo all'avvocato. Ora invece, quando arriva, lo faccio accomodare e lascio che mi racconti per l'ennesima volta i suoi problemi.

Claudio - Italia

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