XXX Domenica del Tempo ordinario (A)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 9/2023)


ANNO A – 29 ottobre 2023
XXX Domenica del Tempo ordinario

Esodo 22,20-26 • Salmo 17 • 1 Tessalonicesi 1,1-5c-10 • Matteo 22,34-40
(Visualizza i brani delle Letture)


DAVVERO TUTTO È GRAZIA

Hai un bel da dire,Gesù, quando affermi che l'altro, va amato «come me stesso». Posso davvero essere io la misura della giusta relazione quando, invece, mi scopro umorale, egocentrico, permaloso? Vale ancora in questi casi il «come me stesso»?
Secondo le scienze umane, solo quando abbiamo raggiunto un giusto rapporto con noi stessi possiamo aprirci a una sana relazionalità da accogliere l'altro come egli è. Non poche volte è solo attraverso un lento cammino di introspezione che giungiamo a trovare un certo equilibrio tra aggressività esasperate e generosità esagerate.
Il Vangelo ci chiede di amare l'altro non più ma neanche meno di me stesso: l'equilibrio è tutto in quel "come".
Il rapporto tra me e l'altro ha bisogno di un terzo, ha bisogno della presenza di Dio. Per questo Gesù non si limita a chiederci l'amore del prossimo come noi stessi ma lo fa precedere dal comandamento di amare il Signore «con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente». Io sono una passione d'amore per Dio, mi ha reso degno del suo amore per pura gratuità, per "grazia". Io sono stato creato come capace di avere a che fare con Dio stesso e con il suo amore.
Dio mi ha amato con tutto sé stesso: davvero «tutto è grazia». Fuori dalla relazione con lui è come se perdessi il senso stesso del mio esistere. È solo Dio, infatti, che mi rivela chi sono fino in fondo e cosa valgo. Solo Dio mi rivela quanto sono e sono stato amato. La mia esistenza non è frutto di un caso fortuito: io sono stato voluto secondo un ben preciso disegno d'amore prima dell'eternità. Quando ero nulla egli mi ha voluto, quando ero nessuno egli mi ha scelto. È solo assaporando ogni giorno di più questa esperienza d'amore che io mi scopro come qualcuno che è prezioso ai suoi occhi.
«Mi ha amato e ha dato sé stesso per me (Gal2,20)». Solo quando resto in questa corrente d'amore ho la giusta comprensione della mia vita e di quella dell'altro.
Posso amare l'altro come me stesso, ossia come mi ama Dio.
Posso amare l'altro come me stesso proprio perché Dio ha manifestato in una storia concreta il suo appassionato amore per me.
Per Gesù l'amore non si riduce a qualcosa di etereo. Si tratta di dedicare al prossimo la stessa cura, lo stesso amore che si dà a Dio.
L'altro è da amare in quanto altro, nel suo volto di forestiero, di orfano, di vedova, di indigente, cioè fuori dalla sua desiderabilità e attrattività, persino nei tratti della sua non amabilità perché così sono stato amato io da Dio. Non è che oltre ad amare Dio bisogna anche amare il prossimo, ma amare Dio vuol dire amare il prossimo. Che cosa Dio ama più dell'uomo? E lo ama mentre è peccatore, traditore, mentre inchioda a una croce il Figlio suo.
«Tutto l'amore che avete per me è un amore di debito, non di grazia, in quanto siete tenuti a farlo, mentre io vi amo con amore di grazia, non di debito. Voi non potete dunque rendere a me l'amore che io richiedo. Per questo vi ho messo accanto il vostro prossimo: affinché facciate a esso quello che non potete fare a me, cioè di amarlo senza considerazione di merito e senza aspettarvi alcuna utilità. E io reputo che facciate a me quello che fate a esso» (santa Caterina da Siena).


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