XX Domenica del Tempo ordinario (A)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 8/2023)


ANNO A – 20 agosto 2023
XX Domenica del Tempo ordinario

Isaia 56,1.6-7 • Salmo 66 • Romani 11,13-15.29-32 • Matteo 15,21-28
(Visualizza i brani delle Letture)


L'UMANA SOFFERENZA

Quando aveva inviato i suoi in missione, Gesù aveva chiesto di non andare tra i pagani e di non entrare nelle città dei samaritani. E, invece, l'incontro con l'umana sofferenza, detta ben altra agenda e dischiude per l'uomo Gesù un nuovo modo di intendere la sua missione. La disperazione e il bisogno non sono appannaggio del popolo eletto, anzi.
A tutta prima, Gesù reagisce quasi in modo impassibile: sembrerebbe che quella donna con cui ha a che fare lo infastidisca. Sarà solo la sua insistenza e la sua arguzia a farlo capitolare dopo non poche resistenze. Gesù, infatti, tenterà di smarcarsi non poco con una frase che, avessimo dovuto scegliere noi, avremmo evitato di metterla sulle sue labbra: «Non è bene prendere il pane dei figli per darlo ai cagnolini». Non dice: prima i figli e poi i cani, prima Israele e poi i pagani. È piuttosto perentorio: solo i figli, solo Israele.
Ma la disperazione è disperazione. E, infatti, la donna sferra l'ultimo colpo, quello che mette l'uomo Gesù spalle al muro: «Hai ragione, Signore, ma ai cagnolini basta cibarsi di ciò che cade dalla tavola di chi avanza il diritto di sedere a mensa». E lo mette a tacere proprio ricordandogli quanto egli stesso va annunciando a tutti, che, cioè, Dio non fa preferenze di persone. Quando i piani pastorali saltano! Il piano pastorale, infatti, è dettato dagli incontri e dai bisogni, non già da quanto stabilito a tavolino.
A ragione è stato scritto che «nel punto in cui la speranza potrebbe diventare disperazione, nasce la fede» (Robert Brault). E Gesù non tarda ad ammetterlo.
Chissà cosa sarebbe stato del Vangelo se questa donna non avesse osato! Se il Vangelo è giunto anche a me, anche a te, lo si deve proprio a questa donna che ha chiesto a Gesù un po' di briciole anche per tutti coloro che gli ebrei ritenevano essere dei cani, che era il massimo del disprezzo.
La cananea affretta l'ora di Gesù proprio come Maria alle nozze di Cana facendogli capire che la necessità rovescia la primogenitura, la fame non conosce l'anagrafe, il dolore va oltre le appartenenze etniche e culturali, la sofferenza di un figlio precede ogni religione.
Tanta è la fede di questa donna da piegare Dio al suo desiderio: «Avvenga a te come tu desideri»! Tanto umile questa donna da sapere qual è il suo posto e, allo stesso tempo, tanto ardita da muovere il cuore stesso di Dio. Sa di non poter accampare pretese e, tuttavia, conosce la grandezza del cuore di Dio: se nella storia esistono primi e secondi, aventi diritto e no, non così nel cuore di un Dio che è padre.
Una fede che non propone a Dio la soluzione ma semplicemente gli consegna la situazione: «Mia figlia è posseduta da un demonio». Proprio questo atteggiamento dice tanto del suo modo di stare davanti a Dio: «Tu sai ciò che è bene per me. Aiutami!».
Davvero grande fu la sua fede da affascinare persino il figlio di Dio. Sente che Dio è attento al dolore prima ancora che alla ortodossia di una formula religiosa e alla ineccepibilità di una preghiera liturgica che pure siamo tenuti a esprimere e osservare, noi che abbiamo avuto la grazia di sedere a mensa e non cibarci solo delle briciole.


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