Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 8/2023)
ANNO A – 13 agosto 2023
XIX Domenica del Tempo ordinario
1Re 19,9a.11-13a • Salmo 84 • Romani 9,1-5 • Matteo 14,22-33
(Visualizza i brani delle Letture)
XIX Domenica del Tempo ordinario
1Re 19,9a.11-13a • Salmo 84 • Romani 9,1-5 • Matteo 14,22-33
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L'ESPERIENZA E LA FEDE
Gli apostoli non avevano capito il segno dei pani, presi com'erano dalla straordinarietà del prodigio. Tanto è vero che Gesù "li costrinse" a una vera e propria traversata perché non rimanessero nelle acque stagnanti di un successo la cui lettura poteva fuorviare.
La barca sballottata qua e là dalle onde aveva palesato in fretta la consistenza del cuore di tutti: la paura aveva preso il sopravvento, la stessa che si impadronisce di noi quando ci misuriamo con eventi impari rispetto alle nostre poche risorse.
La memoria sembra quasi obnubilata e più non ricordiamo quello che Dio già ci ha fatto gustare come viatico per i giorni della prova. Impossibilitati a distinguere luce e tenebre, pare anche a noi di vedere come dei fantasmi.
"Salvami", è il nostro grido accorato. Da chi devo essere salvato? Dal mio modo di vedere le cose in modo distorto che finisce per condizionare il mio stato d'animo.
Ma perché Pietro dapprima riesce e poi, all'improvviso, è risucchiato dall'acqua? La sua paura nasce quando, iniziando a misurare la forza del vento, calcola le proprie capacità interrompendo il credito di fiducia che fino a quell'istante gli aveva consentito di sfidare persino le forze del la natura. La paura nasce quando non accetta che la realtà sia diversa da come la desidererebbe. Accade anche a noi di credere che la difficoltà di una situazione generi la paura mentre è la mancanza di fede a rendere difficili le situazioni.
Non si può camminare sull'acqua! grida l'esperienza.
«Vieni!», ripete la fede.
E noi in mezzo, convinti che c'è salvezza solo dove noi pensiamo che ci sia. Quando la nostra esperienza diventa un ostacolo!
Pietro aveva frainteso il senso del "Vieni" da parte di Gesù. Pietro era convinto che quel comando non riguardasse soltanto lui, ma l'ambiente circostante per cui, di colpo, il mare doveva calmarsi e lui avrebbe potuto camminare tranquillo su un'acqua diventata solida e senza il fastidio del vento contrario.
Non gli bastava la parola di Gesù, quella che un giorno gli aveva fatto dire: «Sulla tua parola!». Desiderava anche la sicurezza esteriore. Quella parola doveva essere la fune cui aggrapparsi pur rimanendo in una situazione avversa. Pietro ha preteso la garanzia supplementare dell'assenza dei rischi.
La fiducia può prendere il posto dell'angoscia nella misura in cui riconosciamo nel Signore che si rende presente nella notte, lo stesso Gesù che più e più volte ha già beneficato la nostra storia. La fiducia, infatti, si alimenta nel ricordo dell'amore che già abbiamo ricevuto e della fedeltà mai venuta meno da parte sua.
La fiducia non è mai un moto incosciente e solo emotivo. Noi ci affidiamo a una persona solo se abbiamo motivi per affidarci. Nei momenti di incertezza la fiducia si nutre della memoria: il Signore che ieri è stato per me presenza benedicente, non potrà abbandonarmi oggi. Occorre che impariamo a tenere viva dentro di noi una sorta di litania grata delle grandi opere compiute dal Signore per noi: il bene ricevuto, il perdono offerto, i giorni di luce, i gesti di amore donati.
E imparare, così, che la fede è la capacità di affidare la nostra vita a Dio che abbiamo imparato a conoscere come Dio fedele già tante volte.
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