Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 7/2023)
ANNO A – 30 luglio 2023
XVII Domenica del Tempo ordinario
1 Re 3,5.7-12 • Salmo 118 • Romani 8,28-30 • Matteo 13,44-52
(Visualizza i brani delle Letture)
XVII Domenica del Tempo ordinario
1 Re 3,5.7-12 • Salmo 118 • Romani 8,28-30 • Matteo 13,44-52
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IL TESORO NASCOSTO
Le vie per arrivarci sono diverse. Non importa il modo, ciò che conta è sapere che è possibile incontrare Dio o lasciarsi
incontrare da lui. Trovarlo è come scoprire un tesoro o una perla preziosa perché imbattersi in lui vuol dire riconoscere il senso dell'essere al mondo, è come ricapitolare istante della propria. «Non sanno cosa si perdono quelli che non conoscono il Signore», amava ripetermi mia sorella Rosetta nei giorni del suo calvario.
ll segno che l'incontro è accaduto è proprio il senso di pienezza e la bellezza dell"appartenenza.
La vita progredisce non per una decisione della mente, anzitutto, ma per un moto del cuore: quando il cuore è ricolmo tu sei disposto persino a scalare l'aspra montagna di un impegno o di una scelta. E il cuore palpita per qualcosa che lo seduce nel senso etimologico del termine, lo conduce a sé, pulsa per una bellezza che lo conquista.
«Tu sei bellezza [...] tu sei ogni nostra ricchezza a sufficienza», continuerà a cantare estasiato Francesco d'Assisi quando il suo corpo si ritroverà impressi i segni della passione e la sua vita patirà addirittura il rifiuto dei suoi fratelli.
ll Vangelo, Dio, il suo regno... la vita cristiana è bellezza, è passione e noi l'abbiamo ridotta a pratiche da adempiere, cose da fare, corsi da seguire, itinerari da percorrere, doveri da compiere, come "damnati ad metalla".
Non sarà forse il dramma del giovane ricco, convinto com'era che la vita in pienezza, fosse l'approdo di una vita virtuosa fine a sé stessa, senza più alcuna passione? Non a caso andrà via triste nonostante amato: troppo preso dalle cose di Dio finirà per perdere Dio. Il regno, quello che invochiamo nel Padre nostro, è la consapevolezza di come Dio ci guarda, di come ha pensato l'uomo, il mondo, la storia. Forse ripetiamo quell'invocazione senza neppure sapere cosa chiediamo quando diciamo: «Venga il tuo regno».
Cosa chiediamo? Chiediamo che finalmente ci sia, ad esempio, un nuovo samaritano capace di fermarsi e curare le ferite di un altro; chiediamo che ognuno posa fare sua la disponibilità di Maria a ciò che Dio annuncia e propone; chiediamo che ciascuno impari |'arte dimenticata di lavare i piedi gli uni degli altri; chiediamo uomini e donne che non abbiano paura di intraprendere la fatica di avventurarsi nella sequela fino alla croce; chiediamo uomini e donne disposti a fare proprio lo stile delle beatitudini; chiediamo uomini e donne che non tradiscono, non rinnegano, uomini e donne in grado di condividere quanto hanno per vivere come la vedova che getta i due spiccioli nelle casse del tempio, uomini e donne che, come Maria di Betania, espandono il profumo di una vita donata come il Signore Gesù.
Quando nella vita abbiamo incontrato qualcuno in grado di vivere cosi, abbiamo gustato un senso di compimento. Uomini e donne che vivono così sono primizia del regno di Dio, sono il regno di Dio in atto, sono persone che hanno raggiunto il compimento della loro realizzazione.
Quando è la gioia a guidarti, quella che nulla potrà mai toglierti, come assicura Gesù stesso nel Vangelo, ti ritroverai sempre intuizioni nella mente, ragioni nel cuore e disponibilità a stare in cammino.
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