XV Domenica del Tempo ordinario (A)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 7/2023)


ANNO A – 16 luglio 2023
XV Domenica del Tempo ordinario

Isaia 55,10-11 • Salmo 64 • Romani 8,18-23 • Matteo 13,1-23
(Visualizza i brani delle Letture)


FIORI TRA LE ROCCE

A chi si intende di seminagione, il primo commento che verrebbe da fare a fronte di quanto ci annuncia la pagina evangelica, è quello di essere di fronte a un contadino sprovveduto.
Quello strano seminatore, in realtà, è figura del Signore e del suo modo di operare. Egli è fortemente abitato da un'indomita convinzione che finché dura quest'oggi, i giochi non sono ancora fatti: è sempre possibile fiorire e giungere a maturazione piena.
Per quanto le spine o i rovi vogliano soffocare la vita nascente, è possibile al seme produrre frutto e farsi largo.
Anche la strada può fiorire se possono germogliare fiori persino tra le rocce. Per questo non è necessario verificare se uno è in grado di ascoltarlo o meno, se meriti ricevere quel seme o meno. Mestiere di Dio è uscire a seminare perché mestiere di Dio è sperare che l'uomo possa finalmente essere ciò per cui è stato pensato quando veniva creato a sua immagine e somiglianza.
La semina, si sa, esprime la fiducia totale in ciò che può accadere da quel momento in poi, sebbene non vi sia garanzia alcuna. Lo stesso è nell'educare, nel credere, nell'amare. La semina è scommessa, affidamento, perdita, rischio. Ed è proprio ciò che Dio fa con l'uomo.
Dio semina, poi si rimette ai tempi di ognuno, agli umori, agli stati d'animo di ciascuno. Talvolta una sola parola riscatta anni di ascolto distratto. Talvolta può accadere di conoscere a menadito il Vangelo nella sua sequenza e, tuttavia, impedire al seme della Parola di portare il frutto atteso, ma non per questo Dio gioca al risparmio. Anzi. Continua fedelmente a compiere il suo mestiere: parlare, dialogare, creare opportunità, tutti modi per tenere vivo il rapporto, per non interrompere la relazione. Si ferma solo di fronte al rifiuto ostinato.
Possiamo pensare ai diversi terreni come alle diverse situazioni in cui mi trovo quando Dio si rivolge a me. Talvolta faccio finta di nulla, talvolta accampo pretesti, talvolta attesto di non aver capito, di non aver sentito, talvolta rinvio a momenti migliori, talvolta evito, talvolta mi faccio scivolare tutto addosso.
E lui, da parte sua, continua a credere che io sia ancora capace di avere a che fare con lui, capax Dei, dicevano gli antichi padri della Chiesa. Per quanto ferito e ridotto a pezzi, in me c'è sempre una fenditura in cui il suo seme può attecchire. Lo attesta il ladrone dell'ultima ora, lo testimonia quel terreno incolto del centurione pagano, lo possono ripetere Zaccheo, la samaritana. Fiori tra le rocce, appunto.
Ogni istante è buono perché l'uomo risorga a vita nuova: e questo potere è accordato qui sulla terra proprio all'ascolto della sua parola. Desiderio di Dio, infatti, è che ogni uomo viva non solo bene, perché non basta, ma da risorto, da persona che ha scoperto che l'amicizia con Dio vale più della vita stessa.
ll segno più vero che il seme ha portato frutto non è quando ne gode l'albero ma chi lo raccoglie maturo. Cosi per noi: noi diventiamo seminatori come il Padre che getta a piene mani la semente che è il Figlio quando qualcuno può attingere dalla nostra vita nuova linfa per continuare a sperare. A noi il compito di seminare: il resto lo farà Dio.


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