XIII Domenica del Tempo ordinario (A)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 7/2023)


ANNO A – 2 luglio 2023
XIII Domenica del Tempo ordinario

2Re 4,8-11.14-16a • Salmo 88 • Romani 6,3-4.8-11 • Matteo 10,37-42
(Visualizza i brani delle Letture)


UN DIVERSO ORIENTAMENTO

Cosa intendeva dire, Gesù, quando si lasciava andare ad affermazioni che quasi tolgono il fiato tanto sembrano improponibili? Cosa stava chiedendo in realtà? Un'esclusività o un diverso orientamento di tutto ciò che poco o tanto finisce per identificarci? In gioco, infatti, non c'è l'amare di meno o di più, ma l'amare nel modo più vero.
I suoi stavano per essere inviati a dire a ogni uomo la propria preziosità agli occhi di Dio. E stabiliva, addirittura, che l'accoglienza degli inviati equivaleva all'accoglienza di colui che li inviava: «Chi accoglie voi accoglie me».
Gesù intuiva che l'annuncio non ha a che fare con il che cosa si dice o come lo si dice. Certo, anche lo stile è messaggio. Presagiva, piuttosto, che la forza di un annuncio ha a che fare con la passione che fa vibrare il cuore di chilo reca. E, per questo, non c'è tecnica o apprendistato che tenga. Non è, forse, questo il vulnus della sfida educativa? Trasmettiamo nozioni e informazioni convinti che questo basti a restituire le ragioni del vivere.
Nelle parole di Gesù traspare la consapevolezza che non riuscirà mai a far si che Dio venga prima di tutto, chi non ha fatto esperienza di essere egli stesso in cima ai pensieri di Dio. Dio prima di tutto, solo se scopro che io sono il prima di tutto di Dio.
La questione, infatti, è rendere ragione di ciò che è ragione dei tuoi giorni. Per questo. eccolo ad attestare che senza il legame costante con la fonte, il rischio è quello di disperdersi in mille rivoli, che talvolta possono diventare degli assoluti senza ragione.
Cosa vuol dire amare il padre o la madre più di me? Passare la vita in una perenne ricerca della protezione e del riconoscimento degli affetti parentali senza la capacità di affrancarsi da legami che, se vissuti nella giusta ottica, sono vitali e necessari, altrimenti, sono morti feri e incapaci di far spiccare il volo.
Cosa vuol dire amare il figlio ola figlia più di me? Credere che la nostra consistenza stia tutta in ciò che siamo strada anche senza di noi.
E quel trovare la vita e perderla? Può accadere di darsi da fare per una vita intera nel tentativo di preservarla e di impedire che essa esprima ciò per cui è stata pensata e voluta. Forse che è legge della natura essere sé stessi per sé stessi o non piuttosto un essere per, in una sorta di estroversione, di pro-esistenza?
«La porta della felicità si apre verso l'esterno», sosteneva Kierkegaard. La felicità arriva non quando l'esistenza è spesa per essere felici, ma quando essa è felice di essere spesa.
E quel prendere la propria croce? Significa fare dei limiti, degli imprevisti, dei piccoli e grandi nemici di ogni giorno, il canale attraverso il quale esprimere cosa viene prima nella mia vita. Le eventuali contrarietà o contraddizioni non sono un impedimento ma l'opportunità di rendere ragione della speranza che è in noi.
Di lì a poco,quando lo stesso Signore si troverà di fronte alla prospettiva di tirarsi indietro, farà in modo che persino la croce divenga luogo in cui rendere manifesto ciò che aveva animato e accompagnato il suo passare in mezzo a noi.


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