SS. Corpo e Sangue di Cristo (A)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 6/2023)


ANNO A – 11 giugno 2023
SS. Corpo e Sangue di Cristo

Deuteronomio 8,2-3.14b-16a • Salmo 147 • 1 Corinzi 10,16-17 • Giovanni 6,51-58
(Visualizza i brani delle Letture)


LA MEMORIA CHE SALVA

Facciamo fatica a ricordare e perciò la vita scorre senza che talvolta riusciamo a cogliere il risvolto che alcune situazioni possono avere per la nostra esistenza. Oggi si parla, non a caso, di segmentazione del vivere, quasi non ci sia qualcosa che riesca a tenere insieme i molteplici segmenti che lo compongono.
«Ricordati di tutto il cammino...».
Che cosa dobbiamo ricordare? Quello che abbiamo vissuto, che, cioè, il Signore ha fatto sì che non soccombessimo nel deserto della vita. A lui è stata a cuore la nostra vicenda e ci ha permesso di scoprire che il senso della vita non è nell'onnipotenza delle nostre mani ma nella fiducia che riusciamo ad accordare al Signore che non viene meno alla parola data.
È sotto gli occhi di tutti che la convinzione di essere padroni indiscussi e incontrastati dell'esistenza e dei criteri che la governano, è stata intaccata da un virus invisibile. Abbiamo toccato con mano come il nostro senso di onnipotenza sia stato fiaccato facendoci scoprire improvvisamente impotenti e vulnerabili.
«Ricordati di tutto il cammino...».
Puoi mangiare il corpo di Cristo quando non fai nulla per essere corpo di Cristo?
«Ricordati di tutto il cammino...».
L'uomo non può essere ridotto alla sola condizione biologica, garantita la quale, sentirsi a posto. Non c'è soltanto una vita da garantire, ci sono le ragioni della vita da ritrovare. Non c'è cibo materiale in grado di restituircele. Solo nutrendosi di lui, afferma oggi Gesù, è possibile attingere la vita che non ha fine.
Ma cosa significa nutrirsi di lui? Significa lasciarsi assimilare a lui proprio come quando mangiamo. Il cibo, infatti, diventa parte di noi stessi. Tale assimilazione, quando è vera, genera per noi la stessa disponibilità ad assumere i criteri di vita del figlio di Dio. Immette in noi lo stesso dinamismo dell'amore che si manifesta in quattro modi:
- usque ad verbum. Non è forse vero che quando vogliamo bene a qualcuno noi abbiamo bisogno di manifestarglielo mediante la parola? Abbiamo bisogno di dire: ti voglio bene, ti amo. Anche Dio che pure aveva già donato all'uomo la vita e l'intero creato, ha sentito il bisogno di parlargli per mezzo dei profeti, prima, e del Figlio, poi. Conosciamo tutti cosa voglia dire togliere la parola a qualcuno: è la morte. «Se tu non mi parli io sono come chi scende nella fossa»›, recita il Salmo 28,1;
- usque ad carnem. Quando l'amore è vero, però, non si accontenta di una dichiarazione verbale: esso si fa tangibile, concreto, non tiene mai le distanze, si coinvolge, diventa un tutt'uno con l'amato;
- usque ad crucem. Tuttavia, neppure il diventare una cosa sola con l'altro è l'apice dell'amore: esso deve arrivare a mettere in conto la pura gratuità, a permanere anche qualora dovesse subire l'umiliazione da parte di colui che ami;
- usque ad panem. C'è, però, ancora uno stadio dell'amore vero, quando tu diventi pane, ossia nutrimento, cibo, sostegno perla fragilità dell'altro.
Questo è quello che ha vissuto il figlio di Dio, questo è quello a cui sono chiamati i figli di Dio che si nutrono di Cristo. La vita, quella vera, la si ottiene quando colui del quale ci si nutre immette in noi il suo stesso dinamismo di amore: fino a farti pane.


--------------------
torna su
torna all'indice
home