Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 6/2023)
ANNO A – 4 giugno 2023
Santissima Trinità
Esodo 34,4b-6.8-9 • Salmo Dn 3,52-56 • 2 Corinzi 13,11-13 • Giovanni 3,16-18
(Visualizza i brani delle Letture)
Santissima Trinità
Esodo 34,4b-6.8-9 • Salmo Dn 3,52-56 • 2 Corinzi 13,11-13 • Giovanni 3,16-18
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UN DIO MISERICORDIOSO
Abbiamo sempre pensato che a Dio si arrivi per un percorso e non per un altro, attraverso un ragionamento che finalmente ci renda convinti della veridicità della sua esistenza e del suo essere a favore degli uomini.
Aiutati da Mosè e da Nicodemo, ci lasciamo prendere per mano e ci lasciamo portare di fronte al modo in cui Dio stesso ha scelto di manifestarsi se non vogliamo continuare a misurarci con un Dio costruito da noi.
Mosè si trova alla presenza del Dio tre volte santo: quando lo vede passare scopre, invece, il nome nuovo di questo Dio, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, grande nell'amore. Lo stesso per Nicodemo. Va da Gesù di notte per capire qualcosa di Dio e del suo mistero e si ritrova di fronte a una rivelazione inattesa.
A fronte dei nostri tentativi di approdare a Dio, infatti, Gesù rovescia la questione: arrivi a Dio solo se hai potuto toccare con mano che egli per primo ha raggiunto te.
Dio giunge a noi mediante la strada di molteplici mediazioni che immediatamente paiono avere il carattere della casualità e che, nondimeno, sono il segno del suo raggiungerci e incalzarci con la grazia di mille premure.
In un celebre frammento di Pascal, Gesù dice all'uomo: «Consolati, tu non mi cercheresti, se non mi avessi già trovato» (Pascal, Pensées, 553: Il mistero di Gesù).
Ciò che ci manca, forse, è uno sguardo capace di riconoscere che ogni cosa «de te, Altissimo, porta significatione», come riconosce stupito Francesco d'Assisi nel Cantico delle creature. La fiducia verso qualcuno che stiamo imparando a conoscere come importante per la nostra vita nasce quando iniziamo a toccare con mano il legame nutrito di amore. Tanto è vero che il segno del venir meno dell'amore è proprio l'incapacità di fidarsi ancora.
Solo l'amore apre alla fede perché solo l'amore è degno di fede. Il problema non è che Dio non mi ami, ma che io abbia occhi per riconoscerlo. Tutto ciò che nella nostra vita porta l'impronta del dono e della gratuità, esso è segno dell'amore di Dio, un amore che non cessa di farsi carne, di rendersi tangibile a partire dalla mia condizione.
Per quanto l'uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio. Ecco il centro della nostra fede! Dio ha scelto di iscrivere suo figlio nella mia stessa anagrafe, nella mia stessa situazione di emergenza e di precarietà. Dio mi attende proprio in ciò da cui più rifuggo.
Dio ha talmente amato il mondo, da correre persino il rischio di perdere sé stesso pur di guadagnare me. In un gioco che si rispetti, solitamente, prima di coinvolgerci calcoliamo co sa possa venircene da un certo investimento. Non così Dio.
Eravamo peccatori e siamo stati perdonati. Lo avevamo abbandonato e si è messo sulle nostre tracce. Non meritavamo di essere accolti e siamo stati trattati con misericordia.
Ci è capitato senz'altro di condividere con qualcuno la nostra personale situazione e, a un tratto, per fargli capire meglio cosa stavamo attraversando, gli abbiamo detto: «Prova a metterti nei miei panni!». E proprio ciò che Dio ha fatto per rivelarci il suo amore: si è messo nei miei panni. Per farmi diventare ciò a cui sono chiamato da sempre, ha scelto di prendermi per quello che sono.
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