Ascensione del Signore (A)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 5/2023)


ANNO A – 21 maggio 2023
Ascensione del Signore

Atti 1,1-11 • Salmo 46 • Efesini 1,17-23 • Matteo 28,16-20
(Visualizza i brani delle Letture)


TENERE INSIEME TERRA E CIELO

Quando, all'alba della creazione, uscivamo dalle mani di Dio, Dio alitava il suo spirito in noi donandoci la vita a voler dire che è vero che siamo fatti di terra, segnati da fragilità e debolezza, ma siamo anche impastati di cielo. Che bello che il Vangelo, proprio nella sua conclusione riporti la coesistenza nel cuore degli Undici, del dubbio e dell'adorazione, del sospetto e del riconoscimento, della fatica di credere e della capacità di affidarsi: «Al vederlo lo adorarono, alcuni però dubitavano ». Compito dell'uomo è proprio il superamento, il permettere che la luce rischiari la tenebra.
Tutto il cammino dell'uomo lungo il sentiero dei suoi giorni, non è altro se non provare a tenere insieme questi due componenti: la terra e il cielo, il qui e ora e il non ancora. Li abbiamo spesso pensati come antitetici, opposti, quasi che dove c'era l'uno non poteva esserci l'altro, quasi che per poter essere cittadini di diritto del cielo, avessimo dovuto prender congedo dalle beghe della terra. E, invece, proprio il mistero dell'ascensione di Gesù, ci dice che tutto quello che sulla terra siamo riusciti a far risplendere di cielo, è degno di stare accanto a lui, per sempre, nella gloria.
Questo cammino non è una sorta di vagabondare a tentoni, quasi non sapessimo dove dirigerci e come raggiungerlo. C'è chi s'è fatto per noi via proprio andando avanti, precedendoci. Quale speranza ridona non smarrire questa certezza!
Impastati di cielo, per quella specie di vuoto di memoria creatosi in noi per il peccato, abbiamo smarrito la consapevolezza del nostro cammino. Il mistero dell'Incarnazione del figlio di Dio è proprio il tramite mediante il quale ci è stata ridonata la possibilità di trovare la via di casa. Se il mistero della risurrezione è grande perché ci dice che non siamo fatti per la morte, il mistero dell'ascensione è ancora più grande: Dio fa sedere accanto a sé l'umano che ha saputo coniugare mirabilmente fragilità e gloria, debolezza e splendore, cammino e meta, ciò che appare e il suo oltre.
Gesù se ne va e mentre prende congedo dai suoi conferisce loro la capacità di stare nella vita proprio come c'è stato lui. Come?
Andando... Il Vangelo non è stanzialità ma itineranza, movimento, spostamento. L'uomo va incontrato lì dov'è, così com'è: l'annuncio va recato approssimandosi, facendosi vicino. La relazione accade se ti muovi.
Fate discepole tutte le genti.
Compito dei credenti è forgiare uomini e donne che desiderino vivere come ha vissuto Gesù per dare a ogni uomo la possibilità di arrivare a coniugare nella sua vita il cammino e la meta. Dio non è appannaggio di pochi, appartiene a ogni uomo. Per questo, destinatario dell'annuncio è ogni uomo. Come farlo?
Battezzando, ossia immergendo in un'esperienza di comunione, la stessa che intercorre tra il Padre, il Figlio e lo Spirito santo.
Perché mai tutto ciò?
Per aiutare ogni uomo a vivere secondo quel progetto d'amore, a partire dal quale era stato pensato, pena il fatto di non realizzare pienamente sé stesso. E quel modello ce l'ha rivelato proprio il figlio Gesù.
Per usare un'immagine, è come se fossimo alberi a rovescio, con le radici in cielo e i frutti nella storia.


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