III Domenica di Quaresima (A)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 3/2023)


ANNO A – 12 marzo 2023
III Domenica di Quaresima

Esodo 17,3-7 • Salmo 94 • Romani 5,1-2.5-8 • Giovanni 4,5-42
(Visualizza i brani delle Letture)


QUANDO SI INCONTRA IL VERO AMORE

Era accaduto già sei volte alla donna di Samaria. Accade ogni volta anche a noi. Ci seduce un nonnulla ma poi basta poco a farci ripiegare e a gettarci amaramente in una solitudine in cui a nessuno è permesso varcare la soglia. La vita della donna di Samaria era più che rodata: cinque uomini si erano trovati estromessi dal letto alla strada e al sesto non tardava di accadere la stessa cosa.
Monotona e consuntala vita della donna di Samaria, tutta racchiusa in quell'andirivieni che ripeteva ormai meccanicamente senza più attendersi nulla. L'abitudine di certi gesti, di certi riti è pane quotidiano per tanti di noi.
Tutto ciò che sembrava promettente, l'occasione del momento - quest'uomo sarà diverso, si ripeteva – a un tratto la faceva ripiombare al capolinea dell'amore e come compagna fidata, l'amara disillusione e la voglia di farla finita. Quante volte!
Eppure, sembra quasi che persino nel ripetere stanco di certi modi di fare, Dio possa fissare un appuntamento nuovo. Per la prima volta, la voce di uno che le chiede da bere non sa di ammiccamenti come in passato.
Dietro il ripetere stanco di certi gesti c'è un desiderio vivo da disseppellire: quello di non accontentarsi di un surrogato, consumato il quale si è di nuovo in cerca di altro.
Quell'uomo che le ricorda il suo passato (sei uomini!), le chiede di dare un nome al suo malessere e un volto al suo disagio. Come mai quello che poteva sembrare fascino, poi si tramutava dapprima in gioia di relazione e poi in decisione di mollare tutto? Le era accaduto già troppe volte.
«Signore, dammi di quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire quiad attingere acqua». Mai parole più vere: sono il suo esame di coscienza. Nulla ci sazia, niente ci soddisfa: siamo stufi di rincorrere l'ultima occasione eppure, tant'è, ci ritroviamo come eterni adolescenti a rincorrere la cotta del momento.
«Chiunque beve dell'acqua del pozzo avrà ancora sete», confessa candidamente il maestro del desiderio. Inutile girarci attorno: è un meccanismo che non riesci a disinnescare finché continui ad attingere a ciò che non ha in sé il potere di placare la tua sete.
«Ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno».
La prima volta che si trova di fronte a un uomo che non ha eguali, scopre veramente che cos'è amore e quand'è amore. E non lo trattiene. Lei che si era convinta che l'amore fosse solo una terribile fregatura, molla lì tutto e va a raccontare che le è accaduto di incontrare l'amore vero per ottenere il quale nessuno può mettersi in gioco in vece di un altro.
Il problema, sembra ripetere Gesù, è quella sorta di pensiero magico che ci induce a credere di spegnere la sete affidandoci a qualcosa o qualcuno di esterno da noi. E così mentre vaghiamo di pozzo in pozzo aggiungiamo esperienze a esperienze. In questo modo si rischia di trascorrere un'intera esistenza affidando ora all'uno ora all'altro l'arduo compito di consegnare a noi la luce di un senso. Il cuore è fatto per altro, è fatto per Dio: niente che non sia lui lo può colmare. Sempre precaria, all'infuori di lui, è l'esperienza della nostra felicità. Sempre a rischio. E a volte per un nulla.


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