VI Domenica del Tempo ordinario (A)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 2/2023)


ANNO A – 12 febbraio 2023
VI Domenica del Tempo ordinario

Siracide 15,15-20 • Salmo 118 • 1 Corinzi 2,6-10 • Matteo 5,17-37
(Visualizza i brani delle Letture)


UN ALTRO MODO DI STARE AL MONDO

Un giorno, poiché ritenuto fuori dalle righe, parlando ai suoi discepoli, il Signore precisò di non essere venuto ad abolire nulla di quanto era stato detto prima di lui nella legge ma, piuttosto, a dare compimento. Più volte, infatti, il capo d'accusa nei suoi confronti sarà proprio quello di trasgredire, di essere l'uomo dei cambiamenti, accusa che gli valse un vero e proprio capo di imputazione tanto da ritenerlo reo di morte.
«Ma io vi dico...».
Quale forza racchiude sulle labbra di Gesù la congiunzione "ma"! Così come Gesù la usa, essa introduce qualcosa di cui il prima era solo primizia, caparra. Come il tocco di un artista che riesce a far risplendere di luce nuova qualcosa che rischiava di essere buttato al macero perché aveva perduto lo spirito che ne aveva guidato la realizzazione. Non aveva fatto così con quegli uomini che passando aveva chiamato dietro di sé? Se hai la grazia di incrociare il suo sguardo e di stargli dietro, nulla è più come prima.
Non ti basterà, infatti, riconoscere quasi con candore infantile di non aver ucciso; scoprirai, piuttosto, che già aver dato dello stupido a qualcuno, è come aver mortificato la possibilità che quegli si esprima secondo la sua capacità.
Non ti basterà soltanto evitare di andare a letto con un'altra donna o con un altro uomo; scoprirai, invece, che aver guardato con l'occhio di chi ha già denudato è aver mancato di rispetto verso l'altro.
Prova ad andare alla radice dei tuoi comportamenti e scoprirai che se non sei in grado di porre un freno per tempo, non riuscirai a gestire alcuna relazione.
Non basta un'adesione formale alla legge, ripete oggi il Signore. Sapeva bene, infatti, che come più tardi qualcuno riconoscerà, «per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano» (Giolitti). Non è, forse, vero che la legge è il risultato di un vero e proprio compromesso tra il modo di fare e la giustizia, "tra il selvatico e l'umano"? La legge è data per contenere, ridurre, circoscrivere. «Per la durezza del vostro cuore», ripeterà un giorno Gesù, Mosè permise l'atto di ripudio. La legge non ha certo in sé il potere di sconfiggere il male, ma solo di arginarlo.
Per questo Gesù va alla radice: non basta accontentarsi del minimo quando sappiamo di essere stati resi capaci di palpitare al ritmo del cuore stesso di Dio. Non può capire l'amore chi non mette in conto l'eccesso: sempre esagerato l'amore, ma se non è esagerato, semplicemente non è.
Non basta giudicare l'atto compiuto, come fa la legge: è necessario scoprire ciò che ha mosso quell'atto, altrimenti è la fine.
Ma io vi dico. Vi dico che è possibile rompere l'automatismo secondo il quale basta accontentarsi del minimo. Non basta evitare il male, impara a compiere il bene. Io vi dico, ripete Gesù, che è possibile cambiare il copione di un'esistenza, quand'anche finora tu abbia fatto sempre in un certo modo.
Impara a dire: «Ho sbagliato», invece che concludere di essere un fallito.
Impara a riconoscere: «Ho un desiderio non puro», invece che concludere di essere un poco di buono. Piuttosto che vedere l'intera esistenza buttata via, comincia col prendere in mano ciò che è la causa del tuo malessere


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