Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 1/2023)
ANNO A – 29 gennaio 2023
IV Domenica del Tempo ordinario
Sofonia 2,3;3,12-13 • Salmo 145 • 1 Corinzi 1,26-31 • Matteo 5,1-12a
(Visualizza i brani delle Letture)
IV Domenica del Tempo ordinario
Sofonia 2,3;3,12-13 • Salmo 145 • 1 Corinzi 1,26-31 • Matteo 5,1-12a
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RECUPERARE LA SOMIGLIANZA
Quel giorno, nel discorso della montagna, Gesù ridiceva il progetto degli inizi: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza. Se l'immagine resta impressa perché io rimango figlio di Dio sempre, non così la somiglianza, vivere da figlio di Dio. E così, prima ancora che uno stile da assumere, Gesù tratteggiava i lineamenti del suo volto secondo il quale ricostruire la nostra personale identità.
Egli è il povero di spirito e il puro di cuore. Si è svuotato di tutto, persino delsuo essere uguale a Dio pur di fare spazio a noi nel suo cuore: ospitò in quel cuore l'amico che tradiva e quello che rinnegava.
Ha pianto un giorno su Gerusalemme mentre si faceva carico della sua ostinazione nella chiusura ad accogliere la visita di Dio e ha pianto per l'amico Lazzaro attestandogli quanto gli fosse legato.
Ha sofferto sulla sua pelle persecuzione e ingiustizia tanto da essere trattato come un malfattore egli che era passato sanando e beneficando quanti erano prigionieri del male; non ha esitato a essere annoverato tra gli empi se morirà tra due di loro.
Il suo farsi solidale con noi lo ha portato ad assumere su di sé ogni nostro male perché in nessuna circostanza vedessimo incombere la maledizione sulla nostra esistenza.
Pur potendo farsi valere non ha mai fatto ricorso alla violenza o alla vendetta neanche quando si è trattato di difendere il buon nome di Dio, dimenticando il male che pure gli abbiamo fatto e rendendo, invece, bene per male.
Sempre pronto ad attendere con pazienza ogni volta che io mi fermo o addirittura mi perdo: lo attesta il suo perdono sempre di nuovo offerto. Ha desiderato ardentemente rapporti veri; ha bandito ipocrisie e falsità pagando di persona per costruire relazioni di armonia e di pace.
Mentre contemplo il volto del Maestro tratteggiato dalle beatitudini, scorgo i lineamenti del mio volto. Egli desidererebbe un uomo povero di spirito che non cede alla tentazione di costruirsi un idolo vano; povero, non padrone, disposto a servire la vita degli altri senza mai approfittarne; con un cuore che sempre rispetta il mistero dell'altro senza mai volerlo ridurre alla propria misura.
Un uomo capace di pianto non su di sé, in inutili ripiegamenti, ma con chi soffre, attestando così che condividere è assumere la fatica dell'altro, un uomo in grado di amare fino a coprire lo sgarbo dell'altro, disposto a credere che l'altro può cambiare grazie a una fiducia nuovamente offerta; infaticabile tessitore di rapporti nuovi, senza mai sentirsi arrivati finché attorno a noi qualcuno patisce ingiustizia.
Quel volto del Maestro indica poi il volto di una Chiesa che non cerca appoggi nel potere e non pone la sua fiducia su ciò che non ha consistenza; una Chiesa capace di condivisione delle angosce degli ultimi perché solo così si attesta che Dio si è fatto vicino a ogni uomo; una Chiesa che non ricerca il plauso;una Chiesa che rifiuta ogni arroganza e perciò tutti accoglie, con tutti cammina, tutti serve senza distinzione; una Chiesa dalla parte di chi patisce ingiustizia e si espone per l'edificazione della pace.
Una Chiesa così attesta che vale la pena non temere di avvicinarsi al Signore Gesù e di seguirne le orme.
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