Natale del Signore




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 11/2022)


ANNO A – 25 dicembre 2022
Natale del Signore

Messa del Giorno:
Isaia 52,7-10 • Salmo 97 • Ebrei 1,1-6 • Giovanni 1,1-18

Visualizza i brani delle Letture:
Messa della Vigilia
Messa della Notte
Messa dell'Aurora
Messa del Giorno

DIO S'È COMPROMESSO CON NOI

Nonostante il passare del tempo, non viene meno lo stupore nei confronti di Dio che, a dispetto delle nostre teorizzazioni se sarà o meno Natale, egli non cessa di indossare il mio abito, di certo stretto per lui, eppure quanto mai da lui desiderato. Quasi un'operazione a rovescio di quello che facevamo da piccoli quando indossavamo la giacca del papà o camminavamo compiaciuti nelle sue scarpe anche a rischio di cadere. Per quanto stretto il mio abito, Dio gode a stare con me. A lui va bene il mio abito.
«Sono stato con te dovunque sei andato», dichiarò un giorno a Davide che avrebbe voluto definire luoghi e tempi di un Dio da cercare all'occorrenza piuttosto che averlo compagno fedele nei passi del proprio vagare.
L'inaudito del Natale non è soltanto che Dio si faccia carne come me, ma che si comprometta definitivamente con gli aspetti di me più vulnerabili. Tutto ciò che in me dice fragilità,debolezza, senso del limite, dal momento che Dio lo assume mentre si riveste della mia umanità, ci invita a leggere queste esperienze non più come una maledizione da cui prendere le distanze ma come luoghi cardine per una diversa comprensione di sé stessi. Il modo in cui si compie il mistero dell'Incarnazione, perciò, non è meno importante del fatto stesso.
«Quod non assumptum, non redemptum»: perché l'uomo intero potesse essere salvato, l'intera umanità (non solo una parte di essa, magari quella più plausibile) doveva essere assunta. Così recita un antico detto patristico.
Proprio il suo compromettersi con noi viene a ricordare che ci si trascende abbassandosi, assumendo, condividendo. L'umano non è stato un incidente di percorso di cui Dio avrebbe fatto volentieri a meno. Questo restituisce una luce nuova al nostro pessimismo rancoroso e alle nostre lamentele risentite.
L'umano è di nuovo da assumere se vogliamo che conosca la pienezza secondo la quale è stato pensato e voluto: proprio come Dio che sceglie di abitare una storia che da una parte ha un estremo bisogno di lui, dall'altra gli resiste.
Assumere l'umano significa restare fedeli alle persone, guardarle sempre con speranza anche quando ci restituiscono lo sguardo della sufficienza.
Assumere l'umano significa circoscriversi nel qui e ora della propria personale vicenda riconoscendola come terra santa da calpestare a piedi nudi.
Assumere l'umano significa resistere al canto delle sirene che prospettano soluzioni facili.
Assumere l'umano significa attraversare con l'alfabeto dell'amore le ore della solitudine.
Assumere l'umano significa non rinchiudersi in uno spiritualismo che privilegia una dimensione intima e privata della relazione con il Signore invece che accettare di essere lievito che fermenta nella misura in cui scompare.
Assumere l'umano significa benedire il Signore per il tempo in cui ci è toccato vivere, amare la vita con le sue danze come con i suoi gemiti.
Assumere l'umano significa fare nostra la fatica tenace e mai infeconda di «rinnovarci nello spirito della nostra mente e rivestire l'uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4,23). Se Dio vive così il suo Natale, tu come vuoi vivere il tuo farti uomo?


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