III Domenica di Avvento (A)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 11/2022)


ANNO A – 11 dicembre 2022
III Domenica di Avvento

Isaia 35,1-6a.8a.10 • Salmo 145 • Giacomo 5,7-10 • Matteo 11,2-11
(Visualizza i brani delle Letture)


GIUDICARE DAL PUNTO DI VISTA DI DIO

Un uomo tutto d'un pezzo il Battista. Egli e la sua missione coincidevano: toni forti e stile essenziale. E, invece, oggi ci viene presentato come uomo in continua ricerca di ciò che Dio vuole e disposto a rivisitare le proprie aspettative. I segni del passaggio di Dio nella storia non sempre sono sulla stessa lunghezza d'onda di come noi lo immagineremmo. Giovanni appare, appunto, come uomo capace di lasciarsi mettere in discussione.
È in carcere quando decide di inviare i suoi da Gesù e, tuttavia, se una prigione può tenere costretto il suo fisico, nulla può costringere la sua mente e la sua fede. Ora deve porsi in ascolto di ciò che quel frangente intende rivelargli. La sua è una solitudine abitata dalla ricerca: «Sentendo parlare delle opere del Cristo». Giovanni scruta, attende, si interroga circa il senso di ciò che sta accadendo attorno a sé e dentro di sé. Le catene più vincolanti, infatti, non sono quelle che lo costringono dietro le sbarre ma quelle che potrebbero impedire di mutare modo di pensare. Non poche volte c'è una libertà che rischia di essere una vera prigione, e c'è una reclusione in cui non ci sono vincoli che tengano!
Egli che ha chiesto la conversione a tutti, ora deve lasciarsi ammaestrare proprio dai suoi. Fino a poco prima spettava a lui il compito di preparare le strade davanti al Signore, ora tocca ad altri preparare la strada sulla quale Dio viene a lui. Sono i suoi a raccontargli ciò che accade, ma è lui a comprendere di essere di fronte all'opera di Dio.
Ecco che cos'è la Chiesa, ecco cos'è una famiglia, cos'è l'amicizia: da solo non riesco a raccapezzarmi, un altro mi consegna ciò che ha visto forse senza neppure comprendere, io divento capace di illuminare ciò che fino a quell'istante sembrava oscuro.
Proprio la domanda di Giovanni rivela la vera identità di Gesù: «Sei tu colui che viene?». Dio è colui che viene, qui, ora, in questo frangente storico. Viene sempre in modo imprevedibile, perché guai a volerlo circoscrivere in uno schema che risolva in maniera definitiva la sua identità.
Forse che la nostra fede non vacilla alla prima esperienza del silenzio di Dio? Forse che la nostra fedeltà non è ritirata allorquando egli non sembra essere a nostra disposizione? Non così Giovanni: è beato perché di fronte a un Dio che non lo tira fuori dalla sua prigione, non vacilla nella sua testimonianza. Non così lo stesso Gesù che, sulla croce, pur facendo l'esperienza del grido che sembra rimanere inascoltato, non tarda a ripetere: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
Della vita, di Dio, degli altri, di noi stessi, saremmo tentati di prendere solo alcuni aspetti. Per questo, Prezzolini ripeteva: «Le religioni presiedono al commercio di Dio. Lo vendono a pezzi e a bocconi. [...] Bisogna, invece, inghiottirlo tutto intero perché faccia bene».
Giovanni è il più grande tra i nati di donna. Però, tutti coloro che imparano a giudicare le cose dal punto di vista di Dio, sono più grandi di lui.
E anche stavolta, Giovanni accetta di buon grado di resettare il suo immaginario: è il primo a operare la conversione che predicava agli altri.


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