Tempo ordinario (A) [1] - 2023



Parola che si fa vita


Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)



"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


2a domenica del Tempo ordinario (A) (15 gennaio 2023)
E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio (Gv 1,34)

3a domenica del Tempo ordinario (A) (22 gennaio 2023)
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce (Mt 4,16)

4a domenica del Tempo ordinario (A) (29 gennaio 2023)
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12)

5a domenica del Tempo ordinario (A) (5 febbraio 2023)
Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo… (Mt 5,13-14)

6a domenica del Tempo ordinario (A) (12 febbraio 2023)
Sia invece il vostro parlare "sì,sì" "no,no"; il di più viene dal Maligno (Mt 5,37)

7a domenica del Tempo ordinario (A) (19 febbraio 2023)
Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48)


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2a domenica del Tempo ordinario (A) (15 gennaio 2023)
E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio (Gv 1,34)

Dopo le feste natalizie riprende, per alcune domeniche, il Tempo "ordinario". La ferialità è la condizione della nostra vita. Non perché il Signore smette ci compiere "cose grandi", ma perché ci aiuta e ci insegna, attraverso l'ascolto della Parola di Dio e la celebrazione eucaristica, ad accoglierle e a riconoscerle nella vita di tutti i giorni.
Il Vangelo, che ascoltiamo in questa domenica, ci racconta del Battista. Egli dà testimonianza di Gesù ed invita ad accoglierlo. Egli lo indica come l'Agnello perché "tutti credano in Lui". Anche la sua voce, come quella del salmo, fa luce sui passi dei discepoli, che vedono la vera luce, Gesù; ascoltano il Verbo, lo seguono per la testimonianza di quest'uomo "chiamato Giovanni". Egli non conosce direttamente Gesù, non l'ha mai incontrato eppure si fida soprattutto di ciò che sa. Egli non è il Cristo, ma "voce di uno che grida nel deserto. Rendete diritta la via del Signore". Giovanni col suo atteggiamento ci fa intuire che la fede è un dono da accogliere, occhi nuovi che intravedono, spirito ardente che infiamma la vita.
Giovanni indica Gesù e lo descrive, mentre viene verso di lui, come l'Agnello. Questa immagine ci ricorda l'Egitto con la liberazione del popolo dalla schiavitù e ci fa rivivere la Pasqua di risurrezione, dove l'agnello del sacrificio è sostituito da Cristo che ci libera dal peccato e ci dona la vita nuova. Giovanni sa accogliere Gesù e nello stesso tempo prepara i suoi contemporanei, ma anche la Chiesa e i credenti del nostro tempo, ad essere ben disposti nei confronti del Cristo, dell'Agnello di Dio. Il Signore si propone a noi e ci offre amore e libertà, chiedendo a noi la capacità di accoglienza libera e gratuita. È soltanto nella logica del dono accolto e trasmesso che il Signore si presenta a noi e ci impegna ad essere suoi testimoni con la vita, anche noi dono.

Testimonianza di Parola vissuta

FESTA DI COMPLEANNO

Inizialmente non riuscivo a capire come mai non volessi partecipare alla festa di compleanno di E., la mia più cara amica. Mia madre si è seduta accanto a me, mi ha chiesto se ci fosse qualche problema ed è rimasta in ascolto. Non sapevo cosa dire, ma per amore di lei ho cercato di essere sincera; mentre parlavo, io stessa capivo il perché del mio rifiuto: avevo paura. Paura, sì, di non essere la più bella, la più invidiata, la più desiderata… paura di incontrare G., di cui ero innamorata ma non ricambiata.
L'ascolto di mia madre è stato per me come un balsamo. Avrei voluto chiedere come avrebbe fatto lei, in una situazione simile. Ma lei era felice con papà ed entrambi mi riempivano d'amore. Dopo essere rimasta in silenzio, mi ha detto soltanto: "Hai pensato a come esser un dono per la tua amica? Chissà quanto lavoro ha fatto per organizzare la festa! Potresti darle una mano…".
Ecco la soluzione per uscire dal mio disagio: invece di pensare a me, potevo rivolgermi agli altri. Così ho fatto, ed è stata la festa più bella vissuta fino ad allora.

M.S. - Italia

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3a domenica del Tempo ordinario (A) (22 gennaio 2023)
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce (Mt 4,16)

Dio ha sempre voglia di scendere dal cielo e di passare per le nostre strade, tra la nostra vita e chiamarla a salvezza. L'annuncio che risuona oggi nella liturgia è forte e, al contempo, buono. È vangelo, cioè buona notizia del Regno che si fa vicino; non dipende dall'uomo, ma questi lo cerca e va a prenderlo.
Ricordando la profezia di Isaia per le tribù del nord di Israele, Gesù appare come Luce e Parola di salvezza. Gesù è venuto a predicare, ha un messaggio chiaro da proporre, chiama persone disponibili a collaborare alla sua predicazione. Egli va in un territorio di confine, si spinge al nord, nel territorio "pagano", contaminato, senza barriere. In quella situazione così "anomala", fuori dalla legge e apparentemente anche dal progetto di Dio, ai confini geografici e storici di Israele, in quella "notte", mentre il popolo camminava ed era immerso nelle tenebre "una luce rifulse". Nella notte della "non speranza", privata di qualsiasi certezza, quasi al limite della disperazione, si squarcia il cielo e una luce rende meno buio il cammino, meno faticosi i passi.
Dio non perde né l'occasione e neppure la voglia di cambiare le tenebre in luce. Questo non significa che il cammino sia facile e senza intoppi. Significa che è possibile ricostruire qualcosa di grande, di luminoso. Un cammino da ravvivare, una speranza da coltivare, una luce da riconoscere! Significa che la strada può riprendere con pazienza e illuminata dalla luce di Dio.
Quali sono le luci della nostra vita, che illuminano il nostro cammino? Se noi chiedessimo a Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni: dal giorno dell'incontro con Gesù, chi è diventata la luce della vostra vita? Noi siamo sicuri che la risposta è: Gesù. Da quel giorno la nostra vita è cambiata: abbiamo fatto posto al Maestro. L'abbiamo ascoltato, ospitato nella nostra esistenza. E Gesù ha squarciato le tenebre, ci ha ridonato la luce.

Testimonianza di Parola vissuta

IL SENSO DELLA VITA

Nel collegio dove abitavo, a Praga, mi era capitato d'incontrare più volte la donna delle pulizie. Essendo stato gentile con lei, notai che puliva più spesso la camera che dividevo assieme a un bulgaro, e che dava frequentemente la cera sul parquet.
Non sapevo come ringraziarla e avendo con me una macchinetta per il caffè espresso, una volta pensai di farle cosa gradita offrendole un buon caffè. Non disse niente, ma in seguito mi confessò che per lei, abituata al caffè "alla turca", l'altro era troppo forte. Iniziò così un dialogo sulle abitudini nelle varie culture; e arrivammo a parlare anche di fede. Lei mi disse che da bambina aveva frequentato la parrocchia, ma poi, durante il comunismo, ne era rimasta lontana.
Nei giorni seguenti, finito il giro di pulizie, se ero in collegio si fermava da me, sempre con tante domande sulla vita cristiana. Un giorno mi confidò: "Questo lavoro è stato sempre umiliante per me, ma da quando ho conosciuto quest'altra visione, mi sembra di aver trovato la mia infanzia, di aver compreso il senso della vita".

T.M. - Slovacchia

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4a domenica del Tempo ordinario (A) (29 gennaio 2023)
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12)

Gesù sale sulla montagna. Per Matteo è il luogo di Dio, dove la terra tocca il cielo. Ma è anche il luogo dall'orizzonte ampio. Dall'alto si può vedere la vita con un orizzonte largo, quello che nel quotidiano talvolta noi perdiamo. E Gesù parla guardando l'orizzonte della vita: non vuole sia piccolo e limitato a noi stessi! Quante volte infatti riduciamo tutto al nostro piccolo orizzonte: esiste quello che vedo e tocco io, perché vedo ed esisto solo io e le mie sensazioni, quello che ho. Certo è che non dobbiamo andare molto lontano per trovare il monte dove Gesù parla per aiutarci a vedere in maniera più ampia e profonda la nostra vita.
La liturgia che celebriamo in questa domenica, come ogni domenica, è il monte santo dove ascoltiamo il Signore che ci parla. È il pulpito della sua Parola, è l'altare della sua mensa verso i quali è importante alzare gli occhi e soprattutto il cuore. Gesù, nel suo primo discorso, parla di felicità: non fa un elenco di doveri, di opere da compiere, di condizioni da rispettare, di regole da osservare. Parla di come essere felici, ossia contenti e in pace, sazi e con il cuore risolto, senza rimorsi e ombre; spiega come essere pieni di amore per gli altri. Gesù sa che in ognuno di noi è nascosta una domanda di felicità. E la prende sul serio. Non disprezza la ricerca di una vita piena. Gesù aveva davanti agli occhi, ormai da più giorni, quella folla di persone che lo seguivano. Ne ha compassione ed è da questo sentimento che nasce una pagina evangelica tra le più belle: vedendo quella gente Gesù sale sul monte e inizia a parlare della felicità. La gioia delle beatitudini trova il suo fondamento nella certezza di un futuro felice, in comunione con Dio e dono di Dio e insieme nella gioiosa scoperta che già ora è possibile pregustarlo. Il vangelo ci invita a porre il fondamento della nostra gioia nell'amore di Dio, le cui promesse sono incrollabili e vittoriose.

Testimonianza di Parola vissuta

CON OCCHI NUOVI

Mia moglie ed io eravamo arrivati ad un bivio: io vedevo soltanto i suoi difetti e lei vedeva soltanto i miei. Le liti si erano intensificate e sembrava che ogni avvenimento, anche riguardo ai figli, alimentasse questa guerra.
Un giorno, mentre accompagnavo la più piccola a scuola, mi sono sentito dire: "Sai, papà, il professore di religione ci ha spiegato che il perdono è come un paio di occhiali che fa vedere con occhi nuovi". Questa frase detta da una bambina non mi ha lasciato tranquillo. Ci ho ripensato tutto il giorno.
La sera, tornando a casa, mi è venuta un'idea: andare dal fioraio e comprare tante rose rosse quanti erano gli anni del nostro matrimonio. Mia moglie all'inizio ha reagito male (l'ennesima gaffe?); poi, vista la gioia dei figli, soprattutto della piccola, ha cambiato atteggiamento. Quella sera, dopo lunghi silenzi, qualcosa si è mosso. È stato l'inizio di un nuovo cammino.
Davvero mi è sembrato di avere occhi nuovi e di vedere mia moglie e i nostri figli come non li avevo visti mai.

J.B. - Spagna

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5a domenica del Tempo ordinario (A) (5 febbraio 2023)
Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo… (Mt 5,13-14)

La liturgia della Parola di oggi richiama la nostra attenzione su ciò che non si vede eppure è così prezioso e necessario. Il Signore silenziosamente, lavora nel cuore delle persone attraverso la sua Parola, la testimonianza dei profeti, la grazia che dona liberamente e gratuitamente a noi, suoi figli.
Gesù oggi ci comunica il suo pensiero usando due immagini che possono aiutarci a pensare al significato della nostra esistenza. Sono l'immagine del sale e della luce. Il sale allude alla capacità di questo elemento di dare sapore al cibo e di conservarlo; la luce fa riferimento alla possibilità di vedere. Gesù chiede ai suoi di essere sale. Sappiamo che per dare sapore ai cibi il sale deve abbandonare la saliera e sciogliersi, scomparire. E anche la luce deve affrontare le tenebre se vuole offrire un punto di riferimento a chi è smarrito. Altrimenti sia il sale che la luce risultano inutili. A nulla vale avere grandi quantità di sale se non lo si distribuisce a piccole quantità per dare sapore alle pietanze. A nulla serve una gran quantità di luce che resta al chiuso e non affronta l'oscurità.
Allora si capisce che, per il discepolo di Gesù, vivere immerso nelle più diverse situazioni è una condizione stabile, normale e necessaria. Per seguire Gesù, per restare fedeli al suo Vangelo, è necessario vincere la paura di sentirsi soli e accettare di affrontare la complessità della vita quotidiana dal di dentro. Dare sapore a tutto ciò che compone la vita umana è un compito grande e straordinario. E Gesù l'ha affidato a noi, suoi discepoli. Con la certezza che per chi ha perso il sapore della vita, basta poco per poter ritrovare la speranza. E per chi si è perso di strada anche una fiammella risulta preziosa.
Sappiamo che più siamo capaci di mettere in pratica la Parola di Gesù, più diventiamo immagine vivente dello stesso amore con il quale Gesù si è mostrato sale della terra e luce del mondo.

Testimonianza di Parola vissuta

ATTRAZIONE

Un mio giovane amico è stato battezzato pochi mesi fa. Ha fatto questa scelta dopo aver riconosciuto qualcosa di speciale che brillava negli occhi di tante persone incontrate e che si professavano cristiane. "Vedevo la felicità sulle loro facce – mi disse un giorno – e ho cercato di scoprire il segreto di quella felicità. È stato un viaggio per trovare un tesoro nascosto ma evidente, che desideravo anche per me. Quando ho capito che quel tesoro aveva un nome e il volto di Gesù, ho chiesto il Battesimo".
Nessuno ha cercato di convertirlo, nessuno ha provato a dimostrare con le parole la "superiorità" del cristianesimo. E il vescovo che l'ha battezzato gli ha ricordato che non gli era chiesto di rinnegare nulla del suo passato, non doveva cancellare l'esperienza religiosa seguito fino a quel momento: il Battesimo è stato il compimento di un cammino intrapreso verso ciò che il cuore percepiva come il traguardo della sua ricerca, per raggiungere la verità di sé e ripartire, a 24 anni, in una nuova dimensione di vita.
Anche per lui valgono le parole di Benedetto XVI che più di una volta ha rilanciato Francesco: "La Chiesa cresce non per proselitismo, ma per attrazione". La risorsa più potente per la diffusione della fede cristiana si chiama testimonianza.

da Avvenire

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6a domenica del Tempo ordinario (A) (12 febbraio 2023)
Sia invece il vostro parlare "sì,sì" "no,no"; il di più viene dal Maligno (Mt 5,37)

Camminare con il Signore è vivere nella gioia. Tutte le letture di oggi ci ripetono che la vita è "differente" se la Parola del Signore è la nostra strada. Quando si ascolta e si vive la Parola il nostro cuore è beato: sì, perché la Parola è il grande dono di Dio, che ci indica la via per compiere il bene.
È una parola che va all'essenziale, cioè al cuore dell'uomo: è da qui che nasce la scelta di ascoltarla e metterla in pratica. Perché è questo che Dio vuole. Questo, Gesù ci ha insegnato a prezzo della sua vita. In causa è l'autenticità del rapporto con Dio: un Dio che ama smisuratamente, un Dio che attende di essere ricambiato allo stesso modo. Un Dio che non possiamo accontentare con il pagamento di qualche dazio o pedaggio di tipo religioso, rituale. Se crediamo in Lui, lo amiamo con tutta la nostra esistenza, senza alcuna zona neutra. Allora non basta astenersi dalla violenza omicida: c'è un modo di uccidere, di ferire anche attraverso offese, insulti, maldicenze e calunnie. Allora non è sufficiente che l'adulterio non sia consumato: c'è un modo di prepararlo attraverso sguardi, sottintesi, proposte che inducono ad arrivarci. Allora per la vita coniugale c'è un progetto di Dio che conta più di qualsiasi articolo del codice civile. Così pure siamo chiamati a dare alle nostre parole e promesse verso gli altri tutto il peso della sincerità e della lealtà.
Certo, se tutto questo pensiamo di farlo da soli non ci riusciremo. Ma se lo facciamo con Gesù che vive in noi con la sua Parola, con l'Eucaristia e i Sacramenti, con la sua presenza nella comunità riunita nel suo nome, allora ci è possibile attuarlo. Dio vuole per ciascuno di noi una vita autentica, senza sbavature. E tutte le parola del vangelo di oggi invitano ad una vita bella secondo il cuore di Dio, secondo la sua parola che fa crescere. Il "di più", commenta il Maestro, non viene da Dio. Sia Lui la sorgente della nostra vita e del nostro parlare.

Testimonianza di Parola vissuta

SALVARE I RAPPORTI

Nel mio ufficio eravamo solo in due, lavoravamo in pieno accordo. Purtroppo, la nostra quiete è finita con l'arrivo di un altro collega che svolgeva anche attività sindacale. Ora nella stanza era un continuo viavai di gente: addio concentrazione sul lavoro!
La cosa è peggiorata quando la direzione ha inviato da noi un quarto impiegato. Per qualche settimana è andata avanti così: tre tavoli, tre computer e quattro impiegati. Non ci si poteva neppure alzare, altrimenti si perdeva il posto; capitava anche che qualche pratica su cui si era lavorato per l'intera giornata venisse per errore cancellata dal computer.
La tentazione di risolvere tutto con modi sbrigativi era forte. Ma una sera ho parlato con mia moglie di questa situazione assurda e lei mi ha ricordato una frase della Scrittura che ci era piaciuta: "Pieno compimento della legge è l'amore".
Cosa importava di più? Salvare i rapporti con tutti, anche a costo di sopportare qualche disagio. Ho tenuto duro e dopo qualche settimana tutto si è normalizzato. E di quei giorni difficili ridiamo ancora.

R.R Italia

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7a domenica del Tempo ordinario (A) (19 febbraio 2023)
Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48)

La liturgia della Parola di questa domenica contiene alcuni inviti che vale la pena di accogliere perché il seme gettato da Dio, trovi una terra feconda. Il punto di riferimento per noi è Dio, Santo e Padre, da imitare nel suo amore. Amore che Gesù ci ha fatto conoscere e sperimentare e, dunque, grazie allo Spirito santo, possibile da vivere.
"Essere perfetti come il Padre vostro" è l'invito-comando di Gesù che chiude il brano evangelico propostoci. Gesù ci invita ad "essere" più che a fare. Ci vengono aperti cuore e mente perché possiamo entrare in una logica differente. La "perfezione" ha bisogno di "conversione" fin dall'inizio del vangelo. E questo è il difficile. Amare senza obblighi, al di là di ciò che l'altro può darmi o meno, imparare l'alfabeto della gratuità e provare a declinarlo con tutti, addirittura con i nemici o con quelli che ci odiano e non ci salutano. Essere "credenti" significa assumere lentamente, ma con tenacia, un'altra logica: quella di Dio.
Il cammino verso la perfezione è questo: amare come il Padre ama; Egli comprende e porta sulle spalle questa umanità ferita e immersa nel peccato. Non la giudica. La salva. Non manda a riscuotere ciò che non si è pagato a suo tempo. "Perfetti come il Padre" si traduce in un incoraggiamento per vivere: chiede di essere autentici, trasparenti, capaci di mostrare con i fatti ciò in cui crediamo. A costo di passare per degli ingenui, degli sprovveduti; a costo di apparire dei deboli che non si fanno valere. A costo di apparire degli illusi, dei sognatori, incapaci di guardare in faccia alla realtà e di affrontarla come si deve.
Ma Dio è così: è amore, è misericordia. E questa è la scelta vincente. L'odio, la vendetta, la ripicca sono cose vecchie, del tutto prevedibili. Solo l'amore è nuovo e cambia la realtà in modo stabile e sicuro. Solo l'amore rimane per sempre, come Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

TENTAZIONE

Ci trovavamo in grande bisogno di una grossa somma di denaro per saldare un certo debito.
Quella mattina un cliente passa da noi, entra con l'intenzione di comprare sei macchine. Dopo aver concluso l'affare, lui ci fa la proposta di applicare un adesivo con il nome di una marca famosa. Colta di sorpresa, pur sapendo che questa è la prassi comune nel nostro mercato, ho vissuto un attimo di sospensione: rischiavamo di perdere quel grosso affare, ma non me la sentivo di accettare l'offerta.
Dopo essermi confrontata con mio marito, abbiamo capito chiaramente che non potevamo cedere e tradire la nostra coscienza di cristiani. Il cliente ci ha guardati sorpreso. Alla sua domanda se eravamo cattolici, abbiamo risposto di sì. La sua faccia si è distesa: "Oggi ho costatato cosa significa essere fedeli alla propria fede. Non preoccupatevi, comprerò da voi. Mi avete insegnato qualcosa di molto importante. Ero anch'io cristiano, ma vedendo come fanno tutti nel commercio, mi sono lasciato prendere dalla tentazione. Da oggi non lo farò più".

G.A. - Nigeria

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