XXV Domenica del Tempo ordinario (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 8/2022)


ANNO C – 18 settembre 2022
XXV Domenica del Tempo ordinario

Amos 8,4-7 • Salmo 112 • 1 Timoteo 2,1-8 • Luca 16,1-13
(Visualizza i brani delle Letture)


NULLA È PRECLUSO PER SEMPRE

Quasi una vena di sconforto attraversa le parole di Gesù nel constatare che quanti ha associato alla sua sequela sono meno intraprendenti di chi non ha avuto la grazia di conoscerlo: «Sono più scaltri...». Se riusciste, cioè, a mettere nelle cose che riguardano Dio (che poi sono quelle che riguardano l'uomo) un po' della passione che anima tanti nel gestire le cose di questo mondo, quanto sarebbe tutto più bello, più significativo, più vero!
Era venuta a mancare la terra sotto i piedi all'uomo della parabola perché chiamato a dar conto del suo operato al padrone. Mentre frugava nelle tasche per vedere cosa gli rimanesse ancora a disposizione, si ritrovava nient'altro che la sua scaltrezza, declinata come capacità di misurarsi con l'imprevisto. E che cosa gli suggerisce la sua scaltrezza? Puntare sull'amicizia: se è vero che il padrone ha già deciso la sua sorte, è ancor più vero che nulla è precluso per sempre, proprio per la sua capacità di sollevare la condizione di altri.
L'amministratore, pur di assicurarsi una via d'uscita,è disposto a rinunciare a quanto immediatamente gli spetterebbe di diritto, alleggerendo la somma dei debitori. Preferisce investire in umanità e in legami che all'occorrenza saranno la sua fortuna: intuisce che non tutto può essere monetizzato e che la salvezza proviene da ciò che hai costruito in amicizia e condivisione.
L'amministratore è un uomo determinato, brillante nel cogliere la posta in gioco, deciso nell'intervento da operare. Così il Signore vorrebbe i suoi che, invece, rischiano di giocare l'esistenza tra fatalismo e pigrizia. Le cose della terra non sono solo un incidente di percorso che se non ci fosse sarebbe tanto di guadagnato. È proprio il rapporto con esse a decidere per ciascuno il futuro dopo la vita terrena.
Le cose di cui disponiamo sono beni di conquista, realtà da possedere gelosamente o strumenti attraverso i quali vivere le relazioni?
Ciò di cui siamo capaci lo usiamo per poter avere la meglio su qualcuno o per poter introdurre qualcuno in una sana rete di relazioni?
Cosa ne è della mia intelligenza, della mia sensibilità, del mio modo di vedere le cose?
A volte può accadere di erigere muri di protezione che non permettono ad alcuno di accedere a quanto per grazia abbiamo ricevuto.
Lo stesso impegno, la stessa passione che i figli di questo mondo mettono nel condurre i propri affari, i figli della luce devono metterli in tutto ciò che riguarda il rapporto con il loro Signore.
Serpeggia tanto un atteggiamento di delega che finisce per attribuire ora all'uno ora all'altro il compito di provvedere a una certa situazione di precarietà o di disagio. Si finisce, talvolta, per essere puntuali nell'analisi delle situazioni ma incapaci di coinvolgimento; la parola ha la meglio sull'aiuto concreto, il progetto ha la meglio sulla disponibilità a sporcarsi le mani.
Che farò? si chiede l'amministratore.
Sei stato disonesto? Prova a restituire ciò di cui ti sei appropriato. Hai fatto del male a qualcuno? Prova a compiere il bene. Hai fatto soffrire qualcuno? Prova a renderlo felice.
Fatti carico della felicità altrui e Dio si farà garante della tua, in eterno.


--------------------
torna su
torna all'indice
home