XV Domenica del Tempo ordinario (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 7/2022)


ANNO C – 10 luglio 2022
XV Domenica del Tempo ordinario

Deuteronomio 30,10-14 • Salmo 18 • Colossesi 1,15-20 • Luca 10,25-37
(Visualizza i brani delle Letture)


ANDARE OLTRE SE STESSI

Mai più avrebbe immaginato, l'esperto conoscitore della legge, che alla sua domanda Gesù rispondesse con un'ulteriore domanda, tanto da veder rimescolate le carte e ritrovarsi a dover venire allo scoperto senza più giustificazioni.
Quel tale di cui Gesù narra nella parabola, magari se l'era cercata, magari aveva ricevuto solo ciò che meritava, magari era meglio lasciarlo perire. Quando qualcosa scombussola programmi e percorsi, i magari e i ma si sprecano e le attenuanti diventano interminabili.
Non è forse più opportuno, talvolta, tenersi alla larga da quanto potrebbe compromettere oltre il previsto?
Erano queste le domande dello scriba a cui Gesù risponde narrando di un non ben identificato disgraziato a cui qualcuno aveva tentato di togliere la vita. Sebbene accanto a lui siano passate persone abituate ad avere il nome di Dio sulle labbra, proprio quella situazione aveva reso manifesto che quel nome non aveva affatto toccato il loro cuore, tanto è vero che passarono oltre. Ora se c'è una caratteristica propria del nostro Dio è appunto il non passar oltre lasciandosi stringere il cuore da tutto ciò che incrocia i suoi passi. Come spiegare altrimenti il mistero della redenzione del mondo e l'incarnazione del figlio di Dio se non per un cuore che freme di compassione?
Ad aver dimestichezza col mestiere di Dio non sono gli addetti al culto, ma un uomo che per la sua condizione non poteva nemmanco pensare di mettere piede nel tempio. Costui compie l'esercizio più difficile: andare oltre sé stesso.
Se il levita e il sacerdote vanno oltre il ferito, il samaritano riesce ad andare oltre il proprio status, oltre il proprio bisogno di non contrarre impurità, oltre il suo stesso essere uno straniero, oltre sé stesso, appunto. C'è un oltre da varcare se vogliamo che qualcosa cambi nelle nostre relazioni: qual è? Il mio orgoglio, il mio non voler perdere la faccia, la mia superficialità, il mio perbenismo? Quale?
Non è un caso che alla domanda dello scriba circa l'identità del prossimo, Gesù risponda con due domande: «Che cosa è scritto nella Legge? Come leggi?». A far la differenza, talvolta, non è il "che cosa" ma il "come". Sul "che cosa" ci si può anche trovare d'accordo, il problema resta il "come": il "come", infatti, interpella la persona in quanto tale e perciò non tutti rispondono allo stesso modo come testimoniano i tre che si trovano di fronte alla medesima situazione. Tu "come leggi"?
Finché lo scriba non riuscirà a mettersi nei panni del malcapitato per riconoscere che sulla strada che porta dalla città di Dio (Gerusalemme) allo sprofondo in cui abita l'uomo (Gerico), a salvarlo è stato proprio colui che egli riteneva un eretico, Gesù appunto, Dio resterà solo oggetto di studio e non il modello a cui ispirarsi per vivere relazioni rinnovate.
Finché non avrà scoperto il vero volto di Dio che egli crede di conoscere, non potrà scoprire il vero volto del prossimo. Sulle sue labbra, la parola amore resterà ancora un concetto vuoto e perciò solo un tema di discussione.
La via d'uscita è solo il riconoscimento grato della immensa misericordia a noi usata da Dio nelle forme più disparate quando tutto avrebbe consigliato di non compromettersi con noi, con me.


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