XIV Domenica del Tempo ordinario (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 7/2022)


ANNO C – 3 luglio 2022
XIV Domenica del Tempo ordinario

Isaia 66,10-14c • Salmo 65 • Galati 6,14-18 • Luca 10,1-12.17-20
(Visualizza i brani delle Letture)


IL GRANAIO DELLA SPERANZA

Se non lo conoscessimo un po' verrebbe da chiedere a Gesù: come si fa a parlare di una messe pronta per il raccolto quando le nostre analisiri portano letture tutt'altro che promettenti? Come si fa a dire che c'è tanto da raccogliere quando a noi pare che ci sia ancora tanto da seminare o a credere che l'uomo sia in grado di misurarsi con progetti e sentieri di verità e di bontà quando la cronaca ci restituisce tanta barbarie?
Un giorno, nel dialogo con la donna di Samaria, aveva detto: «Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura». Eppure era inverno.
Sembra quasi, stando alla parola di Dio, che a far la differenza sia proprio il modo di guardare la vita e il mondo, ancor prima di ciò che facciamo per la vita e per il mondo. Se non ti appartiene la capacità di scorgere, magari sotto cumuli di macerie e di miserie, i germogli di un bene possibile, non puoi essere annoverato tra quelli che Gesù ancora invia a narrare ciò che più sta a cuore a Dio. La passione per il bene possibile: è questa la caratteristica dei discepoli del Signore.
Ripensavo alla forza che le parole di Gesù potrebbero avere nei vari ambiti relazionali in cui si gioca la nostra esistenza. Penso a quale fiumana di grazia potrebbe scaturire se solo mutasse lo sguardo!
La messe è molta... ossia, guarda che c'è ancora del bene. Sì, è vero, lui, lei ha imboccato una strada sbagliata, ma non è l'ultima parola sulla sua vita.
La messe è molta... nuovi inizi sono ancora possibili.
La messe è molta... è possibile ricominciare.
La messe è molta... nessuno coincide con il male di cui, pure, può essersi reso responsabile. Il male resta male, ma non commettere l'errore di identificare l'uomo con le sue azioni.
La messe è molta... l'uomo può aver perso la somiglianza con il suo Creatore, ma di certo non potrà mai smarrire l'immagine secondo la quale è stato fatto: figlio è e figlio rimane. La messe è molta... ci sono aneliti di novità di vita che necessitano soltanto della giusta attenzione.
La messe è molta... a fronte di un mondo segnato dalla violenza esiste anche il mondo di chi pazientemente riannoda fili e tesse rapporti.
La messe è molta... esistono tanti giovani e ragazzi che non hanno rinunciato alla loro voglia di riscatto.
La messe è molta... può accadere che la speranza venga schiacciata sotto i colpi della frustrazione e della tracotanza, ma essa trova sempre la forza di crearsi un varco.
La messe è molta... non c'è Venerdì santo che non conosca l'alba di Risurrezione.
Gli operai sono pochi, manca chi è capace di stare di fronte al mondo con questo sguardo.
Per Gesù l'uomo è sempre pronto, è ancora "capace" di Vangelo, fino alla fine, anche quando tutto sembra irrimediabilmente o già definitivamente concluso. Solo manca chi intercetti le occasioni di Dio perché quel grano porti il frutto desiderato.
Sant'Agostino paragona il ruolo del maestro a quello di colui che soffia sulla brace con discrezione. La discrezione dice la misura giusta, perché se si soffia troppo c'è il rischio di spegnere e se si soffia poco non si riesce neanche a smuovere la cenere.
C'è una piccola fiamma dentro ogni uomo che va solo aiutata a non spegnersi.


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