Domenica delle Palme (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 4/2022)


ANNO C – 10 aprile 2022
Domenica delle Palme

Giosuè 5,9a.10-12 • Salmo 33 • 2 Corinzi 5,17-21 • Luca 15,1-3.11-32
(Visualizza i brani delle Letture)

UN DIVERSO MODO DI ESSERE UOMINI

Talvolta accade che per una serie di circostanze e di situazioni avverse, ci si convinca che il tempo per amare sia ormai concluso e non esista più la possibilità per un ultimo gesto che ridoni bellezza a qualcosa che sembra esser sfuggito di mano. Stando al Vangelo, però, non c'è istante e non c'è situazione che non possa conoscere un esito diverso. Lo intuisce molto bene quello che la tradizione ci consegnerà come "buon ladrone".
Contrariamente a quanto forse aveva creduto fino a quell'istante, comprende che la salvezza non coincide con un atto di forza che strappi dalla vergogna e dall'impotenza, ma con un amore che sceglie di restare fedele persino quando sembra non ne valga più la pena.
Se quel condannato come lui è capace di non rispondere con disprezzo agli oltraggi ricevuti e addirittura usa parole di perdono, allora deve proprio esistere un diverso modo di essere uomini.
Di fronte alla rivelazione di un Dio che assume su di sé persino il dolore e la morte, comprende che un'esistenza fatta di sospetti, violenze, prevaricazioni, offesa della dignità altrui non ha sbocco, non ha futuro. E seme di eternità, invece, tutto ciò che dice rispetto e riscatto dell'altro.
Diversa è la destinazione per chi ha scelto di stare nella vita ridonando fiducia e bellezza rispetto a chi non ha fatto altro che sottrarre, offendere, calpestare. A nulla servirebbe la liberazione immediata come chiedeva l'altro malfattore, se questa non è altro che il perpetuarsi di una logica di morte. A che serve essere liberi di infliggere la morte ad altri?
Di fronte a un Dio che scende nell'abisso della morte, il buon ladrone esprime una fede senza precedenti: non ci sono miracoli, non parole che possano convincere. C'è solo un Dio che morendo accanto e come l'uomo peccatore attesta fino a che punto siamo amati.
Di fronte a un Dio ostinato nell'amore, il buon ladrone comprende che il legame con lui non si esprime in termini di sudditanza ma in una esperienza di comunione: Oggi, con me...
Anche nel momento più estremo, Gesù non si isola nella sua tragedia personale ma, nella sua misericordia, apre ancora il cuore all'accoglienza. Non è forse vero che amare è anteporre il cuore di Dio, fino alla fine, persino quando tutto sembrerebbe irrimediabilmente perduto.
Nell'interessarsi di quell'assassino, Gesù consacra la grandezza della persona umana: anche nel suo limite più basso, l'uomo è ancora degno di essere amato. Prima di infrangere la barriera della morte, Gesù ne infrange un'altra: quella della disperazione. Fino all'ultimo istante della vita e nella condizione peggiore di essa, si può sperare nella salvezza. A dire che l'uomo vale più della legge e che non c'è lontananza che non possa essere raggiunta dalla misericordia del Padre. Questa è la nostra fede, questo dà speranza ai nostri giorni.
Mentre la logica della storia avanza per esclusioni e separazioni, il regno di Dio non esclude nessuno. Quelle braccia distese e inchiodate sono lì a memoria perenne di un'accoglienza che non è per un tempo o per una categoria di persone, ma per ogni circostanza e per ogni uomo.


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