V Domenica di Quaresima (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 4/2022)


ANNO C – 3 aprile 2022
V Domenica di Quaresima

Isaia 43,16-21 • Salmo 125 • Filippesi 3,8-14 • Giovanni 8,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)

LA PEDAGOGIA DEL SILENZIO

Era lui che spiavano da un pezzo. La donna ha avuto solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Certo, il suo peccato era evidente. Non avrebbe avuto scampo: sarebbe stata lapidata. Basta applicare la legge e il caso è risolto: a tanto, tanto. Non cominciano così i sistemi degli epuratori nella vita politica come in quella ecclesiale?
Strana la sorte di chi sceglie di farsi solidale: finisce per essere condannato alla stessa pena pur non avendo fatto nulla di male, come commenterà profeticamente il compagno dell'ultima ora. Ecco dove giunge la misericordia di Dio: a subire la stessa pena. Tutto diventa una pubblica piazza dell'accusa (cosa importa se la storia di quella persona è un groviglio di traumi? La piazza ha bisogno di temi pruriginosi, vivaddio!), con la donna al centro, scribi e farisei da una parte e Gesù dall'altra. Per i primi ella era solo un pretesto per mettere alle strette Gesù.
Applicare la legge? E che fine avrebbe fatto la sua fama di uomo misericordioso?
Usare misericordia? Un motivo in più per at- testare che egli si poneva contro la legge.
Maestro, che ne dici?
Sembra addirittura educata la loro domanda, desiderosa di capire. Ma ci sono domande che tradiscono la doppiezza del cuore. Ben a ragione san Bernardino da Siena dirà: «Colui che parla chiaro, ha chiaro l'animo suo, chi parla scuro, significa l'animo suo scuro».
Interpellato, Gesù non risponde. O, meglio, risponde con un gesto duplice e con un silenzio surreale. Di fronte alla loro domanda tranello, Gesù distoglie lo sguardo da quello dei suoi interlocutori perché non è mai degno dì attenzione lo sguardo di chi si erge a giudice che accusa e condanna. E poi scrive a terra con il dito come a voler ripetere il gesto della creazione: c'è un uomo nuovo ancora da plasmare il quale ha bisogno che in lui venga inciso il suo vero nome e il suo vero volto, sempre a rischio di essere smarrito.
Da quel silenzio assordante risuona una parola che non ha precedenti: «Volete condannarla? Inizi a farlo chi può vantare un pedigree ineccepibile». Non dice né di lapidarla né di non farlo. Sposta il discorso su un piano che vede tutti in causa.
Ed è subito fuga, dileguarsi, correre ai ripari: tutti smascherati a partire da chi aveva un curriculum più nutrito almeno per via degli anni. Come se quelle parole avessero fatto scorrere in un attimo su un maxi schermo visibile a tutti, l'intera esistenza di ognuno senza possibilità di appello: ladro, strozzino, traditore, usurpatore, assassino, falso, prevaricatore. In un attimo viene fuori che il mestiere più antico del mondo non è vendere il proprio corpo, ma sentenziare sulla pelle altrui.
Nessuno ti ha condannata?... Neanch'io...
Il Vangelo non è una proposta a ribasso.
Il Vangelo è uno spiraglio di luce dove la tenebra vorrebbe avere il sopravvento. E questo per accusati e per accusatori.
Il Vangelo è la possibilità di riconoscere che Dio tiene sempre la porta socchiusa: devi fare solo lo sforzo di aprirla.
Te la senti? O preferisci continuare a spiare dal buco della serratura qualcuno contro cui allestire un tribunale che finirebbe per imputare an- che a te ciò che contesti negli altri?


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