IV Domenica di Quaresima (C)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 3/2022)


ANNO C – 27 marzo 2022
IV Domenica di Quaresima

Giosuè 5,9a.10-12 • Salmo 33 • 2 Corinzi 5,17-21 • Luca 15,1-3.11-32
(Visualizza i brani delle Letture)

IL MIRAGGIO DELLA LIBERTÀ

Era cominciato tutto col miraggio della libertà e dell'emancipazione, proprio come cominciano tutte le nostre fughe all'insegna delle più lusinghiere prospettive. Il figlio minore ha tutti gli ingredienti per riuscire nei suoi intenti: è giovane, è ricco e, finalmente, non deve più dar conto a nessuno (non è forse questo ciò che abitualmente chiamiamo libertà?). Ma non sempre disporre della più totale libertà di scelta è la forma più alta della libertà. O, almeno, non basta per fare esperienza di libertà.
L'aria di casa si era fatta pesante. Per chi non è in pace con sé stesso, persino il paradiso può diventare un inferno. La cosa strana è che a fronte della richiesta di recidere ogni legame, il padre non si abbandona a invettive o a lusinghe. Fa quanto gli viene chiesto.
Varcare la soglia di casa, però, coincide con una vera e propria estraniazione da sé stesso il cui fondo lo raggiunge quando si ritrova a dover contendere persino il cibo dei maiali. Senza più beni e senza neppure il bene supremo, la sua dignità.
E il copione di ogni allontanamento da Dio, di ogni peccato. Tutto comincia con la facile seduzione che presto si rivela nella sua reale consistenza: solo un miraggio il cui esito è la delusione amara. Il giovane non sa più chi è.
Qualcosa, però, gli si muove dentro quando non ha più paura di stare a contatto col suo disagio provando a dargli il nome giusto.
A volte anche solo il ricordo sfuocato di un momento di grazia è quanto basta per far intraprendere il cammino del ritorno: ma bisogna accettare di rimetterci la faccia. L'allontanamento dal padre è coinciso conl'allontanamento da sé stesso. Ecco il nome giusto.
Quando decide di muoversi verso casa il suo cuore nutre ancora dubbi circa la reale disponibilità del padre ad accoglierlo. Il passato grava pesantemente su di lui e la memoria del male compiuto non gli restituisce prospettiva alcuna se non quella del diventare servo. Ma quando finalmente è sulla strada del ritorno, scopre con sua grande sorpresa che per quel padre egli è sempre rimasto figlio. L'esperienza dell'amore sovrabbondante con cui è riaccolto sarà l'unico modo per fargli riconoscere e apprezzare ciò che prima non aveva alcun valore per lui. Se il figlio è bloccato sulla memoria del passato, al padre sta a cuore, invece, il presente e il futuro. La punizione se l'è infetta da solo nell'istante in cui ha pensato di non poter essere più figlio.
La nota stonata di questa pagina non è tanto il capriccio del minore quanto il risentimento del più grande che è il motivo per cui Gesù narra la parabola. Come non avercela con uno che non solo se n'è andato di casa ma si è addirittura portato il cuore del padre tanto che da quel giorno nulla è stato più come prima? Tuttavia, quand'anche non si sia mai allontanato da casa, il suo cuore non ha mai condiviso nulla di ciò che in quella casa si viveva. Egli, non meno di suo fratello, è chiamato a lasciarsi raggiungere dalla sovrabbondante misericordia del padre e scoprire che la vita non può essere ridotta al rigido computo di colpe e di sbagli, ma alla capacità di lasciar scorrere l'amore nell'ordine del gratuito e del sovrabbondante. Accetterà?


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