Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 11/2021)
ANNO C – 26 dicembre 2021
Santa Famiglia
1 Samuele 1,20-22.24-28 • Salmo 83 • 1 Giovanni 3,1-2.21-24 • Luca 2,41-52
(Visualizza i brani delle Letture)
Santa Famiglia
1 Samuele 1,20-22.24-28 • Salmo 83 • 1 Giovanni 3,1-2.21-24 • Luca 2,41-52
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FARE SPAZIO AL DONO DELLA LIBERTÀ
Proprio non se l'aspettavano, Maria e Giuseppe, che l'adempimento di un rito previsto per l'ingresso del loro figlio dodicenne nella maggiore età, si trasformasse in una vera e propria occasione per riconsiderare il loro essere padre e madre.
Non si aspettavano neppure di dover conoscere preoccupazione e angoscia, sentimenti di chi sembra aver smarrito il senso di ciò che sta attraversando. Eppure, erano a conoscenza di quanto l'angelo aveva detto riguardo a quel figlio. Come tenere insieme la fiducia di chi sa che Dio mantiene la parola data e l'angoscia per aver perso chi è garanzia di quella promessa? E neanche per un tempo breve: tre giorni, gli stessi che dovranno passare quando quel Figlio deciderà liberamente di inabissarsi addirittura nell'ombra della morte.
Non si aspettavano di patire sulla loro pelle la durezza di quel parlare di Gesù che non risparmierà nessuno, come sappiamo dal Vangelo. Quel suo parlare, infatti, destabilizzerà anche Maria e Giuseppe, scelti da Dio stesso per essere i custodi della crescita del Figlio di Dio.
Non si aspettavano di dover riconoscere che, dopo quei giorni, il rapporto con il Figlio dovrà mutare. A buon diritto si possono applicare a loro le parole che l'apostolo Paolo scriverà in 2Cor 5,16: «Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così».
Non si aspettavano, Maria e Giuseppe, di dover apprendere che, per quanto avessero dato spazio all'opera di Dio nella loro vita, c'era ancora altro che andava illuminato dalla luce della sua presenza. Avrebbero voluto gestire i rapporti con quel figlio secondo dinamiche familiari consolidate e, invece, quel figlio rappresentava una sorta di superamento.
Non si aspettavano di dover riconoscere che i legami di sangue non possono prevalere sul legame con Dio Padre.
Non si aspettavano di dover riconoscere che Dio suscita continuamente percorsi inediti secondo i quali la vocazione dei figli non è quella dei genitori.
Non si aspettavano di dover attraversare non pochi momenti di ansia per imparare a conoscere un figlio di cui sanno molto poco. Le sorprese, infatti, non finiscono a Gerusalemme: si ripresenteranno più volte. Una fra tutte, quando, proprio dalla bocca di quel figlio, Maria dovrà apprendere che, se grande è il legame con Gesù per essere stata sua madre, ben più grande è il legame di chi arriva a compiere la sua parola.
Non immaginavano che, anche per il Figlio di Dio, il percorso che lo portava a diventare uomo, dovesse passare attraverso una vera e propria lotta, fatta di scelte e di decisioni.
Avranno bisogno anch'essi di apprendere che, perché l'altro sia, è necessario ritrarsi, farsi da parte. È stato così anche per Dio quando, dopo aver creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, ha scelto di fare spazio al grande dono della libertà dell'uomo. Anche a costo di mettere in conto che l'uomo subisca il fascino di un divisore che mente.
Non immaginavano di dover apprendere che, solo se non si perdono di vista le cose del Padre, Nazaret è il luogo in cui si plasma l'umanità del Figlio di Dio. Solo coniugando continuamente cose di Dio e cose dell'uomo si plasma l'umanità dei figli di Dio.
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