Natale del Signore (Messa del Giorno)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 11/2021)


ANNO C – 25 dicembre 2021
Natale del Signore

Messa del Giorno:
Isaia 52,7-10 • Salmo 97 • Ebrei 1,1-6 • Giovanni 1,1-18

Visualizza i brani delle Letture:
Messa nella Vigilia
Messa della Notte
Messa dell'Aurora
Messa del Giorno


IL CARDINE DELLA SALVEZZA

«E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Dio, il tre volte santo, colui che i cieli non possono contenere, colui che l'uomo non può vedere e restare in vita, colui che con la sua potenza ha dispiegato l'alternarsi dei tempi e delle stagioni, colui il cui alito di vita ha dato origine all'universo... entra nella storia assumendo dell'uomo la sua condizione di fragilità, di limite, di vulnerabilità. L'Onnipotente nell'infinitamente piccolo!
«Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito, in certo modo, a ogni uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (GS 22). Noi non celebriamo il Natale per far finta che tutto sia roseo e che la dimensione della fatica sia svanita dal nostro orizzonte. Quel Bambino, infatti, non è rimasto tale: il Vangelo riporta che «cresceva in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e agli uomini».
«Caro salutis cardo» («la carne è il cardine della salvezza»), scriveva Tertulliano. La nostra fede crede che, perché una realtà possa essere riscattata, non c'è altra strada che la concretezza fisica. Per questo Dio ha sempre visitato il suo popolo mediante segni tangibili. E, da ultimo, mediante l'umanità del Figlio.
«Il Verbo si è fatto carne»: si è sottomesso a una ben precisa dinamica familiare che, sebbene composta da Maria e Giuseppe, ha conosciuto anch'essa lo smarrimento e l'incomprensione.
«Il Verbo si è fatto carne»: ha fatto suo il silenzio e il nascondimento di un comunissimo villaggio di Galilea, assaporandone umori e dissapori.
«Il Verbo si è fatto carne»: ha dovuto rivendicare la superiorità del Padre suo nei confronti dei dottori della Legge e persino nei confronti dei suoi genitori.
«Il Verbo si è fatto carne»: un giorno ha dovuto lasciare il suo habitat e avventurarsi in un percorso che ben presto non gli risparmierà la riprovazione e il fallimento.
«Il Verbo si è fatto carne»: ha dovuto misurarsi con l'alternativa seducente e illusoria di colui che, continuamente, tenterà di dissociarlo dal Padre.
«Il Verbo si è fatto carne»: ha avuto bisogno di amici, uomini e donne con cui confidarsi e presso la cui casa rifugiarsi.
«Il Verbo si è fatto carne»: ha conosciuto sulla sua pelle persino l'incomprensione delle folle e pure quella di coloro che aveva chiamato con sé.
«Il Verbo si è fatto carne»: ha sperimentato come gli uomini fanno in fretta a emozionarsi e altrettanto in fretta a dimenticare ciò che avevano promesso in un impeto di entusiasmo.
«Il Verbo si è fatto carne»: ha persino invocato il conforto di una compagnia nella notte in cui tutto gli stava precipitando addosso.
«Il Verbosi è fatto carne»:ha conosciuto l'amaro calice del rinnegamento di chi egli stesso aveva annoverato tra i suoi amici più stretti.
«Il Verbo si è fatto carne»: quella sua vicenda che ha inizio in uno sperduto villaggio di Galilea, termina fuori dalle mura della città come l'ultimo dei malfattori.
«Il Verbo si è fatto carne...». E adesso?
Mia è la sua figliolanza divina. / Mia la sua bellezza. / Mia la sua gloria. / Mio il Padre suo. / Mia la Madre sua. / Miei i suoi meriti. / Mia la sua passione. / Mia la sua morte. / Mia la sua risurrezione.


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