Immacolata concezione della B.V. Maria




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 11/2021)


ANNO C – 8 dicembre 2021
Immacolata concezione della B.V. Maria

Genesi 3,9-15.20 • Salmo 97 • Efesini 1,3-6.11-12 • Luca 1,26-38
(Visualizza i brani delle Letture)

LA FIDUCIA RITROVATA

Non finiremo mai di comprendere l'inestimabile grandezza dell'amore di Dio per noi. Alla mancanza di fede dell'uomo Dio non risponde mai con minacce, ma concependo una terra vergine, Maria. L'immacolato concepimento di Maria, infatti, ci ricorda che Dio non conosce mai crisi di fede, perché non conosce crisi di amore. Non smetterà mai di credere che l'uomo possa ancora essere all'altezza di ciò che egli concepisce: neppure la disarmonia originale lo farà tornare risentito sui suoi passi.
La Chiesa ha sempre visto Maria come nuova Eva perché, a differenza della prima, non si è mai sottratta alla relazione con il Signore. Maria non ha mai smesso di ascoltare la voce del Signore e per questo non ha mai prestato attenzione alla voce del maligno.
Per riappropriarci del progetto iniziale, secondo il quale ciascuno di noi è stato concepito, è necessario riprendere l'attitudine all'ascolto. Ora, perché l'ascolto diventi cosa del cuore oltre che delle orecchie, è necessario che accada in noi ciò che avvenne in Maria. Alle parole di Gabriele, Maria rispose, anzitutto, con il turbamento e con le domande: la parola annunciata, infatti, tocca nel profondo e fa percepire l'abissale distanza che ci separa da essa. Non crea turbamento solo quando le restiamo indifferenti, ma è proprio il turbamento a far scaturire l'invito a darle credito.
L'angelo del Signore non teme la condizione di impossibilità di Maria, per questo la invita a fidarsi. «Lo Spirito santo scenderà su di te». È lo Spirito a far sì che Dio possa operare in noi e con noi ciò che con le nostre forze non oseremmo immaginare e sperare. L'inadeguatezza che Maria sperimentò di fronte a quell'annuncio non divenne motivo per tirarsi indietro e sottrarsi alla proposta di Dio. Proprio la sua piccolezza di fronte alla parola del Signore divenne richiesta di aiuto: «Come avverrà questo?».
Dio non cessa di mettersi sui passi dell'uomo in cerca di qualcuno che, nel suo piccolo, riannodi il filo della speranza così da rendere possibile l'impossibile. A tutti egli continua a chiedere: «Dove sei?». Dio non cessa di chiedere all'uomo dove si trovi perché sa che fuori dal rapporto con lui è la morte, è la cristallizzazione di un presente senza sbocco e senza speranza.
I rabbini dicono che Giobbe, alla fine del lungo discorso con Dio, abbia concluso così: «Signore, quando parlavano i miei amici, io capivo tutto, ma non mi dicevano niente. Ora che tu parli, io non capisco niente, ma mi basta che tu mi parli».
«Ecco la serva del Signore». Finalmente una ragazza interrompe la fuga e la vergogna degli inizi. Maria non ha paura: la sproporzione che sente fra lei e Dio non le impedisce di accogliere quel singolare annuncio.
Se la paura è il frutto del peccato, la fiducia è il segno della grazia. Maria dice sì a diventare la Madre di Dio, ma dice anche sì a essere ciò per cui ogni uomo è stato voluto, ossia terra capace di accogliere il seme della parola di Dio. Proprio Maria ci ricorda che la santità è questione di fiducia e la libertà questione di ascolto.
La verità dell'uomo non è il peccato, ma la comunione fiduciosa con Dio.
«Dove sei?», chiede Dio.
«Nel tuo amore», risponde Maria.


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