Pasqua (C) - 2022



Parola che si fa vita


Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)



"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Domenica di Pasqua (17 aprile 2022)
...e vide e credette (Gv 20,28)

2a domenica di Pasqua (24 aprile 2022)
Pace a voi! (Gv 20,19)

3a domenica di Pasqua (1 maggio 2022)
Simone, figlio di Giovanni mi ami più di costoro? (Gv 21,15)

4a domenica di Pasqua (C) (8 maggio 2022)
Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30)

5a domenica di Pasqua (15 maggio 2022)
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 13,34)

6a domenica di Pasqua (22 maggio 2022)
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore (Gv 14,27)

Ascensione del Signore (29 maggio 2022)
Alzate le mani, li benedisse (Lc 24,50)

Pentecoste (5 giugno 2022)
Lo Spirito della verità vi insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)



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Domenica di Pasqua (C) (17 aprile 2022)
...e vide e credette (Gv 20,28)

"Questo è il giorno che ha fatto il Signore". La Chiesa riconosce nella Pasqua di Gesù l'agire meraviglioso di Dio dentro la storia degli uomini: è in atto una "nuova creazione" e se ci lasciamo coinvolgere possiamo diventare anche noi collaboratori di Dio per la rinascita del nostro mondo.
Nel vangelo di oggi le prime testimoni di questo "nuovo giorno" sono le donne: sono testimoni di qualcosa di straordinario, che sconvolge i loro piani. Il giorno non si è ancora levato e Maria di Magdala va al sepolcro nel buio della notte. È soprattutto nel suo spirito e nel suo cuore che c'è oscurità. E qui è bello vedere come Gesù rispetta le nostre notti! Maria visto il sepolcro vuoto, corre da Simon Pietro e Giovanni, che a loro volta corrono al sepolcro. Pietro quando arriva entra, guarda e non pronuncia una parola. Guarda e rimane perplesso.
L'altro discepolo, che è più veloce nel correre, è anche più rapido nella fede. È il solo a vedere i segni e a dedurre che Gesù non è stato portato via: dei ladri non avrebbero perso tempo a svestire un cadavere e a piegare accuratamente i teli e il sudario. Quel discepolo "vede e crede" che Gesù è risorto. È più versato di Maria Maddalena e di Pietro nella conoscenza delle Scritture? No.
L'evangelista ci ricorda che fino a quel momento "non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti". Ma c'è l'intuizione del cuore. Come discepolo "che Gesù amava" egli era uno che l'amava a sua volta: tra loro si era stabilita una comunione di amore. Così nel vuoto della tomba egli intuisce per primo l'accaduto. Così ci viene presentato come modello per l'intuizione della fede, che si fonda in una comunione di amore.

Testimonianza di Parola vissuta

LA CHIESA VIVA

Lo scorso anno, siamo andati a conoscere i luoghi dove i primi cristiani hanno testimoniato con la vita, la fede in Gesù. Nel pomeriggio siamo andati ad incontrare i cristiani di oggi, conosciuto i nuovi Movimenti che abbelliscono la Chiesa, scoprendone la Parola che Dio ha dato ad essi.
Ecco alcune impressioni della giornata: "In me avevo tante domande sulla Chiesa. Non riuscivo a darmi risposte, forse influenzato dai giudizi dei miei compagni di scuola. Oggi ho fatto una esperienza che mi ha fatto vedere quanto la Chiesa siamo noi, il suo popolo formato da tante persone che rendono viva la Sua Parola. Torno a scuola, carico di entusiasmo, non solo potrò dire ai miei amici come realmente è la Chiesa, ma potrò presentargliela con la mia vita".
"Ho capito che per far amare la Chiesa, devo essere io il primo a vivere come Gesù vuole. Questa giornata mi ha fatto capire quanto sia importante vivere la sua Parola, per essere Chiesa viva".
"Dopo questa esperienza mi è nata una impensabile passione per la Chiesa".

M. M.

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2a domenica di Pasqua (B) (24 aprile 2022)
Pace a voi! (Gv 20,19)

Gesù Risorto è capace di raggiungere la sua comunità anche quando vive rinchiusa in sé stessa, come erano i discepoli di cui parla il vangelo odierno. E Gesù, che viene e appare agli apostoli e a Tommaso, mostrando loro i segni dell'amore, li riconcilia con lo scandalo della croce. La sua venuta è il compimento delle sue promesse fatte nel discorso di addio durante la cena. Il venire di Gesù nella sua Pasqua, cioè da Risorto, è un anticipo della venuta finale del Figlio dell'uomo nell'ultimo giorno. Non a caso suscita gioia ineffabile e dona la pace, due doni tipicamente messianici. "Pace a voi": sono queste le prime parole del Risorto ai suoi, quando "viene in mezzo" a loro.
Pace, Shalom, è l'incontro di ogni desiderio dell'uomo con la promessa di Dio. È il suo dono definitivo. Cantata dagli angeli sul presepio, è ora donata dal Crocifisso Risorto a tutti gli uomini. Quindi tutta la vita di Gesù è vissuta entro questo annuncio di pace: per questo Lui è la Pace. E ora è rivelazione e dono pieno del Risorto.
La pace, segno indubitabile della presenza di Dio, è l'insieme armonico dei molteplici aspetti dell'unico frutto dello Spirito. La pace di Dio eccede talmente la nostra piccolezza, che dapprima ci sconvolge; rompe e dilata il nostro cuore per farne il recipiente capace di contenerla. E quando nel cuore c'è pace, diventiamo capaci di "esportarla", di contagiare di pace anche gli altri. Chiediamo al Risorto, noi che abbiamo celebrato la Pasqua, di essere persone di pace, "artigiani di pace".

Testimonianza di Parola vissuta

DIO CONTINUA AD AMARMI

In famiglia si era aperta una discussione e si è arrivati a momenti di tensione con alcune frasi che mi hanno ferito.
La domenica, molto amareggiato, sono andato a Messa. Non sono riuscito a seguire molto di quella celebrazione, ma durante la consacrazione ho pensato "Gesù si sta offrendo anche per me, così come sono!". Mi sono sentito amato immensamente da Dio: nonostante le mie incapacità e le mie infedeltà Lui continua ad amarmi! È stato un momento molto forte che ha spazzato via ogni incertezza. Di fronte ad un Amore così grande non poteva più esserci posto alle mie povertà, al mio risentimento, dovevo rispondere con tutto il cuore.
Sono ritornato a casa cambiato e ho ristabilito la pace.

P. N.

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3a domenica di Pasqua (C) (1 maggio 2022)
Simone, figlio di Giovanni mi ami più di costoro? (Gv 21,15)

Gli Apostoli avevano ricevuto dal Risorto, nel giorno della risurrezione, il mandato missionario. Eppure ritornano a pescare. Questo significa che quel ritorno alla pesca non è una regressione alla vita precedente. Pietro, con gli altri sei amici, dichiara – per via simbolica – di adempiere la missione affidatagli da Gesù. L'immagine della pesca è "rendere visibile" quella che è la missione della Chiesa.
L'iniziativa tuttavia è fallimentare: "quella notte non presero nulla". D'altra parte Gesù aveva detto: "Senza di me non potete far nulla". Nel passaggio dalla notte all'alba arriva il Risorto e rilancia le sorti della pesca: essa diventa abbondante: presero una "grande quantità di pesci".
Al racconto della pesca segue un dialogo tra Gesù e Pietro in cui emerge che cosa è essenziale, il suo compito ecclesiale e la sua sorte finale. Per tre volte Gesù chiede a Pietro se lo ama e per tre volte risuona l'invito di Gesù a pascere i suoi agnelli. La triplice domanda d'amore evoca il triplice rinnegamento di Pietro nel cortile della casa del sommo sacerdote. Il discepolo che ha negato il proprio discepolato si confronta con l'essenza del discepolato: l'amore: "mi ami tu?".
Questa domanda oggi è rivolta a noi, comunità del Risorto. Ogni comunità è composta di donne e uomini che sono chiamati a compiere lo stesso itinerario di Pietro: proprio perché si è lasciato amare da Gesù nella sua fragilità, è diventato capace di amare a sua volta. Anche noi quando rinunciamo all'illusione di farcela da soli e accogliamo l'amore di Dio che ci precede sempre e ci risana, ritorneremo capaci di adempiere la "missione" che ci è affidata. Capaci di amare perché da sempre amati.

Testimonianza di Parola vissuta

COME POTRÒ DA SOLA?

Da quando Gesù era diventato il mio riferimento, la domanda angosciosa che mi ponevo dopo la morte di mio marito, a soli quattro anni dal matrimonio: "Come potrò da sola dare alle due bambine una formazione completa?", aveva trovato risposta: le Parole di Dio, Padre di tutti, possono ben contenere le parole di una padre terreno. Bastava che io riuscissi a metterle in pratica, e le mie figlie avrebbero ricevuto quanto era necessario alla loro crescita. L'ho sperimentato tante volte quando erano piccole.
Più tardi però i problemi sono diventati più complessi: la scelta del tipo di scuola, l'inserimento nei gruppi giovanili, il fiorire della prima simpatia, le amicizie, gli svaghi… Non sempre è stato facile improntare il rapporto con loro a questo amore più alto. Provo talvolta la desolazione di tanti, anch'essi soli come me, nel portare avanti una famiglia: è allora, soprattutto, che, continuando a credere in Dio, al suo amore, trovo l'equilibrio, la possibilità di rilanciare con le mie figlie un dialogo capace di aprirsi anche sulle questioni più delicate.

I.C. - Italia

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4a domenica di Pasqua (C) (8 maggio 2022)
Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30)

Gesù è nel tempio durante la festa della Dedicazione, che commemora la ri-dedicazione del tempio ad opera dei Maccabei, dopo la profanazione da parte di Antioco IV Epifane. I giudei fanno cerchio attorno a Lui e Lo provocano perché dica parole che autorizzino la sua condanna ufficiale. Gesù fa eco ad un suo discorso precedente sul Buon Pastore e riprende l'immagine delle pecore. Esse "ascoltano" e "riconoscono" la voce del pastore.
Ascoltare e riconoscere la voce rappresenta un'esperienza che sta alla base di ogni relazione umana importante: tra i genitori e i figli, tra gli sposi, tra gli amici. Dio ha voluto far intendere agli uomini la sua parola per allacciare una comunione autentica.
Poi l'evangelista aggiunge altri due verbi: "seguire": il pastore conosce per nome le sue pecore e per questo quando le chiama esse lo seguono con naturalezza. E quando si segue il pastore "si riceve la vita": egli infatti dà la vita eterna. Appartenere al gregge, appartenere al Figlio, significa ricevere da Lui la vita. E non una vita qualsiasi, ma quella di Dio. Infatti Gesù dice: "Io e il Padre siamo una cosa sola".
Chi segue Gesù sperimenta la possibilità nuova, inedita, di vivere la vita stessa di Dio. La mano del Padre si rivela nella mano del Figlio ed è luogo di autentica libertà. Il Figlio ha da offrire la vita eterna perché viene dal Padre, che è la vita. La Parola di questa domenica ci invita alla contemplazione della bellezza e della grandezza di far parte del "gregge di Gesù": in noi c'è la vita divina, in noi scorre "il sangue" di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

SE SI COMINCIA…

A scuola sono natural-mente predisposta ad amare gli alunni che soffrono, quelli più abbandonati e soli. Invece con le persone di casa è più difficile. Una volta mi sono riproposta di comin-ciare proprio da loro: è un amore che ha più valore, proprio perché mi costa di più. Il giorno dopo la giornata mi è sembrata più bella, più ricca.
Tornata la sera dal lavoro, e trovando la casa fredda, ho riscaldato il pigiama di mio padre sulla stufa, ho abbracciato con calore una figlia che aveva criticato un mio lavoro, ho cucinato per l'altra la sua pietanza preferita… Se si comincia diventa sempre più facile.

M.L. - Svizzera

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5a domenica di Pasqua (C) (15 maggio 2022)
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 13,34)

Il brano evangelico di questa domenica comincia evocando il dramma del tradimento di Giuda, che si distacca definitivamente dal gruppo dei dodici. Grazie all'uscita di Giuda si apre, tuttavia, un'ora nuova nella vicenda del Figlio, tanto che Gesù esclama: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato".
A questo punto Gesù comunica ai suoi amici la sua partenza: di lì a poco egli sarà fuori della loro portata. In quel momento si rivolge ai suoi "figlioli" e consegna il suo testamento. Gesù trasmette ai discepoli il comandamento dell'amore. È un comandamento nuovo. E la novità sta nel "come" e nella "reciprocità". Il "come" che coniuga l'amore dei discepoli con quello di Gesù non è "di paragone", ma "di origine". L'amore del Figlio non è il modello, ma il fondamento, l'origine dell'amore che i discepoli si possono scambiare. È come se Gesù ci dicesse: "Amatevi con l'amore con cui vi ho amati".
Se, nel suo amore sino alla fine, Gesù fosse solamente un esempio egli resterebbe un personaggio eroico del passato; se poi il suo amore fosse anzitutto da imitare risulterebbe schiacciante per l'uomo e irrealizzabile nella sua radicalità. Si capisce pertanto che l'amore con cui Gesù ci ha amati può diventare anche il nostro se lo assumiamo non come un dovere, ma come un dono da accogliere. Se questo avviene ognuno è messo in grado di amare come Gesù e di amarci a vicenda: un amore che va e ritorna.

Testimonianza di Parola vissuta

IL DITO NELLA PIAGA

Durante una vacanza in comitiva, avevo come compagne di stanza due bambine. Una sera, parlando delle nostre famiglie, mi chiesero notizie della mia nipotina di sette anni. Mi irrigidii: senza saperlo, avevano messo il dito nella piaga: il padre di lei, infatti, sei anni prima aveva causato la morte di mia figlia in un momento di follia. Da allora, pur di non rivedere mio genero, non andavo mai a trovare neppure la mia nipotina.
Le due bambine ascoltarono attente questa storia terribile, poi una di loro osservò: "Ma noi cristiani dobbiamo perdonare…". E l'altra: "Tu devi mettere in un pacchetto tua figlia, il dolore passato, fargli un fiocco molto grande e mandarlo a Dio". E poi: "Perché, quando torniamo in città, non compri delle caramelle e vai a trovare la tua nipotina?".
Nel candore e nella semplicità di quelle bam-bine, avvertii la voce di Dio, che mi faceva vedere possibile ciò che solo un istante prima era per me inimmaginabile. Ce ne volle perché trovassi il coraggio di bussare a quella porta. Poi la pace, quella pace che più non conoscevo.

Una vedova - Argentina

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6a domenica di Pasqua (C) (22 maggio 2022)
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore (Gv 14,27)

Gesù sta pronunciando il suo discorso di addio. È in procinto di partire: va a preparare un posto ai discepoli nella casa del Padre. Accomiatandosi, Gesù assicura ai discepoli una presenza costante accanto a loro: il dono dello Spirito della verità. Per accogliere il dono di questa presenza è necessario l'amore per Lui nell'osservanza della sua Parola. Chi ama il Figlio e la sua Parola è amato dal Padre: entrambi verranno da lui e prenderanno dimora presso di lui.
Quanto è grande la nostra vita se può diventare dimora, abitazione di Dio! E come è importante fare bene la nostra parte perché sia una abitazione degna! Chi ci aiuta a fare bene quello che possiamo fare è lo Spirito Santo, il Paraclito. Inviato dal Padre stesso, consente al credente di ricordare le parole del Figlio per potere ascoltarle e ravvivarne il ricordo.
Oltre al Paraclito, Gesù promette ai discepoli la pace. Non c'è posto, dunque, per il turbamento e il timore, anche di fronte a situazioni inedite e complesse. La pace, che sgorga in definitiva dalla fiducia nel Risorto, produce gioia. Quella gioia profonda che si vive anche in tempi di persecuzione e di prova. Così Gesù con i suoi doni (la Parola e lo Spirito) e con la sua compagnia ci libera dal disorientamento, dalla paura, ma anche dall'ansia e da tutto quello che ci impedisce di camminare giorno dopo giorno con fiducia e saggezza.
Allora in questa settimana siamo attenti alla presenza di Gesù nella nostra vita: nell'ascoltare e vivere la sua parola, nel riceverlo nell'Eucaristia, nella comunione spirituale, nell'accoglierlo nei fratelli.

Testimonianza di Parola vissuta

DAL DIARIO DI UN AMMALATO

Credo con la semplicità di un bambino che in ogni cosa, e innanzitutto nel dolore, c'è l'amore di Dio. Ora che i limiti della salute si fanno sentire, lasciatemi procedere lungo la mia via crucis senza distogliermi da essa. È un dono della sua immensa bontà. È tramite quella che egli mi introduce nell'Amore.
Non ho un organo che funzioni bene. Ma la malattia non la temo. Vissuta in lui, porta frutto. Se l'anima è costantemente radicata in Dio e non si distrae da lui, ogni cosa che si fa è sempre un atto d'amore, ed è Amore.
Sto continuando fra alti e bassi, in un esercizio che richiede di morire a sé stessi in modo sempre più radicale. È così che divento un altro Gesù.
Dio mio! Una grande grazia ti chiedo: quella di poter camminare sempre senza distrarmi nella via verso l'incredibile meta che siamo chiamati a raggiungere: la santità. In quella via che mi hai preparato io ti trovo, lì ti troverò pienamente al termine di essa. Te la chiedo per me e per i miei fratelli, con le vie dei quali la mia si intreccia.

Angelo - Italia

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Ascensione del Signore (C) (29 maggio 2022)
Alzate le mani, li benedisse (Lc 24,50)

Il vangelo di Luca inizia nel Tempio con la benedizione mancata di Zaccaria, sacerdote senza fede. Termina nel Tempio con la benedizione e la gioia dei discepoli, che hanno riconosciuto e adorato il Signore. In mezzo c'è tutto il cammino di Gesù che ha loro aperto gli orecchi e la mente all'ascolto, gli occhi e il cuore alla visione.
Gesù, nel brano evangelico di questa festa, si ferma a parlare con i suoi amici e fa emergere il senso di tutto ciò che è accaduto. Si tratta di comprendere: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati".
A quel punto Gesù si separa e questa separazione è il punto di passaggio necessario perché i discepoli diventino testimoni e quindi vivano un nuovo inizio: il tempo della Chiesa. A questo scopo essi saranno rivestiti da una forza che viene dall'alto: lo Spirito Santo. Quindi il Signore non si allontana dai suoi. Sarà sempre in cammino con tutti i pellegrini. La sua presenza non sarà fisica, ma spirituale: ora è in noi con il suo stesso Spirito.
Nei momenti determinanti della sua vita Gesù prega. Alla fine diventa Lui stesso preghiera per noi: le sue mani ormai per sempre alzate al Padre, sono stese per sempre su di noi. È l'ultima immagine di sé che ci lascia. Quando era in mezzo a noi "passò bene-facendo". Ora, glorificato, rimane "bene-dicendo". E il suo "bene-dire" è un "bene-dare". E noi lo benediciamo, dicendo-bene di lui che ci dà-ogni-bene. Bellissima e consolante quest'ultima immagine di Gesù: tu sei benedetto, c'è del bene in te, c'è del bene in ogni uomo e donna.

Testimonianza di Parola vissuta

LA SUOCERA

Con mia suocera non c'era stato un rapporto facile, sia per la grande differenza d'età, sia per le sue convinzioni. Ma le parole: "Ama il prossimo tuo come te stesso" mi hanno spinta a non lasciare le cose come stavano.
Ho cominciato con poco. Quando lei doveva sbrigare delle pratiche burocratiche che la mettevano in difficoltà, l'accompagnavo nei vari uffici, l'aiutavo a compilare moduli, chiedevo per lei spiegazioni agli addetti.
Un giorno ha detto al figlio riferendosi a me: "Certo che con lei mi trovo meglio che con te e con le tue sorelle!".

L. R. - Italia

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Pentecoste (C) (5 giugno 2022)
Lo Spirito della verità vi insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)

La Pentecoste è la festa del Dono per eccellenza: lo Spirito Santo. Con questo Dono, Dio consegna al creato e all'umanità intera il suo respiro vitale, chiama le cose all'esistenza: prive dello Spirito divino le cose terrene tornano ad essere polvere, cioè prive di consistenza. La Pentecoste celebra questo infinito Dono dello Spirito, che continua ad animare e a guidare la vita dei singoli credenti e della Chiesa intera. Egli consente a noi, desiderosi di essere discepoli del Maestro, di penetrare il senso profondo delle sue parole e il mistero della sua persona.
Il vangelo di questa domenica ci porta nel cenacolo e offre al nostro ascolto parte del discorso di Gesù durante l'ultima cena. Per tre volte Gesù si rivolge ai discepoli chiedendo loro che Lo amino e osservino i suoi comandamenti e le sue parole. E nella misura in cui essi amano il Figlio, questi pregherà il Padre perché invii loro il Paraclito; essi saranno amati dal Padre ed Egli verrà assieme al Figlio per prendere dimora presso il discepolo: è per mezzo dello Spirito Santo che il Padre e il Figlio prendono casa nel credente.
Lo Spirito poi consentirà ai discepoli di penetrare il senso delle parole di Gesù, riportandole alla loro memoria e insegnando loro ogni cosa. Da parte nostra allora è importante fare di tutto per essere pronti e capaci di ascoltare la sua voce. Viviamo immersi in un mondo parolaio. Ma fra tutte c'è una "voce" che possiamo riconoscere. Sapremo farlo se ci sarà intimità, frequentazione; ascoltare la sua voce racconta di una persona che già abita dentro di te, desiderata come l'amata del Cantico: la tua voce fammi sentire. Prima delle tue parole, tu. Questo è l'amore che diventa azione.

Testimonianza di Parola vissuta

COSTANZA NELLA PREGHIERA

Mi sono accorta ad un certo punto che non avvertivo l'unione con Dio come prima. Pregavo tutte le sere, prima di addormentarmi, come al solito, ma mi sembrava di recitare parole vuote. Ho cercato allora di fare nuovi passi, come fare la meditazione e cercare di vivere meglio ogni attimo presente nell'amore.
Alcuni giorni della settimana viene celebrata la Messa anche nella mia parrocchia e cerco di andare, anche se qualcuno mi critica dicendo che è esagerato andare a Messa anche nei giorni feriali. Quando torno da scuola ho il tempo di pregare il rosario.
Facendo così, percepisco che l'unione con Dio diventa più stabile e non solo: è ritornato l'entusiasmo, la disposizione d'amare con più radicalità.

Fernanda - Brasile

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