XXVI Domenica del Tempo ordinario (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 8/2021)


ANNO B – 26 settembre 2021
XXVI Domenica del Tempo ordinario

Numeri 11,25-29 • Salmo 18 • Giacomo 5,1-6 • Marco 9,38-43.45.47-48
(Visualizza i brani delle Letture)

OLTRE LE NOSTRE BANDIERE

Mentre si fa sempre più affrettato il cammino di Gesù verso l'ora del compimento, altrettanto più vivo è il suo desiderio che i discepoli non conoscano inciampi lungo la strada della loro sequela. Tanti, infatti, sono gli ostacoli che rallentano il passo, finendo per assolutizzare cose che, invece, sono da recidere alla radice. Anzitutto la sindrome dell'esclusiva e del privilegio per divenire capaci di gioire del bene.
Torna, ancora una volta, il tema del potere. Dei veri e propri impenitenti i discepoli: non tollerano che qualcuno fuori dalla loro cerchia possa compiere ciò che sembra essere una loro prerogativa. Ci attraversa tutti la tentazione di esibire patenti, come la tentazione di vivere la vita secondo una questione di etichette, di erigere muri di separazione come di esigere trattamenti di riguardo. Nessuno di noi cede volentieri il suo diritto di primogenitura.
Quando questo attraversa il nostro cuore, il cammino dietro il Signore ne risente terribilmente finendo per stabilire da noi i criteri del dentro e del fuori, del per noi e del contro di noi.
Invece, ripete Gesù, guai a voler mortificare l'azione di Dio circoscrivendola entro confini e appartenenze stabilite da noi. Dio è non poche volte oltre il percorso prestabilito; Dio non si muove in riserve di caccia né accetta che lo si vincoli a elenchi o tessere propagandate da noi. In guardia, perciò, dalle forme in cui si declina l'integralismo che esclude. Ai discepoli di sempre è richiesta la fermezza non nel tenere alla larga o allontanare chi immediatamente non si riconosce attorno alle nostre bandiere, ma nel recidere il male oscuro che abita nel nostro cuore. L'ostacolo è dentro di me non fuori.
Accade sovente di tenere insieme un percorso di sequela e una vita fatta di banalità che ottundono il cuore. C'è qualcosa che inciampa il nostro incedere mentre ci concediamo larghi sconti nel nostro stile di vita, nel nostro modo di pensare. Suonano forti le parole del Vangelo: Togli! Taglia! E il togliere richiede un gesto deciso. Certo, il linguaggio usato da Gesù è un linguaggio figurato. Ma cosa vorrebbe esprimere?
L'occhio che non sa più riconoscere e gioire del bene, è un occhio che non ti aiuta più a riconoscere la presenza di Dio nelle pieghe della storia. Quest'occhio è da togliere! La mano usata soltanto per prendere e per accreditarsi garanzie, è una mano divenuta incapace di condividere. Questa mano è da togliere! Il piede che sovente arretra o si arresta sulle sue posizioni, è un piede incapace di frequentare i sentieri verso i quali lo Spirito lo conduce. Questo piede è da tagliare! Il cuore che difficilmente si mette in gioco e, se lo fa, lo fa comunque con riserva, è un cuore che non è disposto ad affidare al Signore l'orientamento della propria storia. Questo cuore è da togliere!
Perché tutto questo possa accadere non basta agire solo su alcuni atteggiamenti esteriori ("evangelizzazione dei comportamenti"). È necessario permettere che il cuore sia plasmato sulla misura del cuore di Cristo. Se questo non accade, il recidere che pure possiamo mettere in atto, è solo un'operazione estetica. Peraltro, non delle migliori


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