XXIV Domenica del Tempo ordinario (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 8/2021)


ANNO B – 12 settembre 2021
XXIV Domenica del Tempo ordinario

Isaia 50,5-9a • Salmo 114 • Giacomo 2,14-18 • Marco 8,27-35
(Visualizza i brani delle Letture)

UNA DOMANDA CHE RISUONA DA DUEMILA ANNI

Erano stati giorni intensi quelli condivisi dai discepoli con Gesù. Molteplici ed evidenti i segni che ne attestavano la plausibilità del suo essere speciale, tanto è vero che non faticano a riportare il parere della gente quando, sollecitati dal Maestro a dire il sentire circa la sua persona, affermano che egli è Elia o il Battista o qualcuno dei profeti.
I discepoli avevano scommesso il loro presente e il loro futuro su quell'uomo, tanto da abbandonare persino occupazioni e affetti. Ma quel giorno, lontani dai luoghi ufficiali della religione, quella strada che stavano percorrendo diventa il luogo dove esprimere con spontaneità ciò che abitava il loro cuore. Interessante il verbo all'imperfetto - li interrogava - segno di un'azione mai conclusa una volta per tutte. Infatti, è sempre là dove il pensiero e il linguaggio corrispondente non è necessariamente codificato che il Maestro continua a porre la domanda ai discepoli di ogni tempo, quasi a dire: lascia stare le formule in cui vorresti rinchiudere una persona. La strada - simbolo della vita-– è il luogo delle parole spontanee. Luogo non confessionale, la strada. Lì da duemila anni risuona la domanda di Gesù: ma voi, chi dite che io sia?
E Pietro, nel suo slancio generoso, non esita a dirgli chi è: tu sei il Cristo! Non c'è più nulla da attendere, Israele potrà conoscere la sua restaurazione politica e sbarazzarsi definitivamente dell'occupazione straniera. Tentazione trasversale a ogni generazione di credenti quando si convincono che è mediante logiche di potere che è possibile instaurare il regno di Dio.
La professione di Pietro è sincera ma incompleta e impropria. Sarà solo sotto la croce che un pagano, il centurione, vedendo quell'uomo morire in quel modo potrà esclamare: veramente quest'uomo era Figlio di Dio! Non prima. Per questo Gesù chiede di non rivelare a nessuno la sua identità: sarebbe stata a rischio di equivoco.
Cominciò a spiegare... quanta tenerezza in questa espressione! Il Maestro sa che ciò che sta consegnando è troppo grande per loro e difficile da accettare. E perciò deve far comprendere ai discepoli che egli è davvero il Cristo. Ma questo significa stare nella vita secondo uno stile di consegna di sé fino alla fine, senza mai prevaricare.
Avrebbero destabilizzato chiunque quelle parole pronunciate da Gesù per la strada. Ma come? Da secoli Israele aspettava un Messia che, finalmente, avrebbe risollevato le sorti del suo popolo e ora che le antiche promesse sembrano compiersi, Pietro si sente ripetere che non attraverso una via di forza verrà instaurato il regno di Dio, ma mediante un percorso che conoscerà addirittura la riprovazione dello stesso Messia? Non ti accadrà mai, ripete il Pietro di ogni tempo.
Va'dietro a me, Satana. A questo punto, emerge la non-fede di Pietro, il quale diventa addirittura colui che ostacola mettendosi di traverso. La tentazione di fraintendere il volto del Signore e il senso del nostro essere discepoli è sempre ricorrente.
La strada intrapresa dal Maestro non conosce garanzie di sorta. Senza sconti il suo procedere. Il cammino tracciato da lui è il cammino dell'anti-potere. Chi lo vuol seguire non può non "perdersi con lui".


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