XII Domenica del Tempo ordinario (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 6/2021)


ANNO B – 20 giugno 2021
XII Domenica del Tempo ordinario

Giobbe 38,1.8-11 • Salmo 106 • 2Corinzi 5,14-17 • Marco 4,35-41
(Visualizza i brani delle Letture)

ACCETTARE LA SFIDA DEL TRAGITTO

Come ci rilegge il brano della tempesta sedata! Chi di noi fatica a riconoscere di essere vestito di paura perché l'abito delle sue sicurezze è stato strappato in ogni sua parte?
Non t'importa che siamo perduti? È la domanda che sintetizza tutto il dramma del nostro vivere: da un lato la fiducia verso Dio e dall'altro la paura che sia tutta un'illusione.
È in un simile contesto che risuona l'invito perenne di Gesù: passiamo all'altra riva. Allora si trattava dell'invito a raggiungere la sponda dei pagani. Oggi, è l'invito a lasciare la sicurezza e la tranquillità della nostra sponda, pena il non conoscere affatto ciò verso cui Gesù vuole introdurci.
In un cambiamento d'epoca come il nostro, chi di noi non subisce il fascino della tranquillità?
Passiamo all'altra riva, ripete Gesù alle nostre resistenze. L'importante è accettare la sfida del tragitto, della traversata con lui così com'è.
L'iniziativa di passare all'altra riva è sua, iniziativa che egli prende verso sera quando attraversare il lago non è certo un'esperienza agevole. I discepoli vengono iniziati a prendere con sé il Maestro così com'è, non costruito a misura dei propri desideri e aspettative, ma stanco, rifiutato. Quel Gesù affaticato, contraddetto, in balia del sonno, ricorda ai suoi che al presente non è mai tolto il volto tragico dell'esistenza e la necessità della sequela, neanche se siamo certi che lui è sulla barca con noi.
In quei frangenti la paura cresce e ci si ritrova a gridare: perché dormi, Signore? Le condizioni in cui si svolge la nostra vicenda terrena a volte sembrano tali da dare la sensazione che questo Gesù ci abbia lanciati in un'avventura senza ritorno.
È contro questo tipo di lettura delle cose che il Vangelo ricorda come la mia sia una vicenda sulla quale Dio è imbarcato sin dall'inizio. All'uomo che contesta a Dio il suo modo di essere presente nella storia, Dio risponde non giustificandosi ma invitandolo a guardare le cose da un'altra prospettiva. La sua presenza sebbene misteriosa non per questo è meno reale. Gli eventi e le domande che essi suscitano vanno affrontati non con lo spirito della rassegnazione e della sopportazione, ma con quello del discernimento. In tutto ciò che accade è come racchiusa una parola che va ascoltata e accolta.
Non avete ancora fede? A noi che vorremmo contestare il modo enigmatico in cui vanno le cose del mondo, Dio contesta il nostro modo cieco di leggere la storia: là dove noi contestiamo il suo disinteresse per noi, egli contesta la paura che ci tiene schiavi.
Il Dio che nel brano evangelico sgrida il vento e il mare è lì ad attestare che non ama le tempeste, non le ordina, neppure a fin di bene. Il Dio di Gesù è il Dio che ama la vita. A lui importa, eccome, se moriamo. Gli importa talmente tanto della nostra vita che è morto per noi. È a noi che egli consegna due domande: perché siete così paurosi? Non avete ancora fede? Bisognerebbe prendere queste domande non come domande che hanno già una risposta. Perché sono così pauroso? Forse, con più umiltà, dovremmo riconoscere che «abbiamo tonnellate di religione, ma non abbiamo un granello di fede» (P. Balducci).


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