V Domenica di Quaresima (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 3/2021)


ANNO B – 21 marzo 2021
V Domenica di Quaresima

Geremia 31,31-34 • Salmo 50 • Ebrei 5,7-9 • Giovanni 12,20-33
(Visualizza i brani delle Letture)

OLTRE SÉ STESSI

Quasi al termine del nostro itinerario quaresimale, siamo invitati a porci in ascolto del nostro cuore: cosa c'è dietro richieste che hanno tutta la parvenza di essere sincere («vogliamo vedere il Signore», chiedono i Greci) e, nondimeno, tradiscono ben precise aspettative? L'incontro con iGreci chechiedono di vedere il Signore, rivela al Maestro che la sua ora sta per giungere al termine, ma non senza pagare un duro prezzo: per questo Gesù vive un vero e proprio momento di turbamento.
Cosa fare? Risparmiarsi, difendere la propria esistenza o mettersi in gioco e rischiare? La scelta, talvolta, si rivela ancor più difficile perché non si tratta di decidere tra un bene e un male: è piuttosto in questione il modo di stare nella vita e l'uno non vale l'altro. In quei frangenti sembrano prevalere angoscia e paura. È quello che ha attraversato anche il cuore di Cristo: fuggire o entrare in quella nube oscura che ha davanti a sé? E poi, per chi? Per chi non è neppure in grado di riconoscere quello che stai facendo per loro?
Una vita riuscita secondo il nostro modo comune di sentire è quella che non rinuncia alla propria incolumità e ottiene il massimo dei risultati senza rimetterci grandi investimenti, quasi abdicando alla nostra stessa umanità: era quello che satana aveva proposto a Gesù nel deserto. Una vita declinata secondo i canoni dell'amore, invece, non sisottrae all'eventualitàdelrifiuto. PerGesù,come per il discepolo, questo è il momento della vera tentazione: si può continuare ad avere fiducia in Dio quando sofferenza e abbandono stanno per diventare compagni delle tue giornate? Gesù ha investito tutto sé stesso per restituire speranza a chi l'aveva smarrita. Era stato apostrofato come "amico dei peccatori", "bestemmiatore". E ora? Cosa stava accadendo? Perché rendere vano quanto ha affrontato con tanta tenacia? Perché compromettere ciò che ha provato a costruire con tanta fatica?
Nessun invito a scegliere la sofferenza per la sofferenza, ma a vivere qualunque circostanza con amore. Ci sono anche per noi tornanti dolorosi che non è possibile evitare e che misurano ciò che di più vero portiamo nel cuore. Ci sono delle morti da attraversare se vogliamo gustare pienezza di vita: forse che l'orgoglio non ci seduce? Non siamo attraversati dalla superbia, dal pensare solo ed esclusivamente a noi stessi? Non siamo tentati dal fascino di non esporci al rischio dell'amore? Ma amare la propria vita al punto da desiderare esclusivamente la propria autorealizzazione, è la premessa per fallire in pieno.
Potrebbe mai realizzare ciò per cui è stato pensato se il chicco di grano rinunciasse a marcire?
La vita, infatti, si guadagna donandola, si ottiene spendendola, si conquista affidandola.
A salvarci non è una religione dello scenario ma il dinamismo del seme che accetta di marcire per essere fecondo.
La guarigione non è la recita in un nuovo teatro ma il lasciarsi purificare il cuore: finché non acconsentiamo a questa operazione, continueremo a cambiare teatro ma non smetteremo di recitare. Tutto può essere recita: dalla liturgia alla carità, dalla preghiera all'affetto. Tutto.


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