Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 3/2021)
ANNO B – 14 marzo 2021
IV Domenica di Quaresima
2 Cronache 36,14-16.19-23 • Salmo 136 • Efesini 2,4-10 • Giovanni 3,14-21
(Visualizza i brani delle Letture)
IV Domenica di Quaresima
2 Cronache 36,14-16.19-23 • Salmo 136 • Efesini 2,4-10 • Giovanni 3,14-21
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PARTIRE E ALZARE LO SGUARDO
Dio non si rassegna alla situazione di morte in cui si trovano tutti gli uomini e per questo reagisce sempre con compassione. Quando il vaso di argilla che è la nostra vita si rompe, il tesoro della sua fedeltà e del suo amore riluce in tutto il suo splendore. Dio non si rassegna mai alla piega che prendelastoria, riapre sempre il dialogo con chi ha conosciuto l'amara esperienza dellimite. L'ultima parola sulla storia non spetta mai all'infedeltà o alla morte: la porta del cuore di Dio, infatti, rimane sempre aperta. Per questo l'esperienza del limite e della contraddizione non va letta come un impedimento ma come occasione per toccare con mano fino a che punto io stia a cuore a Dio.
Il Signore aveva fatto di tutto per impedire che Gerusalemme venisse distrutta e quando sembrava impossibile intravvedere una possibilità di ripresa, per Israele risuona ancora una parola di speranza: il tempo delle mancanze e della disobbedienza è già il tempo che prepara e prelude a un cambiamento. Là dove l'uomo persegue progetti mortiferi, Dio tesse occasioni nuove perché egli scelga esperienze di vita. E, guarda caso, tali occasioni sono tessute da Dio persino attraverso chi non lo ha mai conosciuto. Cos'era mai il re Ciro se non un re pagano?
E se nel crollo di tante nostre sicurezze storiche fosse insite la possibilità di una nuova svolta per la storia? Non ci accada di subire gli eventi, ma di riconoscerli e attraversarli.
Come è possibile? si chiedeva stupito e incredulo il maestro di teologia. Come è possibile? continuiamo a chiederci noi. A Nicodemo e a noi Gesù parla addirittura di una necessità che le cose vadano in tal senso: è questione di vita o di morte (bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato...). Il suo entrare personalmente nell'esperienza della smentita inverte l'orientamento della storia dell'umanità. È il proprium della fede cristiana: a salvarci è ciò da cui immediatamente è venuta a noi la rovina. Se solo avessimo uno sguardo di fede!
Davanti alla croce, Nicodemo prima, ognuno di noi poi, è invitato a ridiscutere tutto ciò che nella sua vita è ancora nel segno dell'ambiguità. Metro di giudizio su di sé la croce del Signore Gesù. Per questo è necessario non abbassare gli occhi: la croce va guardata senza paura per quanto sia uno spettacolo drammatico. In quella realtà che racchiude tutto il male di cui l'uomo è capace, lì si manifesta altresì l'amore che giunge al limite estremo. Il colmo dell'umiliazione e dell'abbassamento coincide con il massimo della dedizione: così Dio ha amato il mondo! Fino a questo punto! Non dirà mai: basta! se non di fronte alla nostra libertà, tanto da subire persino il nostro giudizio.
Se la libertà dell'uomo può giudicare e condannare, la gratuità della misericordia di Dio non smetterà di amare perdutamente. Per questo, persino l'esperienza più drammatica del rifiuto di Dio da parte dell'uomo, la croce, quella che sembrava essere la vittoria dell'uomo su Dio, diventerà ancora una volta la vittoria di Dio.
Spetta a noi trasformare le difficoltà e gli ostacoli del vivere, in gradini da sormontare per nuove salite.
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