III Domenica di Quaresima (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 3/2021)


ANNO B – 7 marzo 2021
III Domenica di Quaresima

Esodo 20,1-17 • Salmo 18 • 1Corinzi 1,22-25 • Giovanni 2,13-25
(Visualizza i brani delle Letture)

GLORIFICATE DIO CON LA VOSTRA VITA

Acciuffare Dio fu la tentazione di Pietro sul Tabor ma essere sicuri che, adempiute determinate cose, la partita con Dio sia finalmente risolta, è sempre stata la tentazione di ogni uomo che si dice religioso.
Cosa fare per essere certi del suo favore ed essere esauditi nelle proprie richieste? Tutto ha un prezzo. Vuoi che il rapporto con Dio sfugga a una simile logica? Commercializzato Dio, tutto è lecito: una volta stabilito un prezzario, hai diritto a ciò che finalmente sei riuscito a comprare.
Il problema, però, non è acciuffare Dio con qualche pia pratica o gesto di solidarietà ma lasciarsi afferrare da lui, arrivare, cioè, a vivere il rapporto con lui non secondo una logica di prestazione ma secondo uno stile di comunione e di gratuità. E questo nello spazio reale della nostra esistenza. È la mia vita concreta l'ambito in cui riconoscere la gloria di Dio (il suo peso e la sua capacità di incideresulla mia esistenza) che si esplicita nell'attenzione a ciò che più di ogni altra cosa è cara a Dio: l'uomo. È questo il senso del congedo che sentiamo alla fine della santa messa quando si proclama: «Glorificate Dio con la vostra vita». Quale grado d'incisione ha Dio nelle tue scelte più comuni?
Non a caso, insieme al brano della purificazione del tempio, ascoltiamo oggi le parole date da Dio a Mosè perché il popolo fosse in grado di custodire la sua libertà ponendo un argine a ciò che rischiava diminarla. E, invece? Proprio la Pasqua, festa della libertà e memoria di ciò che Dio aveva compiuto, era diventata il momento in cui sottoporsi a un altro tipo di schiavitù, quella del denaro. Dio desiderava dei figli ed ecco degli schiavi.
Il rapporto con Dio non può essere relegato a un tempo e a un luogo: forse che i nostri rapporti più veri (quando sono tali) non arrivano a segnare pensieri e sguardi, attenzioni e interessi, progetti e desideri?
Tutto è chiamato a diventare sacro, le relazioni e il lavoro, il silenzio e la parola, gli incontri e gli impegni.
Non siamo abituati al Gesù che s'arrabbia. Rischiamo anche noi, come i Giudei quel giorno, di non comprenderne il motivo. A spingerlo a fare una cordicella e a buttare all'aria la mercanzia trovata nella casa del Padre suo, cos'altro era se non la sua gelosia? A Gesù sta a cuore che la relazione con Dio non sia qualcosa di facciata ma tocchi ogni ambito della nostra vicenda umana. Il Padre non cerca frequentatori del tempio interessati a portarlo dalla loro parte, ma figli che si onorano di compiere ciò che egli ha indicato per avere la vita vera.
Per questo, oggi, l'appuntamento è fissato nel nostro cuore là dove egli intende compiere un'opera di purificazione. Proprio come il corpo di carne assunto dal Figlio di Dio è diventato il tramite mediante il quale egli ha offerto sé stesso al Padre, così la nostra umanità è chiamata a diventare sacrificio vivente a Dio gradito, nella misura in cui non ci fermiamo a una osservanza esteriore ma permettiamo che tutto di noi sia informato della sua presenza.
Glorifichiamo Dio con la nostra vita: quando ciò accade possiamo andare in pace rendendo grazie a Dio.


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