Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 4/2021)
ANNO B – 25 aprile 2021
IV Domenica di Pasqua
Atti 4,8-12 • Salmo 117 • 1 Giovanni 3,1-2 • Giovanni 10, 11-18
(Visualizza i brani delle Letture)
IV Domenica di Pasqua
Atti 4,8-12 • Salmo 117 • 1 Giovanni 3,1-2 • Giovanni 10, 11-18
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A SCUOLA DI BELLEZZA
A scuola di bellezza. Ecco dove ci accompagna la pagina evangelica del "buon pastore". In realtà, sulle labbra di Gesù, l'aggettivo usato non è "buono" ma "bello". Di quale bellezza parla Gesù? Della bellezza di un rapporto in cui non diventi mai merce di scambio come potrebbe essere per un mercenario. Quanti entrano nella nostra vita perché magari hanno fiutato l'affare!
La bellezza di cui parla Gesù e che lo fa diventare unico, è quella che offre la garanzia di una custodia a oltranza e una intimità a prova di voce. È una bellezza che ha le sue radici altrove, nel suo rapporto con il Padre, i cui frutti si manifestano nella consegna di sé che ha tutti i tratti della passione.
La bellezza di cui egli parla è quella propria di chi è consapevole che tutto quanto è perso per amore conosce misteriose vie di conservazione: non andrà mai perduto. È la bellezza di un rapporto in cui a rassicurarci è non poche volte il solo tono della voce.
La bellezza di cui parla Gesù è quella di chi vive i rapporti in termini di appartenenza e non di possesso, di intesa e non di prevaricazione, di rispetto e non di sopraffazione, di custodia e non di disinteresse.
La bellezza di cui parla Gesù è quella espressa in termini di cura per chi conosce l'esperienza della fragilità e del limite, è la bellezza di un Dio che non dorme di notte se un uomo non è al sicuro.
Davvero non c'è altro nome in cui è possibile essere salvati se non nel nome di Gesù. A salvarci, cioè, è uno stile di vita come il suo: questa è la bellezza che salverà il mondo: è l'amore che condivide il dolore.
Viviamo in un mondo che ha fatto della bellezza il suo idolo e tuttavia non conosce la bellezza perché tutto misura secondo i canoni dell'utile, del vantaggioso, del tornaconto. Abbiamo bisogno di riapprendere ed educarci ad altri criteri, abbiamo bisogno di rimettere a tema il gratuito e il per sempre. Serve a poco denunciare le brutture del nostro mondo se non irradiamo la bellezza di ciò che ha sedotto il nostro cuore.
Sono tante le circostanze che ci piombano addosso proprio come un lupo in agguato, in cerca di preda. Si tratta di circostanze conflittuali, dolorose rispetto alle quali i legami umani dell'amicizia e dell'affetto sembrano vacillare. In quei frangenti il rischio è quello di provare a salvare sé stessi abbandonando gli altri al loro destino. La bellezza di cui parla Gesù è quella di chi, proprio in un frangente in cui tutto sembra vacillare, non fugge perché qualcosa vale più della vita: il suo legame con Dio e quello con i fratelli. Sono questi frangenti che inverano la solidità di tante parole pronunciate in un momento in cui avevamo riconosciuta come degna di fede la parola del Vangelo.
La verità di un rapporto, la forza di un legame è misurata solo quando su di esso si addensa una nube oscura. Nulla di noi è vero se non ha conosciuto la purificazione di quel crogiuolo.
Il cuore del pastore "bello" custodisce legami che travalicano i limiti di un recinto: ho altre pecore che non sono di questo ovile. Invito a dilatare lo sguardo oltre i propri confini e riconoscere che anche altrove Dio esercita premura e cura.
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