II Domenica dopo Natale (B)




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 1/2021)


ANNO B – 3 gennaio 2021
II Domenica dopo Natale

Siracide 24,1-4.12-16 • Salmo 147 • Efesini 1,3-6.15-18 • Giovanni 1,1-18
(Visualizza i brani delle Letture)

ACCOGLIERE

Nell' "in principio": ecco dove ci conduce il viaggio propostoci dalla liturgia. Presi per mano siamo condotti, a tappe, in un viaggio che ha il suo incipit nel fuori tempo di Dio e poi, per via di sconfinamenti, giunge fino a un luogo che sembrerebbe abbia nulla da spartire con Dio. In una piccolissima zolla di terra, Dio ha scelto di mettere la tenda in Gesù di Nazaret.
Il verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi.
Forse ci sfugge la portata di un tale annuncio ma esso, tra le altre cose, attesta che agli occhi di Dio la nostra terra - quella sulla quale ora stiamo con non poca trepidazione e incertezza - è risultata affidabile se è vero che egli ha scelto di farla sua. C'è una grazia e una bellezza da riconoscere e far emergere in ogni esperienza creata.
A volte ci attraversa la sensazione di vivere come in un'orrida regione. Il dubbio che a Dio stia a cuore la nostra vicenda attraversa tante nostre giornate.
A fronte di una coscienza religiosa che si nutre di questa ambiguità, tutta la passione da parte di Dio è orientata al recupero della sua immagine autentica, del mistero della sua volontà.
Nell' "in principio" della nostra storia non c'è anzitutto un'esperienza di caducità ma di amore gratuito, non soltanto un peccato originale ma una grazia originale. Un amore che nulla e nessuno potrà mai impedire: né il rifiuto doloroso dell'infedeltà e del peccato né l'affronto dell'indifferenza o la presuntuosa autosufficienza dell'uomo.
Il verbo si fece carne: Dio prende l'iniziativa e si rivolge all'uomo. L'esperienza cristiana non si svolgenell'aria rarefatta di un tempio e nella separatezza del sacro, ma nella prossimità di un corpo.
Il verbo si fece carne, uno di noi perché noi diventassimo per mezzo di lui partecipi della natura divina. Dio non si preoccupa anzitutto di ristabilire un ordine ma di allacciare una relazione tra persone, perché è dall'incontro con lui che parte la possibilità di riscatto.

A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: il senso ultimo della mia vicenda è diventare figlio di Dio. Il suo natale vale il mio natale, la mia nascita a figlio di Dio con pensieri nuovi, sguardi non angusti, gesti che esprimono attenzione e cura verso ogni uomo. Così il Verbo continua a farsi carne.
La parola di Dio che accogliamo è come un seme che feconda la nostra umanità secondo la sua specie: della stessa razza del Figlio di Dio. Nulla può un seme se non c'è un grembo disposto ad accoglierlo. Tu diventi ciò che accogli. Tua vocazione è accogliere. Quando accolgo il seme della Parola di Dio io divento racconto di Dio. Dio nessuno lo ha mai visto... ma lo possono rivelare coloro che rivivono sentimenti e gesti del Figlio, noi, diventati figli.
Il verbo si fece carne: da leggere come un segno questo indebolimento di Dio, un ritrarsi per fare spazio.
Dio si ritrae per amore. I medievali parlavano di verbum abbreviatum, un Dio accorciato.
In principio la Parola: alla sorgente di tutto, non l'insensatezza ma la sapienza, non il caos ma la bellezza. Anche in una condizione così precaria com'è quella che stiamo attraversando, la nostra vita non è allo sbando.


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