Maria Santissima Madre di Dio




Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di Antonio Savone, presbitero della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Vita Pastorale (n. 1/2021)


ANNO B – 1° gennaio 2021
Maria Santissima Madre di Dio

Numeri 6, 22-27 • Salmo 66 • Galati 4,4-7 • Luca 2,16-21
(Visualizza i brani delle Letture)

LA CURA E LA MERAVIGLIA

Un nuovo anno davanti a noi. Cosa ci riserva? Esso sembra iniziare nella totale incertezza. Eppure la parola di Dio ci ricorda che il tempo non è soltanto la successione di secondi, minuti, ore. Il tempo, questo nostro tempo, è sempre accompagnato dal volto di Dio che ti dice: sono qui con te, sono qui per te. La nostra fiducia si radica in questa certezza: Dio c'è e tanto basta!
Se ad accompagnarci è questa certezza, qual è il nostro compito? Lo stesso di Maria. In una situazione di povertà estrema, Maria non permise che gli eventi avessero la meglio su di lei. Restò lucida così da riuscire a compiere due azioni che parrebbero impossibili: da una parte ricolmava di attenzioni il piccolo e dall'altra conservava quella libertà interiore che le permise di custodire il mistero di quella nascita. Il massimo della privazione e il massimo della cura.
In una situazione di disagio, nessuna sterile disamina o lo sproloquio inutile che finisce per gettare il peso su un eventuale capro espiatorio. Fece tutto ciò che era opportuno lasciandosi generare da quel figlio di cui era lei la genitrice.
All'annuncio dell'angelo, pur impreparata di fronte a quanto rivelato, non decise di chiudere a priori la partita, ma manifestò la sua disponibilità dapprima attraverso l'ascolto e la riflessione e poi attraverso il suo grembo offerto. Dopo il suo "eccomi", eccola pronta a balzare per i monti di Giuda così da raggiungere in fretta chi era più bisognosa di lei. Maria ci ricorda che il bene intravisto va fatto senza perdersi tra il «ci penso domani» e il «perché dovrei farlo io?».
Penso a questa pandemia in cui l'incalzare delle urgenze finisce per farci perdere il senso delle proporzioni così da non avere più alcuna premura verso la vita che germoglia in noi o attorno a noi. Può persino accadere, infatti, di non accorgerci che sta nascendo qualcosa, presi come siamo o dalla lamentela per ciò che ci è toccato in sorte o dalla rassegnazione. Non c'è evento che non racchiuda per noi un tesoro nascosto che, tuttavia, rischia di restare sepolto solo perché ci manca la capacità tutta interiore di raccogliere e conservare anche ciò che sfugge alla nostra comprensione.

C'è poi un altro compito, lo stesso dei pastori. Si lasciano mettere in cammino nel cuore della notte, abbandonando le loro occupazioni. A spingerli una parola cui hanno dato credito. Quante parole gli angeli di Dio recano ancora a noi! Che cosa ci impedisce di andare a vedere?
L'attenzione nutrita da Maria per quel bimbo in quel contesto era il segno dell'attenzione di Dio per ogni uomo segnato dalla propria vulnerabilità. Questo videro i pastori e a questo credettero. C'era di che glorificare Dio, se gloria significa riconoscere il peso, la portata di Dio. Lì si era manifestata, in quel segno dato loro dall'angelo.
Ben vengano gli auguri, allora, come riconoscimento di ciò che ci manca, ma insieme agli auguri la disponibilità a fare nostra l'intraprendenza di Maria e lo sguardo dei pastori che vede l'invisibile nella povertà dei segni.


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