Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.
2a domenica del Tempo ordinario (B) (17 gennaio 2021)
Venite e vedrete (Gv 1,39)
3a domenica del Tempo ordinario (B) (24 gennaio 2021)
Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini (Mc 1,17)
4a domenica del Tempo ordinario (B) (31 gennaio 2021)
Ed erano stupiti del suo insegnamento (Mc 1,22)
5a domenica del Tempo ordinario (B) (7 febbraio 2021)
Lo trovarono e gli dissero "Tutti ti cercano!" (Mc 1,37)
6a domenica del Tempo ordinario (B) (14 febbraio 2021)
Lo voglio, sii purificato (Mc 1,41)
2a domenica del Tempo ordinario (B) (17 gennaio 2021)
Venite e vedrete (Gv 1,39)
Nella prospettiva cristiana la vita è intesa come una chiamata a realizzare noi stessi attraverso una relazione con Dio, datore di ogni bene. Cerchiamo di vivere realizzando quel progetto che Dio ha su di noi: ai suoi occhi siamo unici ed egli ci conduce alla pienezza del nostro essere con la nostra collaborazione. Per questo diventa importante l'ascolto della sua Parola. E, l'abbiamo da poco celebrato nel Natale, questa Parola si è fatta carne nella persona di Gesù. È Lui allora che per noi diventa la strada per scoprire la nostra personale vocazione e anche per rispondervi in maniera positiva. Compito del cristiano è quello di cercare Gesù per seguirlo.
Il vangelo di questa domenica ci racconta le prime esperienze dei discepoli e sottolinea il loro "fermarsi presso di lui". Tutto inizia da Giovanni Battista: vedendo Gesù, lo indica a due suoi discepoli. Essi si mettono in cammino e vanno dietro a Gesù, il quale si volta e rivolge loro una domanda, simile a quella che rivolgerà alla Maddalena il giorno della resurrezione: "Che cosa cercate?". Riconoscendolo come Maestro, i discepoli si dichiarano pronti a seguirlo. E poi gli rivolgono una richiesta apparentemente slegata alla domanda di Gesù: "Dove dimori?". Noi credenti sappiamo che Gesù "dimora" nella Trinità e che egli è la "via" per arrivare all'incontro con il Padre. E Gesù li invita: "Venite e vedrete".
Noi possiamo immaginare che insieme con Gesù quei due hanno fatto un'esperienza formidabile di Dio, del suo amore. E quella li trasforma. Certamente anche noi abbiamo "incontrato" l'amore di Dio, di un Dio che ci ama infinitamente, di un Dio che "sogna" (come fanno tutti i papà e le mamme per i figli) per noi la possibilità di diventare capolavori. Facciamo bene la nostra parte!
Testimonianza di Parola vissuta
FINANZIERE
In quanto sottoufficiale della guardia di Finanza in un piccolo paese della mia regione, mi capita spesso di dover comminare sanzioni amministrative anche pesanti a persone semplici che per leggerezza hanno infranto le normative vigenti. Un tempo spiegavo loro a grandi linee l'errore commesso e la necessità di pagare.
Da quando però attingo dalla Parola del Vangelo il riferimento per aver un giusto comportamento al servizio del prossimo, cerco di immedesimarmi nella persona che ho davanti, spiegando in dettaglio ciò che ha provocato quelle sanzioni a suo carico. I miei colleghi ormai mi dicono che i miei appuntamenti per le verbalizzazioni si sa quando iniziano ma non quando finiscono.
È molto gratificante, alla fine, pur avendo fatto comunque il mio dovere, sentirmi dire grazie da quella persona. Non solo: forse proprio per questa mia disponibilità all'ascolto, a volte c'è chi finisce per confidare a me, uno sconosciuto che forse non incontrerà più in vita sua, situazioni personali dolorose che mi lasciano senza parole.
Giuseppe - Italia
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3a domenica del Tempo ordinario (B) (24 gennaio 2021)
Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini (Mc 1,17)
Il brano evangelico di questa domenica si compone di un sommario, che descrive sinteticamente gli inizi della predicazione di Gesù, e della narrazione della duplice chiamata dei primi quattro discepoli. Gesù, vede e chiama a seguirlo. Pietro e Andrea lasciano le reti: è un lasciare immediato, irriflesso, irreversibile. Lo stesso fanno Giacomo e Giovanni, i quali, nel seguire Gesù, sembrano quasi contravvenire ad ogni norma di pietà filiale.
Marco vuole farci intuire che la venuta del Regno in Gesù provoca davvero una trasformazione nei modi di pensare e di intendere qualsiasi rapporto: seguire il Maestro, che sorprende sempre e chiama ad avventure impossibili. Certo Lui precede, guida e sostiene. È un incontro normale, ma coinvolgente. Gesù chiama e loro decidono di accettare la sua chiamata, senza stare troppo a pensarci.
Questa pagina evangelica suscita sempre una grande emozione, perché ci fa ricordare e rivivere il momento del nostro primo incontro vivo con Lui, della nostra decisione per una vita con Lui, segnata dalla sua presenza, guidata dalla sua Parola, dalla condivisione della sua esistenza e della sua missione. Quel giorno abbiamo iniziato veramente ad essere cristiani, ad essere di Cristo.
La chiamata dei primi discepoli accende in noi la memoria del momento in cui ci siamo sentiti chiamati per nome e siamo approdati consapevolmente alla fede. Non che prima fossimo chissà che cosa; forse eravamo cresciuti in un ambiente tradizionalmente cristiano. Ma quel giorno ha cambiato tutto: ci siamo sentiti guardati, amati e chiamati. E abbiamo risposto: in quel giorno è come se si fosse accesa in noi una luce. Ringraziamo e teniamo accesa quella luce e riascoltiamo dentro di noi quella chiamata.
Testimonianza di Parola vissuta
DOPO L' "ERA GLACIALE"
La Parola di vita mi aiuta ad amare in modo concreto, sia in famiglia che fuori. Per esempio, mi ha spinta a decorare, nel io condominio dove non mancano tensioni, il pianerottolo di una signora che compiva 80 anni. Ho cercato però di coinvolgere anche una vicina, perché non risultasse solo un regalo mio.
All'allestimento delle decorazioni, fatte durante la notte per risultare una sorpresa, ha contribuito anche un'altra che aveva sempre evitato ogni contatto. È stata lei anzi a provvedere ai palloncini e a offrire il giorno dopo alla festeggiata un mazzo di fiori.
Così, dopo una lunga "era glaciale", nel condominio s'è creata un'atmosfera molto più serena.
Monika - Svizzera
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4a domenica del Tempo ordinario (B) (31 gennaio 2021)
Ed erano stupiti del suo insegnamento (Mc 1,22)
Dio guida il nostro cammino attraverso la vita e la parola di Gesù: questo è il significato dell'affermazione del vangelo di oggi, secondo cui egli "insegna con autorità". Siamo nella sinagoga di Cafarnao e non c'è accenno alla liturgia sinagogale: sembra che Gesù semplicemente approfitti della possibilità di usare gli ambienti di culto per far conoscere il suo messaggio. La reazione degli ascoltatori è di stupore e Marco si incarica di spiegarne la ragione ai lettori: l'insegnamento di Gesù viene impartito con autorità, a differenza delle opinioni degli scribi, i quali si rifacevano ad altri maestri e a tradizioni, non alla propria esperienza e conoscenza diretta di quanto interpretavano.
La parola di Gesù è una parola "potente". Domenica scorsa abbiamo ascoltato che quella parola attira quattro discepoli a lasciare tutto e a seguirlo; così nel brano odierno, dopo aver portato istruzione, la parola del Maestro ha un effetto di salvezza e di liberazione. L'insegnamento di Gesù meraviglia i suoi ascoltatori perché "nuovo" e detto con autorità. Ma in che cosa consiste la novità? Lo stesso Gesù ha riferito la novità del suo comandamento alla sua persona, alla modalità con cui lo vive, lo testimonia: "amatevi come io vi ho amati" (Gv 13,34). Questo "come" fonda anche l'autorità del suo insegnamento. La sua è una Parola che ha forza e che libera, fa ciò che dice.
La parola di Gesù è come un seme che cerca la terra. Quando il seme trova le condizioni adatte germoglia e produce frutto. Così è la parola: quando l'accogliamo e la mettiamo in pratica, produce frutto: cambia la nostra vita e la rende trasparenza di Dio e del suo amore. Non accontentiamoci di "sentire" la parola: ascoltiamo e facciamo sì che diventi vita: è parola di vita.
Testimonianza di Parola vissuta
UNA SUORA
A fatica, sul treno, era salita un'anziana suora carica di bagagli che io ho aiutato a sistemare nello scompartimento dove viaggiavo con altri studenti.
Prima del suo arrivo noi ridevamo e bevevamo birra, dopo s'è creato il silenzio. Rendendosi conto di questo cambiamento, la suora ha preso l'iniziativa di parlare: "Forse vi state chiedendo che senso abbia la mia vita, state pensando che la mia sia stata una scelta d'altri tempi. In breve ho avuto la fortuna di imbattermi in San Francesco: lui mi ha insegnato a diventare povera per conoscermi e realizzarmi. Così è stato. Ora so capire la vita e gli altri".
Così ha detto pressappoco. Dopo un po' una ragazza le ha chiesto chiarimenti, seguita dagli altri. Si è creata un'aria di cordialità e di attenzione. Arrivati a destinazione, due di noi hanno voluto accompagnarla con i suoi bagagli fino al monastero dove abitava.
Quel giorno ho capito cose che mi hanno cambiato la vita.
W.H. – Germania
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5a domenica del Tempo ordinario (B) (7 febbraio 2021)
Lo trovarono e gli dissero "Tutti ti cercano!" (Mc 1,37)
La guarigione di persone malate è, nel vangelo, uno dei segni della presenza del regno di Dio tra gli uomini. Guarendo le persone, nel corpo e nello spirito, Gesù si manifesta come Salvatore. Il vangelo proclamato oggi nella liturgia conferma, attraverso tre quadri densi di significato, questo annuncio: Gesù è il nostro Salvatore. Chi lo accoglie come tale e sperimenta la sua presenza liberante, si trasforma in testimone di questa grande esperienza di vita.
Marco ci racconta una giornata di Gesù: egli esce dalla sinagoga di Cafarnao ed entra nella casa di Pietro; poche parole per dire a Gesù che la suocera è malata e Gesù la guarisce; lei si mette a servirli. Poi Gesù sul far della sera guarisce i malati, scaccia i demoni e non li lascia parlare. Dopo la notte, sul far del giorno, "quando era ancora buio", Gesù si ritira "in un luogo deserto, e là pregava": la sua azione è radicata nel Padre e da lui ispirata.
Gli apostoli, quando si accorgono che Gesù è uscito da solo, si mettono sulle sue tracce e, trovatolo, gli dicono: "tutti ti cercano". La gente se vuole fare esperienza dell'amore di Dio, presente in Gesù, deve darsi da fare, deve cercare, deve imparare a seguire e a conoscere Gesù. Gesù si offre, si dona; a noi il "dolce" compito di cercare i segni della sua presenza e del suo amore. Perché Gesù in questa ricerca non ci ha lasciati soli. Come nel gioco della "caccia al tesoro" ci ha dato delle indicazioni, degli indizi che ci permettono di scoprire la sua presenza.
Pensiamo a quando Gesù ci dice che quello che noi facciamo agli altri, egli lo ritiene fatto a sé: "l'avete fatto a me". Questo significa che quando io faccio un atto di amore, io lo faccio a Gesù. Ma anche "chi ascolta voi, ascolta me". Proviamo in questa settimana: quante scoperte faremo!
Testimonianza di Parola vissuta
43a Giornata nazionale per la vita - "Libertà e vita"
CREDO NELLA PROVVIDENZA
L'avevo incontrata per caso in un ambulatorio. Aveva deciso di abortire. "Ho già cinque figli, non ce la faccio più". Mi diceva inquieta quella donna, nel suo desiderio di confidarsi con qualcuno. L'ho guardata negli occhi, accogliendo in me il suo dolore e mi è venuto da risponderle: "Io ne ho sei, ma come dice un nostro proverbio: ognuno ha portato con sé anche il cucchiaio. Credo nella Provvidenza di Dio". Mi ha ascoltata in silenzio.
Dopo qualche tempo, in un negozio, sento qualcuno scuotermi le spalle: era lei, quella signora, e con un viso più disteso. Con gioia ha aggiunto: "Grazie, non ho più abortito!". Passati due mesi vengo a sapere che ha dato alla luce due gemelli. Anche se la nostra conoscenza era recente ed occasionale, mi sono precipitata a casa sua con fiori e doni.
L'ho vista strafelice. "Quando ho saputo che i bambini erano due - mi ha detto -, mi sono subito ricordata di lei, e quanto mi aveva detto quel giorno mi ha dato coraggio. Non potevo togliere la vita a due creature!".
R.B. - Croazia
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6a domenica del Tempo ordinario (B) (14 febbraio 2021)
Lo voglio, sii purificato (Mc 1,41)
Anche la liturgia di questa domenica, come la precedente, ci aiuta a prendere coscienza della potenza salvifica presente in Gesù, nella sua parola e nella sua azione liberatrice dal male.
Nel vangelo, il lebbroso incontrato e "toccato" da Gesù nel suo corpo sfigurato dalla malattia, è simbolo dell'uomo sfigurato dal peccato. La sua guarigione è segno della compassione di Dio, che Gesù fa conoscere come sua missione verso l'umanità sofferente. Il lebbroso si avvicina e supplica Gesù e nello stesso tempo afferma la sua fede nel potere che il Maestro ha di guarirlo: "Se vuoi, puoi purificarmi". Gesù si commuove, viene toccato nell'intimo dalla sofferenza fisica e spirituale di quell'uomo sconosciuto e isolato. E quanto Gesù compie, in parole e in gesti, è di una solennità straordinaria. Gesù non soltanto parla, ma tocca. Egli supera la distanza che era imposta tra il malato di lebbra e la persona sana. E ci insegna l'accoglienza.
Quando accogliamo l'altro superiamo le distanze tra le persone e diventiamo sensibili verso le situazioni le più diverse. Accogliere è essere attenti a tutte le situazioni, soprattutto le più povere e sofferenti, per poter sviluppare una coscienza aperta al mondo e capace di scelte che si oppongono all'indifferenza verso le popolazioni più povere. Gesù si lascia ferire dalla sofferenza del malato e si contamina (lo tocca), si compromette per dare la vita. È un'immagine viva della tenerezza di Dio.
Questa settimana cerchiamo anche noi, nelle più varie situazioni della vita, di essere capaci di farci vicini, di essere accoglienti, di vivere atteggiamenti di tenerezza nei confronti degli altri, in particolare di chi soffre, di chi è solo e isolato.
Testimonianza di Parola vissuta
STUDENTE UNIVERSITARIO
Non possiamo risolvere tutti i problemi del mondo, ma regalare un po' di gioia anche a un solo fratello che Dio ci mette accanto, questo sì!
È il caso di uno studente straniero rimasto solo in Italia dopo la morte della madre, di cui mio marito ed io avevamo seguito la malattia. Anche se non ci ha mai chiesto nulla, vivendo con dignità la sua indigenza, con discrezione, insieme a qualche amico lo abbiamo aiutato ad affrontare le prime spese (funerale e trasporto della salma nel Paese d'origine) e anche in seguito, sapendo con quanta difficoltà arrivava a fine mese.
Totò lo accompagnava al pullman come un fratello, spesso facevano lunghe chiacchierate prendendo insieme un tè o una cioccolata al bar; lo abbiamo anche invitato a pranzo.
E lui ha cominciato ad aprirsi sui suoi problemi, ad acquisire più fiducia in se stesso, grato per quel clima di famiglia che non pensava più di poter assaporare.
Ora sa che quando torna dall'università non c'è solo la solitudine ad aspettarlo, ma qualcuno che gli vuole bene.
Gemma - Italia
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