Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.
1a domenica di Quaresima (B) (21 febbraio 2021)
Convertitevi e credete nel vangelo (Mc 1,15)
2a domenica di Quaresima (B) (28 febbraio 2021)
Questi è il figlio mio, l'amato: ascoltatelo (Mc 9,7)
3a domenica di Quaresima (B) (7 marzo 2021)
Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato! (Gv 2,16)
4a domenica di Quaresima (B) (14 marzo 2021)
Chi crede in lui non è condannato (Gv 3,18)
5a domenica di Quaresima (B) (21 marzo 2021)
E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12,32)
Domenica delle Palme (B) (28 marzo 2021)
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mc 15,34)
1a domenica di Quaresima (B) (21 febbraio 2021)
Convertitevi e credete nel vangelo (Mc 1,15)
Il vangelo di Marco è un racconto che inizia nel deserto di Giuda e si conclude nel deserto della croce, dove Gesù muore nell'abbandono totale. Condotto dallo Spirito, Gesù vive nel primo deserto l'esperienza della tentazione: è presentato da Marco come colui che nell'obbedienza al Padre ricrea l'armonia originaria tra Dio e le sue creature e nella creazione stessa.
Il racconto della tentazione di Gesù apre il cammino quaresimale. Nel brano odierno Marco ci invita ad ampliare la nostra prospettiva raccontandoci l'inizio del ministero di Gesù, segnato dall'arresto di Giovanni Battista e dalla proclamazione della buona notizia del Regno. L'inizio del vangelo ci proietta verso la passione di Gesù; la figura di Giovanni infatti assume una funzione profetica, ricordando il destino di Gesù e dei suoi discepoli. Ricorda che l'annuncio del regno avviene nel contesto della persecuzione, perché è un annuncio di vita che chiede il dono della vita.
L'annuncio di Gesù è lapidario: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo". Conversione indica l'impegno a ri-orientare la propria esistenza a Dio, che si fa vicino a noi in Gesù. In fondo possiamo chiederci: su chi fondo la mia esistenza? Chi è il Signore della mia vita? Certo è che la vicinanza e la presenza di Gesù trasforma lo scorrere del tempo in tempo favorevole, in tempo di scelte e di opportunità, in tempo di nuovi inizi.
Credere nel vangelo significa fidarsi di Gesù, del suo amore. Niente nella mia vita capita a caso o come destino, ma tutto è dono, è possibilità. Sappiamo che nell'esperienza di fede l'imprevisto non è un problema che spegne il progetto di vita, ma occasione di grazia che costringe cuore e mente a ricercare nuove energie di creatività, nuove forme di sogno per arrivare ad una soluzione e ad una nuova realtà.
Testimonianza di Parola vissuta
L'INCIDENTE
Mio figlio, di carattere inquieto e trasgressivo, cominciò a fare motocross appena compiuti i 18 anni. A 24, un incidente lo mantenne in coma per 6 mesi. Poi, lentamente, la ripresa. Sono passati decenni. Ora cammina con difficoltà e parla abbastanza comprensibilmente. Ciò che mi colpisce è una fede che prima non aveva.
Un giorno che mi ha vista avvilita per le preoccupazioni che mi dà un nipote caduto nella droga, mi ha detto: "Mamma, ti sembrerà strano, ma la mia fortuna è stata quell'incidente. Mi ha aperto gli occhi. La fede che mi ritrovo non è un elemento che si è aggiunto alla vita, ma una spinta a nascere ogni giorno. Provo una profonda gratitudine per ogni attimo di vita, per ogni fiore, per ogni parola. Tutto è un dono".
Quando ho raccontato questo al nipote, ho notato in lui un certo turbamento. Qualche giorno dopo è entrato spontaneamente in una comunità di recupero.
T.R.
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2a domenica di Quaresima (B) (28 febbraio 2021)
Questi è il figlio mio, l'amato: ascoltatelo (Mc 9,7)
La liturgia di questa domenica pone al centro della nostra attenzione l'amore del Padre, mistero di luce che penetra e illumina il buio della violenza e della morte. Il vangelo della trasfigurazione di Gesù sul monte, ci manifesta la gloria del Figlio, l'amato e l'invito ad ascoltarlo. Questo accompagna i nostri passi, mentre intraprendiamo con lui il cammino verso il Golgota, il monte del sacrificio.
Gesù ha appena annunciato per tre volte la sua morte, mentre camminava lungo "la via" che lo conduceva al Calvario. Sappiamo che la trasfigurazione oltre ad essere legata alla passione e morte di Gesù, è un annuncio anticipato della risurrezione. È un annuncio da conservare nel cuore fino a quando l'identità di Gesù verrà completamente svelata sulla croce. È un annuncio incomprensibile, misterioso, come sottolinea l'intervento del narratore: "Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti". Tutti i protagonisti ad un certo punto sono avvolti da una nube, segno della presenza di Dio, una presenza manifesta e contemporaneamente nascosta. E dalla nube il Padre rivela ai discepoli l'identità di Gesù.
È bello pensare che il "monte alto" non è soltanto un altare per il Figlio, ma anche per il Padre: il Figlio offre se stesso al Padre, e il Padre offre il Figlio all'umanità in un gesto d'amore totalmente gratuito. E la voce rivela anche come vivere il rapporto con lui: "Ascoltatelo". Nella Scrittura il discepolo è definito come "colui che ascolta".
"Ascoltatelo": è per questo un invito a riprendere il cammino di chi segue Gesù non soltanto quando è facile ma anche nel cammino verso il Calvario. È un invito a permettere a Gesù di diventare ilcentro della nostra vita, del cuore e delle mani e dei piedi. Ripetiamo in questa settimana: "Sei tu, Signore, l'unico mio bene".
Testimonianza di Parola vissuta
MISSIONARIO
Dopo la decisione di donare la mia vita a Dio, incontrai l'incomprensione e l'ostilità soprattutto di amici e familiari.
Un giorno venne a trovarmi in seminario un ex compagno di scuola che studiava medicina. Mi ripeteva, con tanto affetto, che se avessi avuto bisogno di soldi per fare del bene lui mi avrebbe aiutato, ma dal seminario dovevo uscire. Cercava di farmi capire che la vocazione è una forma di alienazione e non mi vedeva in quel giro. Da parte mia, non sapevo come spiegargli che ero felice perché mi ero sentito amato, che la vocazione non era altro che la presa di coscienza di Qualcuno che mi amava e aveva dei progetti su di me per il bene degli altri.
Dopo decenni, quel mio amico, che ormai aveva fatto un percorso di vita travagliato anche se con successo, mi raggiunse nella missione dov'ero.
Gravemente malato, aveva sentito di dovermi chiedere scusa per quel tentativo di distogliermi dalla vocazione. "Tu sei felice - mi disse -. Ed ora anche io, con la malattia, vedo ciò che prima non vedevo".
D.C. - Portogallo
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3a domenica di Quaresima (B) (7 marzo 2021)
Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato! (Gv 2,16)
Le letture di oggi parlano di legge e di tempio. Tutti e due sono doni dell'amore di Dio, che ci educano alla relazione con Lui, con se stessi, con l'altro e con la creazione. Tuttavia entrambi possono trasformarsi in maschere capaci di nascondere falsità e ipocrisia, sotto apparenze di pietà e obbedienza.
Il vangelo ci racconta l'espulsione da parte di Gesù dei mercanti dal tempio. Il racconto inizia dando un contesto di spazio e di tempo: l'avvicinarsi della Pasqua e la decisione di Gesù di compiere il pellegrinaggio alla città santa. Il racconto è molto vivace: ha un ritmo incalzante, dato dalla sequenza dei verbi: salire, trovare, scacciare fuori, versare, rovesciare. Gesù compie un'azione che sembra violenta. Cosa vuole dirci? Come ad ogni azione simbolica, al gesto seguono parole interpretative: "… non fate della casa del Padre mio un mercato!".
Osserviamo il cambiamento di vocabolario: da "tempio" a "casa". Questo ci può guidare a comprendere: per Gesù e la sua comunità il tempio non è una costruzione dove il popolo di raduna per onorare Dio, ma è lo spazio in mezzo agli uomini dove Dio vive, lo spazio in cui la comunità ritrova la propria identità stringendosi attorno a lui.
L'incontro con Dio non è un "diritto", ma un dono. E noi, come comunità cristiana, possiamo fare la nostra parte per poter godere di questo dono. Ce l'ha suggerita Gesù stesso: "dove sono due o tre riuniti nel mio nome (che significa nel mio amore), io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). L'amore reciproco, le relazioni fraterne diventano la "casa" di una Presenza!
Testimonianza di Parola vissuta
SPIRITUALITÀ DI COMUNIONE IN PARROCCHIA
Circa 10 anni fa, per l'insistenza del parroco, mi sono trovato a rivestire i panni di "moderatore" nel Consiglio Pastorale Parrocchiale (CPP) della mia comunità. Ciò in una situazione di grande conflittualità nella comunità, causa problemi sociali devastanti che creavano divisioni, anche con violente manifestazioni di piazza. Da oltre un anno il CPP era bloccato dalle opposte fazioni ed ogni incontro finiva con animi divisi ed esasperati e senza produrre decisioni. Il parroco venne ad insistere più volte a casa per avere il mio assenso a riprendere gli incontri, data la mia esperienza al riguardo.
Alla prima riunione ho proposto che la spiritualità di comunione come enunciata dal Papa nella "Novo Millennio Ineunte" diventasse la nostra linea guida, impostando da subito con 10 minuti di meditazione e poi per mezz'ora di risonanza e comunione di esperienze.
La partenza è stata positiva e grande armonia ci accomunò tutti da subito all'interno del Consiglio Pastorale anche perché favorito dalla presenza di persone sensibili al metodo proposto. Inevitabilmente però arrivò in CPP una tensione esterna molto forte da dirimere. I due Comitati venuti in contrasto per problemi paesani minacciavano rispettivamente le dimissioni in blocco se nelle decisioni avessimo scelto una delle parti. Nella riunione decisiva mi venne in soccorso la parola del Vangelo: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo loro" (Mt 18,20), e sviluppai la meditazione e la successiva comunione d'anima su questa realtà. Chiesi a tutti di "non giudicare" le percentuali di torto o ragione che ci erano sottoposte, ma di fare un passo avanti nella carità reciproca anche ai rappresentanti dei due comitati contendenti. Con gioia fu fatto il passo in avanti da parte di tutti e così compatti tra noi, nell'assemblea plenaria di paese fu ratificato che la carità reciproca non la "ragione" doveva prevalere.
Con qualche isolato mugugno ma con buona pace di tutti si superò la prova.
Valerio - Italia
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4a domenica di Quaresima (B) (14 marzo 2021)
Chi crede in lui non è condannato (Gv 3,18)
Gesù era il centro dell'attenzione di numerose persone, che sono attratte dai "segni che egli compiva". Tra esse c'è anche Nicodemo. Egli va da Gesù di notte; da questo incontro nasce un dialogo molto bello, che diventa segno di un cammino verso una nuova possibilità di vita. Essa è data dalla "rivelazione dall'alto", una rivelazione che ha un centro visibile: il Figlio innalzato, il nuovo segno della presenza di Dio a cui rivolgere lo sguardo per essere guariti.
Nicodemo è attratto da Gesù, ma sembra andare da lui non per seguirlo, ma per interrogarlo. Gesù lo ascolta e lo raggiunge in questa situazione e gli chiede di cambiare prospettiva: da ciò che conosce a ciò che Dio vuole compiere gratuitamente in lui, una rinascita dall'alto. Il primo passo per uscire dalla "notte" e, dunque, lasciarsi sorprendere dall'imprevedibile di Dio. Un altro passo suggerito a Nicodemo è lasciarsi raggiungere dall'amore di Dio, che non condanna, ma libera. Questo amore ci guarisce, guarisce il nostro modo di concepire la relazione con se stessi e con l'altro. Gesù gli chiede anche di lasciare che la luce dell'amore rischiari le tenebre. E poi Gesù lo invita a passare dal sapere alla testimonianza.
La voce di Gesù sembra identificarsi con la voce di una comunità che ha fatto un'esperienza capace di mutare la vita: questa esperienza e non una teoria è il centro della fede: alzare lo sguardo verso il Figlio, crocifisso - glorificato. Lì possiamo vedere "un atto di amore infinito" perché la croce è amore. Ed è l'amore che dà senso alla vita. La salvezza sta nell'amore: un amore accolto e donato. Anche per noi è l'invito a lasciarci raggiungere da questo amore che non condanna, ma libera. Lasciare che questo amore ci guarisca. Occorre allora fidarsi e affidarsi al Signore della vita, dono d'amore del Padre per ciascuno.
Testimonianza di Parola vissuta
PACE NEL CONDOMINIO
Nel mio condominio si era creata tensione perché un inquilino, il signor X, assente all'ultima riunione, aveva mandato una lettera di carattere legale che contestava la decisione presa, e cioè la sostituzione della caldaia dei termosifoni: secondo lui, pur votata dagli altri, non era valida (in realtà l'invito era stato effettivamente messo nella cassetta della posta di ogni condomino).
Per contribuire alla pace fra tutti, ho provato a convincere l'amministratore a riconvocare tutti e a chiedere pubblicamente scusa al signor X. Non è stato facile, ma alla fine la convocazione è avvenuta e tutto si è svolto come avevo suggerito.
Il signor X, fiero di essere stato preso in considerazione, ha cambiato atteggiamento. Ciò che prima non faceva, ha iniziato a salutare quando ci si incontrava. Ma la sua generosità si è rivelata quando si è offerto di aiutare in ciò di cui era capace l'amministratore che voleva dimettersi da quell'incarico. E come lui anche altri. Nel condominio si è creata una vera intesa.
Alessandra - Italia
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5a domenica di Quaresima (B) (21 marzo 2021)
E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12,32)
Avvicinandoci al cuore del mistero pasquale, la liturgia ci chiede di riflettere e accogliere la salvezza che viene dalla croce, paradosso di morte e vita, annientamento e gloria. Gesù è entrato, trionfalmente accolto, in Gerusalemme. Alcuni Greci chiedono di incontrare Gesù. Filippo ascolta la richiesta e coinvolge Andrea; insieme, come comunità, si rivolgono a Gesù. Egli non sembra rispondere alla richiesta dei due.
La presenza di Greci e la loro richiesta sottolinea che Gesù è venuto per tutti. La famiglia che nascerà dalla morte e dalla vita di Gesù sarà una realtà nuova capace di sconvolgere il nostro modo di pensare: i discepoli-servi saranno onorati dal Padre; coloro che abbracciano il destino di Gesù saranno chiamati amici, riceveranno la pienezza della rivelazione e saranno amati fino alla follia dell'amore. La croce allora obbliga i cuori a venire allo scoperto, a decidere con chi stare. E Gesù ci ricorda: "E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me".
Gesù annuncia che il suo innalzamento sarà il tempo in cui la sua identità sarà rivelata: la croce è il "libro aperto" nel quale possiamo leggere l'amore "più grande" di Gesù. La sua morte è il dono della salvezza offerto a tutti.
Certo, anche oggi ci sono persone che vogliono vedere Gesù. Dove lo possono vedere? Nei testimoni, nella Chiesa. È importante essere "trasparenza" di Lui. Questa trasparenza nasce dalla testimonianza evangelica, dall'aver tradotto in concretezza di vita le parole del vangelo fino al punto che anche ciascuno di noi possa dire con san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".
Testimonianza di Parola vissuta
COME VIVO LA MALATTIA
(DA UNA LETTERA SPEDITA AL PARROCO)
Facendo degli accertamenti per la mia salute ad un certo punto mi si chiedeva un esame dopo l'altro con grande urgenza. Ho presto immaginato che poteva esserci qualcosa di serio. In quello stesso momento ho subito sentito che qualunque sarebbe stato l'esito l'avrei accettato come la volontà di Dio su di me, come una Sua grazia particolare per avvicinarmi di più a Lui.
Sostenuto dalla fede e dall'amore personale degli altri amici, ho potuto rinnovare immediatamente il mio sì alla volontà di Dio nel momento in cui mi è stato annunciato che avrei dovuto subire con urgenza un intervento chirurgico con conseguente asportazione dello stomaco. Si trattava di un tumore allo stomaco.
Con i seguenti accerta-menti è stato deciso, visto che il tumore si era esteso un po', di circoscriverlo con alcuni cicli di chemioterapia per poi programmare l'intervento con meno rischi. Ho sentito anche in questa l'occasione di ridire con prontezza e generosità un nuovo sì alla Sua volontà, desideroso sempre di unire ogni mia piccola sofferenza a quelle che Gesù ha accettato per amore nostro.
Come Lei sa ora sono al secondo ciclo di chemioterapia. Sento di vivere questa prova fisica come un dono particolare di Dio per me che mi aiuta a puntare sempre più all'unione più piena possibile con Lui.
Mi sento anche privilegiato di poter vivere un'esperienza simile sostenuto dalla fede, da tutta la comunità, dalle Sue preghiere e di tanti altri fedeli, da tutta la Chiesa. Vorrei assicurarla che voglio unire le mie sofferenze a quelle di Gesù Crocifisso a beneficio anche della nostra parrocchia e di tutta la Chiesa.
R.B.
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Domenica delle Palme (B) (28 marzo 2021)
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mc 15,34)
La liturgia di oggi apre la Settimana Santa ponendo al centro della nostra vita comunitaria, nella prima parte la croce, nella parte finale la vita del Risorto. Gesù muore tra gli scherni di passanti e presenti, abbandonato dai discepoli e persino dal Padre. Tuttavia l'identità di Gesù è rivelata da un pagano, il centurione romano, responsabile di coloro che hanno inchiodato Gesù sulla croce: "Davvero quest'uomo era Figlio di Dio".
Marco allora invita noi che cerchiamo di essere discepoli ad "ascoltare" la croce. Essa parla di non violenza, di perdono, di riconciliazione, di un amore che non conosce limiti. Parla di povertà, di rinuncia ad ogni forma di protagonismo. Parla di solitudine, del silenzio di Dio, dell'abbandono degli amici. Parla di speranza perché l'odio più grande è distrutto dall'amore più grande. Marco ci invita anche a "seguire" la croce. È un cammino che ci porta a diventare simili al Figlio di Dio, che è venuto "per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Marco ci racconta che nell'ora nona, l'ora della preghiera pomeridiana, Gesù si rivolge a Dio gridando a gran voce "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?".
Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari, racconta che quando lo "scoprì", attraverso le parole di un sacerdote, visse da quel momento un'adesione vitale a Lui che con semplicità chiamava "Gesù Abbandonato". Lei è cosciente che la sua risposta d'amore a Gesù Abbandonato è un dono di Dio. Scrive: "Mi hai indicato una via per trovarti. 'Sotto la croce, sotto ogni croce - mi dicevi - ci sono io. Abbracciala e mi troverai'. Me l'hai detto molte volte… so che mi hai convinta". "S'è contemplato in Lui immediatamente il vertice del suo amore, perché culmine del suo dolore. E Gesù Abbandonato è presente nel mondo che dovevamo amare, quel mondo che è tale proprio perché non è cielo". E così possiamo fare anche noi.
Testimonianza di Parola vissuta
UN DRAMMA FAMILIARE
Eravamo una famiglia unita e con principi cristiani. Come un fulmine la situazione di mia sorella M. arrivò a sconvolgerci. Da qualche tempo, infatti, si permetteva vestiti e gioielli che il suo lavoro non avrebbe potuto offrirle. E quando venimmo a sapere che lei si prostituiva, scoppiò il dramma.
Un giorno, mentre giocava con i miei bambini, m'accorsi che piangeva. Fu l'occasione per una chiacchierata a cuore aperto. M. mi confidò che era stato proprio il suo ragazzo, tossicodipendente, a "venderla" agli amici e che lei aveva sperato di aiutarlo. Ormai conduceva una vita che le permetteva tutto, ma le mancava l'essenziale ed era profondamente delusa.
Essendo psicoterapeuta, le consigliai di parlare con un collega molto bravo. Lei accettò. In seguito mio marito ed io decidemmo di accoglierla a casa nostra, malgrado i sacrifici che ciò avrebbe comportato.
Mesi dopo, M. entrò come collaboratrice in un centro di recupero che ospitava ragazze come lei e nel prodigarsi verso loro ritrovò la perduta serenità.
S.Z. – Romania
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