Pasqua (B) - 2021



Parola che si fa vita


Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)




"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Domenica di Pasqua (4 aprile 2021)
E vide e credette (Gv 20,8)

2a domenica di Pasqua (11 aprile 2021)
Mio Signore e mio Dio! (Gv 20,28)

3a domenica di Pasqua (18 aprile 2021)
Di questo voi siete testimoni (Lc 24,48)

4a domenica di Pasqua (25 aprile 2021)
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10,14)

5a domenica di Pasqua (2 maggio 2021)
Rimanete in me e io in voi (Gv 15,4)

6a domenica di Pasqua (9 maggio 2021)
Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 15,17)

Ascensione del Signore (16 maggio 2021)
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni cretaura (Mc 16,15)

Pentecoste (23 maggio 2021)
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)


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Domenica di Pasqua (B) (4 aprile 2021)
E vide e credette (Gv 20,8)

La risurrezione di Gesù è senza dubbio il fatto centrale della nostra fede: il Signore è veramente risorto! La Pasqua e tutte le domeniche di questo tempo pasquale ci aiuteranno a scoprire i segni della presenza del Risorto nella nostra vita personale, familiare, delle comunità di cui facciamo parte e del nostro mondo.
Da oggi iniziamo a camminare in compagnia del vangelo di Giovanni, che guiderà i nostri passi nel viaggio che dalla Pasqua condurrà a Pentecoste. Il testo evangelico presentato dalla liturgia odierna è parte di un dramma in tre scene, che si sviluppano attorno ad un sepolcro. I protagonisti sono una tomba vuota e tre discepoli: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni. Il racconto traccia il loro percorso dal dolore per l'assenza del Maestro all'esperienza della sua presenza.
Il vangelo richiama la nostra attenzione sullo sguardo. Maria vede la tomba vuota, pensa ad un furto e corre a chiamare i discepoli. Pietro osserva i teli e il sudario, l'altro discepolo vede gli stessi segni, ma giunge alla fede: "vide e credette".
Sant'Agostino, in un celebre commento a questo passo, vede nei due apostoli l'immagine della Chiesa, dove convivono l'Istituzione e il Carisma. Pietro rappresenta l'Istituzione, il magistero, mentre l'altro discepolo è il volto dell'amore, della profezia, del carisma. L'amore trascina, ma è anche capace di attendere. Certo è che il discepolo "che Gesù amava" costituisce un modello per tutti noi.
L'evangelista attraverso questo esempio ci guida a diventare "il discepolo amato", colui che si pone alla sequela di Gesù, che mangia con Lui, che non lo abbandona durante il suo arresto, che sale con Lui fino al Calvario e riceve Maria come Madre e lo Spirito del Signore morente. Il giorno di Pasqua, guidato dall'amore, corre verso il sepolcro dove precede Pietro, non solo fisicamente, ma anche nella fede: "vide e credette".

Testimonianza di Parola vissuta

ALLA POSTA

Agli inizi del coronavirus, andai alla posta per spedire un pacco. Nella fila per le pensioni una signora anziana con mascherina, colta da malore, si accasciò a terra. Corsi da lei, ma non ebbi la forza di alzarla. Alla mia richiesta di aiuto notai negli altri una certa esitazione: rispose solo un ragazzo pieno di tatuaggi, che aveva assistito alla scena fuori della posta.
Fatta sedere l'anziana, che a parte qualche dolore per la caduta s'era ripresa, chiesi al ragazzo di aiutarla a sbrigare quello che doveva fare, mentre io spedivo il mio pacco. Lui non solo mi aiutò poi a farla salire in macchina, ma volle venire con noi fino a casa della signora. Siccome lei aveva gli strumenti, le misurai la pressione.
Una volta scesi in strada, il ragazzo mi disse: "Stavo ridendo con gli amici per vedere come si comporta la gente guidata dalla paura. Quello che ha fatto lei è grande".
Dopo qualche giorno volli far visita all'anziana. Rimasi sorpresa e anche commossa venendo a sapere da lei che quel ragazzo le aveva portato dei biscotti preparati da sua madre.

U.R. - Italia

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2a domenica di Pasqua (B) (11 aprile 2021)
Mio Signore e mio Dio! (Gv 20,28)

Il tema che collega le letture di oggi ci conduce al cuore del nostro essere Chiesa: credere e testimoniare. Sono due esperienze legate in modo indissolubile: la fede si rende testimonianza e la testimonianza conduce la fede a profondità inattese.
Il vangelo odierno ci presenta una comunità chiusa per paura. Sembra strano che, dopo il ritorno di Pietro e del discepolo che ha "visto e creduto" e soprattutto dopo l'annuncio gioioso di Maria, le porte continuassero ad essere sbarrate per timore dei Giudei. A dirci che la comunità vive ancora nella notte della paura e del dubbio, nella notte dell'assenza di Gesù. Il vangelo però ci racconta che, proprio in questa realtà, il Risorto si rende presente. Gesù incontra i discepoli dove sono, appare nel loro buio, si introduce nella loro paura.
Uno di loro tuttavia è assente e al racconto, alla testimonianza degli amici non crede. In fondo è una comunità che sperimenta da subito la difficoltà della missione appena ricevuta. Tommaso non aveva creduto all'annuncio di Maria di Magdala e non crede alla testimonianza della comunità. Esige una prova tangibile. "Otto giorni dopo", Gesù entra e nuovamente dona la sua pace. Subito raggiunge Tommaso dove si trova, accettando il suo bisogno di toccare, di avere prove tangibili. Nello stesso tempo lo esorta a percorrere un cammino di conversione da non credente a credente.
Non sappiamo che cosa accade nel cuore di Tommaso. Sappiamo però che, penetrato dallo sguardo del Crocifisso-Risorto, rivelato a lui e interpellato dalla sua Parola, anche Tommaso "vede" e proclama la sua fede con una delle espressioni più belle e profonde del Vangelo: "mio Signore e mio Dio".
Anche noi possiamo credere nel Risorto accogliendo il Crocifisso, affidando a Gesù la nostra esistenza e prevedendo di "perderla" per amore.

Testimonianza di Parola vissuta

PREPARARSI A… VIVERE

Quando il medico mi annunciò che ormai non c'era più niente da fare, fu come se si chiudesse ogni fonte di luce e restassi al buio. Tornando verso casa presi la strada della chiesa. Lì sostai in silenzio, mentre i pensieri mi turbinavano nella testa. Poi, come una voce, si formò nella mente un pensiero: "Non devi prepararti alla morte, ma alla vita!".
Da quel momento provai a fare ogni cosa bene, ad essere gentile con tutti, senza farmi distrarre dal mio dolore ma pronto ad accoglier gli altri. Iniziarono giorni pieni.
Non so quanto tempo mi resta, ma l'annuncio della morte è stato come svegliarmi da un sonno. E sto vivendo con insperata serenità.

J.P. - Slovacchia

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3a domenica di Pasqua (B) (18 aprile 2021)
Di questo voi siete testimoni (Lc 24,48)

Le letture di questa domenica ci offrono una sintesi del cammino di fede che dall'annuncio conduce alla testimonianza. Mostrando i segni della passione e condividendo la mensa con i discepoli, Gesù apre i loro occhi perché testimonino che una nuova vita è possibile per tutta l'umanità nel segno della conversione e del perdono. "Di questo voi siete testimoni": con questo mandato Luca conclude il racconto delle apparizioni e apre la scena finale del suo vangelo.
Nella narrazione lucana tutto accade nello stesso giorno: l'annuncio delle donne , il cammino del Risorto con i due discepoli amareggiati, l'apparizione ai discepoli; la promessa dello Spirito e il ritorno al Padre. L'evangelista sembra affermare che la risurrezione del Cristo ha generato un "nuovo" giorno senza fine, un'esperienza permanente.
Ogni generazione che accoglie la testimonianza di Gesù abita questo tempo, incontra l'annuncio e vive l'esperienza di camminare con il Risorto ed essere da Lui inviata. Importante è accogliere la Parola: come Maria nell'annunciazione, nell'incontro con Elisabetta e con il vecchio Simeone; Gesù poi dichiara che la propria famiglia è costituita da "coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica". L'ascolto poi rende Maria di Betania discepola, madre e sorella di Gesù.
Il libro degli Atti ci fa conoscere la "corsa della Parola" da Gerusalemme fino a Roma. Luca ci ricorda anche che la Parola deve farsi esperienza: l'esperienza di un incontro che cambia la vita. Questa infine è un'esperienza che mobilita, diventa missione. I discepoli, rincuorati e incoraggiati, illuminati e fiduciosi prendono le strade del mondo per portare a tutti il messaggio che salva, per annunciare la bontà e la misericordia di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

TESTIMONIANZA E MISSIONE

La canonica si sa… a volte ci sono giorni (a dire il vero quasi sempre!) dove è un continuo andirivieni di persone e di telefoni che suonano, talvolta perfino contemporaneamente. Non sempre in questi casi ho riconosciuto nella persona alla porta (o al telefono) il volto di Gesù, ma ogni volta è stata l'occasione per ricominciare. E Lui non ha mancato di sorprendere. A volte bastava un sorriso, qualche altra una caramella o un caffè. Spesso arrivavo a fine giornata che mi dicevo: "Oggi Gesù non sono riuscito a combinare nulla di quanto preventivato, ma mi sembra che aprendoTi la porta alla fine ho fatto proprio tutto".
Un giorno è venuta S., una giovane quasi trentenne. Mi aveva chiesto un quarto d'ora di tempo. Alla fine però sono diventate due ore abbondanti. Una storia e una vita di così tanta sofferenza io non l'avevo mai sentita prima d'ora. Per la prima volta mi capita ascoltando una persona di non trattenere le lacrime. Mi tornano alla mente le parole di San Paolo: "Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto" (Rm 12,15). S. se ne va risollevata: in cuor mio sento tanta impotenza per una vicenda più grande di me, per alcuni tratti assurda. Sento però che il mio cuore si è dilatato un po' di più sul Suo.
Spesso incontro gente per strada che cammina a testa bassa e va di fretta, magari con il cellulare in mano: saluto tutti per primo, anche chi non conosco, magari con un bel sorriso. Ora i saluti tornano moltiplicati e per strada si è un po' meno estranei.

Don Stefano M.

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4a domenica di Pasqua (B) (25 aprile 2021)
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10,14)

La liturgia, in questa quarta domenica di Pasqua, ci invita a riflettere su due modalità di vivere il rapporto con l'altro; invita ad operare una scelta: chi vogliamo cioè seguire. Gesù ci viene descritto con due immagini: la porta dell'ovile e il buon pastore. La liturgia odierna propone di fermarci sulla seconda. L'evangelista ci dice che il pastore autentico si riconosce per la cura del gregge, espressa nel testo da una relazione di reciprocità, una relazione intima tra Gesù e i suoi. Ogni pecora ha un nome e risponde immediatamente alla voce del pastore, perché lo conosce.
Dare la vita ed entrare in una relazione personale, attenta con il fratello, è il carattere distintivo di Gesù e di tutti i discepoli di Gesù che, avendo sperimentato la sua cura, vengono inviati come pastori. Gesù conosce i suoi e i suoi lo conoscono. Così come egli conosce il Padre ed è da Lui conosciuto. Il donare la vita ritrova senso in questa conoscenza, scaturisce dalla relazione con il Padre e con i suoi. Allora capiamo che la meta del cammino credente consiste nel giungere alla conoscenza di Dio, ad un rapporto di intimità, verità, amicizia, di benevolenza e amore.
L'evangelista Giovanni dice che si tratta di un rapporto che cresce. Le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome; le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce; Gesù dice "conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me". Conoscere significa innanzitutto conoscere il nome: non ci conosce a distanza, ma cammina insieme, creando spazi dove ognuno diventa se stesso. E il conoscere arriva fino al dono della vita: Gesù offre tutto se stesso gratuitamente e il rapporto con Lui porta anche noi a prenderci cura dell'altro, come stile di vita, come ha fatto Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

LEZIONI A DISTANZA

Maestra di scuola elementare, cerco di svolgere il mio servizio seguendo i principi del Vangelo. Quando il Covid-19 ha imposto anche a noi la quarantena, il preside e il corpo insegnanti hanno deciso di non sospendere le lezioni, ma di lavorare a distanza.
Già nei primi giorni, mettendomi a contatto con i genitori, mi sono accorta che per loro questa situazione diventava abbastanza difficile, perché oltre al lavoro di casa, dovevano seguire lo studio dei figli. E nelle famiglie con altri figli piccoli, difficilmente si arrivava a fare tutto.
Così, nonostante l'impegno anche di tempo per familiarizzare con le nuove tecnologie e i modi diversi di lavorare, ho cercato di mettermi nei panni dei genitori, di sentirne i bisogni per capire come venir loro in aiuto. È stata un'opportunità unica per conoscere di più le famiglie.
Ho sperimentato quanta serenità posso trasmettere ogni giorno nelle case dei miei alunni, e quanto sia più facile superare insieme le difficoltà. La gratitudine dei genitori dà gioia e senso al mio lavoro.

Milda - Lituania

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5a domenica di Pasqua (B) (2 maggio 2021)
Rimanete in me e io in voi (Gv 15,4)

La Bibbia usa più volte l'immagine della vite per tradurre la Parola in parole. Il testo che ci viene donato in questa domenica ci parla di una vigna che risponde alle attese del vignaiolo: Gesù dice parlando di sé: "Io sono la vite e il Padre mio è l'agricoltore".
Quando leggiamo questo brano poi siamo colpiti dalla frequenza con cui l'evangelista usa il verbo "rimanere". È una "catena" di rimanere: i discepoli rimangono in Gesù come tralci nella vite; Gesù nell'amore del Padre; Gesù nei suoi discepoli; la gioia di Gesù nei discepoli. Cerchiamo di capire che cosa vuol dire "rimanere", un verbo che dice idea di durata. Per la tradizione biblica solo Dio "rimane": lui è la roccia, e la dimora; è da sempre e per sempre. La vita umana invece è instabile, fragile, frammentata: "è come un fiore di campo; è il soffio del vento". Poiché Dio "rimane" l'umanità può porsi alla ricerca di lui.
Quando i due discepoli del Battista vivono il loro primo incontro con Gesù si sentono chiedere: "Che cosa cercate?". Ed essi gli rispondono: "Maestro dove dimori?". E sappiamo che i due non sono solo alla ricerca di un luogo, ma di una relazione, di qualcuno con cui rimanere perché la vita abbia significato: "Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui".
Attraverso il seguire poi Gesù, il "rimanere con" assume una qualità più profonda espressa dall'evangelista nel "rimanere in": "Rimanete in me e io in voi". Come camminare nel ritmo frenetico delle nostre giornate "rimanendo" nella relazione con Cristo? Rimanendo innanzitutto nella Parola e che la Parola abiti in noi: una Parola conosciuta, amata, vissuta e comunicata. Rimanere poi in Gesù "come i tralci nella vite". Rimanere ancora nell'amore del Figlio: soltanto l'amore rimane.

Testimonianza di Parola vissuta

DISAGIO CANCELLATO

Sul bus mi si siede accanto una signora piuttosto "ingombrante". Cerco di farle spazio. Presto la sua vicinanza diventa fastidiosa per il profumo molto intenso di lei e la voce acuta con cui parla al cellulare.
Quando, per una frenata dell'autista, l'aggeggio le sfugge di mano, cerco di raccoglierlo, ma piegarmi è impossibile, così chiedo aiuto alla ragazza davanti. Peschiamo il cellulare. Molto grata la signora mi ricompensa con un ampio sorriso.
Strano, ma quel piccolo gesto di attenzione ha cancellato ogni disagio e il viaggio ora continua con uno scambio di informazioni e pareri su avvenimenti recenti.

G.U. - Slovacchia

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6a domenica di Pasqua (B) (9 maggio 2021)
Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 15,17)

Non è difficile trovare la parola-chiave della liturgia di questa domenica: amore. Ma che cosa significa amore? Ci sono infatti molti modi che sono qualificati col termine "amore" ed essi spaziano dall'avidità alla gratuità, dalla ricerca del piacere al dono della vita, "dall'amore di sé fino al disprezzo di Dio, all'amore di Dio fino al disprezzo di sé" (sant'Agostino).
Il vangelo che ascolteremo oggi è focalizzato sul "come" dell'amore, ponendo al centro della nostra riflessione l'unico comandamento di Gesù "Che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati". E l'evangelista ce lo ripete due volte. La consegna che Gesù lascia ai suoi è "precisa": parla di un amore senza condizioni e senza limiti. È un amore mai passivo, fatto di rispetto, servizio, affetto disinteressato, che non domanda di essere ricambiato; è l'empatia che ci porta ad uscire da noi stessi per "sentire" con l'altro e nell'altro.
Il vescovo Tonino Bello diceva che l'amore è voce del verbo morire: "significa decentrarsi. Uscire da sé. Dare senza chiedere. Essere discreti al limite del silenzio. Soffrire per far cadere le squame dell'egoismo. Togliersi di mezzo quando si rischia di compromettere la pace di una casa. Desiderare la felicità dell'altro. Rispettare il suo destino. E scomparire quando ci si accorge di turbare la sua missione".
L'evangelista Giovanni traccia il percorso dell'amore: l'amore del Padre per il Figlio, l'amore di Gesù per i discepoli, l'amore reciproco fra i credenti. L'uno trova nell'altro la sua sorgente e la sua misura. La relazione del Padre con il Figlio diviene modello dei rapporti. Come la relazione nella Trinità è fondata nell'amore, così la comunità dei discepoli è costruita dall'amore. L'amore è la sola legge. È un amore reso concreto nel "lavarsi i piedi a vicenda", nel perdono e nell'accoglienza incondizionata.

Testimonianza di Parola vissuta

SENZA FUTURO?

Vedovo, con un figlio solo, vivevo per lui. Un terribile incidente me lo portò via. Mi sembrò di impazzire. Avrei voluto morire.
Un giorno, mentre stavo uscendo dal condominio dove abito, sentii un tonfo e un grido: un vecchietto che camminava con le stampelle era caduto per le scale. Accorsi da lui e gli rimasi accanto finché non arrivò l'ambulanza. Anche lui era solo, così cominciai a prendermene cura andando ogni giorno a trovarlo in ospedale e prestandomi a qualche richiesta.
Quando fece ritorno a casa eravamo già talmente affiatati che fu normale continuare a darci una mano.
Mi era sembrato di non avere un futuro, ma da allora ricominciai ad esistere

G.B. - Spagna

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Ascensione del Signore (B) (16 maggio 2021)
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni cretaura (Mc 16,15)

L'ascensione di Gesù al cielo è una conclusione e un inizio: termina la sequela fisica di Gesù, e inizia la storia di coloro che seguono Gesù; Gesù scompare agli occhi dei suoi, per iniziare con loro un tipo di rapporto diverso.
La pagina odierna del vangelo di Marco risuona come una seconda conclusione del suo libro, accolta però come canonica da sempre dalla comunità credente. Troviamo in essa un ampio discorso di Gesù che invia i discepoli a portare il vangelo a tutte le creature. A proposito del termine vangelo sappiamo che ricorre in Marco otto volte e costituisce il titolo stesso dell'opera marciana: "Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio". Marco è il solo evangelista che definisce il suo scritto "Vangelo" e lo pone in relazione a Gesù, Messia e Figlio di Dio. Questo perché la buona notizia è la persona stessa di Gesù: in Lui il Regno di Dio si è fatto presente nella vita del mondo. E poi la buona notizia è il racconto che riguarda Gesù: le sue parole e le sue azioni, ciò che ha fatto e insegnato con la sua vita, morte e risurrezione.
È bello osservare come l'invito rivolto da Gesù ai suoi discepoli abbia un orizzonte ampio: il mondo intero. Ai suoi Gesù chiede di affrontare il mare aperto, le tempeste della storia. E lo faranno con la certezza che il Risorto li accompagna con la sua presenza. Le forze del male non potranno nulla contro di loro. Anzi quando ingaggeranno una lotta contro di essi, essi ne usciranno vittoriosi. Perché l'amore vince ogni male, ogni cattiveria, ogni astuzia. Proprio come è capitato a Gesù, che ora con la forza del suo amore sta accanto ai suoi in ogni parte della terra, mentre continuano la sua missione e portano la "buona notizia", il suo Vangelo ad ogni creatura.

Testimonianza di Parola vissuta

DARE FIDUCIA

Era un uomo sulla quarantina, triste in volto, che si presentava male: vestiti malandati e sporchi, puzzo di alcol e nicotina… Non mi chiese soldi, ma lavoro, uno qualsiasi. Aveva chiaramente bisogno di aiuto. Cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto? Decisi di invitarlo a casa mia dove avevo bisogno di alcune riparazioni.
Prima ancora mi raccontò che era appena uscito di prigione e doveva pagare la libertà vigilata, ma non aveva nulla. Anche sua moglie lo aveva lasciato.
Fece poi il lavoro indicato, che gli pagai. Prima di riportarlo nel luogo in cui passava la notte, mi chiese se avevo da proporgli qualche altro lavoretto. Sentiti alcuni amici, trovammo altre cose da fargli fare. Tornò diverse volte. Intanto fiducia e rispetto reciproci crescevano.
Dopo circa un mese, non si fece più vivo. Temevo che fosse tornato in prigione.
Poi, un giorno, mi chiamò al cellulare: "Grazie per tutto quello che hai fatto per me, per la fiducia che mi hai dato. Sono riuscito a pagare la libertà vigilata e ad acquistare un telefonino. Ora ho un lavoro fisso. Sono molto felice!".

A.L. - USA

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Pentecoste (B) (23 maggio 2021)
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)

Le letture di oggi ci aiutano a riscoprire lo Spirito Santo, presenza silenziosa e nascosta, sussurro di Dio che abita in noi e conduce la storia verso il compimento.
Il testo evangelico che ascoltiamo ci riporta due dei cinque detti giovannei riguardo allo Spirito. Gesù, nella sua vita terrena, ha parlato e soprattutto ha operato. Fatti e parole hanno permesso ai discepoli di intuire chi è Dio. E quando Gesù non sarà più fisicamente in mezzo ai suoi, chi potrà prenderci per mano e condurci alla comprensione sempre più piena del mistero di Dio? La risposta di Gesù è chiara: "Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità".
Ma chi è lo Spirito? Gesù, che ne ha esperienza diretta perché tutta la sua esistenza terrena è guidata dallo Spirito, ne è testimone privilegiato e nel suo ultimo discorso d'addio, ne parla. Ci dice innanzitutto che lo Spirito è il dono del Padre, inviato come risposta alla preghiera del Figlio. È il "Paraclito" che ha una duplice funzione: "insegnare" ogni cosa e "ricordare" le parole di Gesù. Lo Spirito poi sarà presente nella missione dei discepoli, testimoni attendibili perché hanno seguito Gesù, sono stati con lui fin dal principio. Lo Spirito viene descritto ancora come Colui che rinsalda la fede dei discepoli aiutandoli a superare la tristezza per l'assenza fisica di Gesù e per l'odio del mondo. Infine lo Spirito condurrà i discepoli alla verità tutta intera.
Lo Spirito ci aiuta a ritornare continuamente alle parole del Signore, al suo mistero pasquale compiuto tra noi. Lo Spirito trasforma la Parola in memoria viva e attuale e, donandoci di comprendere il senso delle parole, dei gesti, della vita, della morte e della resurrezione del Figlio, ci introduce alla comprensione sempre più piena dell'infinito amore del Padre per noi.

Testimonianza di Parola vissuta

IL DUBBIO

Halina è la badante che accudisce da anni mia cognata affetta dal morbo di Parkinson. Con lei ho un rapporto che talvolta rende possibile affrontare anche argomenti spirituali.
Giorni fa mi ricordava di avermi confidato un dubbio che non la lasciava serena: perché Dio aveva permesso la morte di suo Figlio? Non avrebbe potuto fare diversamente per salvarci? Mi ero sentita del tutto inadeguata a risponderle, ma in cuor mio avevo affidato Halina allo Spirito Santo.
E lei ha continuato: "Subito dopo che sei andata via, mi è venuta chiara, netta la risposta: l'ha fatto per amore! Dio non poteva fare di più. L'avevo letto, lo sapevo, ma ora ne avevo la certezza!".

Carla - Svizzera

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