Il diaconato in Italia n° 220
(gennaio/febbraio 2020)
VITA SPIRITUALE
Perché il primato della Parola sia vero
di Giuseppe Bellia
Lo scopo della Domenica, del primato della Parola di Dio nella vita della Chiesa, voluto da papa Francesco, è quello di promuovere (La celebrazione, la riflessione e la divulgazione della Parola di Dio». Per fare questo al n. 3 del motu proprio "Aperuit illis" sono date alcune precise e dettagliate indicazioni che riguardano i diaconi servi gioiosi del nostro rabbi e pastore Cristo Gesù, parola vivente ultima e compiuta dell'autorivelarsi Dio a Israele e a tutte le famiglie della terra.
«Nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all'assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede.
- È fondamentale, per presbiteri diaconi, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata.
- Portare nella vita quotidiana la lettura, l'approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina».
La proclamazione deve sempre essere oggetto di cura e di preparazione
In queste indicazioni ci sono motivi sufficienti per esaminare le forme consuete di proclamazione usate dai nostri diaconi. Se, ad esempio, fanno differenza tra la proclamazione dei giorni feriali da quelli festivi dalla lettura fatta in parrocchia da quella fatta in cattedrale. Con una proclamazione scialba, sotto tono e non preparata del brano del giorno, per le Messe feriali, mentre ci si riempie di zelo per le domeniche, le solennità e le grandi occasioni. Lo splendore solenne e misurato della proclamazione è sempre la medesima perché non dipende dal diverso contesto liturgico.
Ogni volta è in gioco il Kerygma, l'annuncio solenne del mistero di un Dio che si è fatto parola umana in Cristo Gesù nostro Signore crocifisso e risorto. Per questo mi permetto di ricordare alcune verità riguardo a quell'inedia che rende certe proclamazioni diaconali, smorte, confuse, senza per questo obliare i difetti e le carenze abituali dei sacerdoti dall'ambone, non solo anziani. Una comunità è viva se è in continuo ascolto della Parola di Dio, se la sacra Scrittura è centrale nella vita nostre comunità, organizzando settimane bibliche, sussidi per i tempi forti e corsi di formazione per i lettori. Si dovrebbe seguire l'itinerario di una lettura continuata e integrale della Bibbia, libro per libro, nella coscienza che la Parola di Dio deve essere ascoltata per intero. Come ricorda papa Francesco, è il mezzo privilegiato, unitamente all'Eucarestia e ai poveri, per «un incontro personale con Gesù Cristo vivo nella sua Chiesa».
È una Parola potente
In dettaglio si dovrebbe ricordare e far comprendere che: la crisi di fede che stiamo attraversando è dovuta anche alla nostra scarsa conoscenza delle Scritture, soprattutto al fatto che non frequentandole abitualmente in modo comunitario e personale, la nostra relazione con il Signore si affievolisce, la nostra preghiera diventa meccanica e abitudinaria, il nostro cuore si addormenta e i nostri pensieri si adeguano inconsapevolmente a una piatta mondanità.
«L'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo», ci ricorda il Concilio, citando S. Girolamo, che ha dedicato tutta la sua vita allo studio e alla traduzione della Bibbia. Non si tratta soltanto d'ignoranza. La Scrittura è veramente parola viva, relazione in atto con Gesù, ogni volta che ci mettiamo in ascolto di essa in modo non superficiale o frettoloso. La sua è una parola potente, capace di operare nella nostra vita. Leggere e meditare le Scritture è veramente ascoltare Gesù e lasciarsi trasformare dentro dalla relazione con lui. Non farlo è chiuderei in noi stessi e affievolire la fiamma dello Spirito in noi, divenendo sempre più incapaci di consegnare la fede a chi viene dopo di noi.
La vita delle nostre parrocchie ha immenso bisogno di immergersi nell'ascolto personale e comunitario della Parola, per ritrovare l'unità dei cuori e degli intenti e per lasciare operare davvero il Signore in ogni cosa che viviamo e negli impegni che assumiamo in famiglia, nella Chiesa, nel lavoro e nel mondo.
Una Parola rivelata ai piccoli
Per molti la lettura della Bibbia è un'impresa difficile, improponibile ai fedeli che di fatto la sconoscono non preoccupandosi di averne una comprensione come è richiesto da Gesù nella prima delle parabole: «tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada» (Mt 13,19). Purtroppo questa considerazione è familiare anche ad alcuni catechisti e diaconi (ma anche a certi presbiteri come si vede dal tipo di omelie, lontane da quanto consigliato dal Papa). Per alcuni la lettura della Bibbia è una pratica discontinua, solo per pochi è una risorsa abituale. Ai primi il Papa raccomanda che non sia condotta in modo improvvisato e superficiale, come fanno i fondamentalisti, trascurando quelle indicazioni sapienti che la Chiesa ha dato lungo i secoli.
A ben vedere questo modo improvvido di accostarsi alla Bibbia è causato da una mancanza di ascolto comunitario, soprattutto nei momenti ordinari che la comunità parrocchiale vive. Nessuno di noi può ritenersi troppo inesperto o incapace se, davanti a un testo o a una frase difficile, con umiltà invoca allo Spirito «un raggio della sua luce», chiedendo aiuto a quanti hanno una maggiore conoscenza dei testi biblici. In ogni caso, è parola del Vangelo, dove Gesù ricorda che la sua parola è rivelata proprio ai piccoli: questi hanno parte del Regno di Dio e della vera comunione con Cristo. A costoro sono svelati i segreti di Dio, nascosti ai dotti e ai sapienti (Mt 11,25-30; 1Cor 1,19-2,16).
L'invito è dunque rivolto a tutti e in particolare:
- a chi opera per un servizio nella comunità parrocchiale;
- a chi desidera crescere nella fede e nella conoscenza del Signore;
- a chi è mosso da semplice curiosità ma disposto ad aprire il cuore alla verità;
- a chi si ritiene povero e inadeguato, come i piccoli del Vangelo.
Si tratta soltanto di cominciare, con cuore semplice e aperto, spinti dalla simpatia che i battezzati non possono non avere per la persona di Gesù, attirati dal Padre per ascoltare e comprendere la sua amabile voce (Gv 10,4.16).
A che serve e come fare la lectio divina
Certamente, tra le iniziative più utili ed efficaci, c'è la diffusione più ampia della lectio divina. La lettura orante della Bibbia che permette di sperimentare quanta fecondità viene dal testo sacro, letto alla luce dell'intera tradizione spirituale della Chiesa. Lettura guidata della Sacra Scrittura che si può svolgere in parrocchia o in piccoli Gruppi di ascolto. I Gruppi di Ascolto offrono soprattutto ai diaconi la possibilità di accogliere il dono della Parola di Dio nella vita quotidiana, mediante l'incontro all'interno delle case in un clima semplice di preghiera e di fraternità.
Come si realizza una formazione di base?
Questi gruppi sono variamente presenti nel tessuto diocesano e si propongono come uno strumento di vera evangelizzazione, adattabile ed efficace sia a piccoli gruppi sia a singoli uditori della Parola. Per alcuni sono ormai diventati un'importante esperienza personale e pastorale, soprattutto per gli adulti. Attraverso la lettura e l'ascolto della Scrittura, il dialogo e il confronto, con l'aiuto dell'animatore diacono a questo la preposto, i partecipanti al gruppo, cercano risposte concrete che li aiutino ad assumere stili di vita coerenti con quanto richiede la Parola di Dio. La proposta di formazione si realizza soprattutto attraverso:
- un incontro annuale di formazione biblica per animatori, tenuto da biblisti e da conoscitori della Scrittura per far crescere nella comprensione del testo biblico;
- l'elaborazione di un sussidio con un itinerario biblico da svolgere nei vari Gruppi di Ascolto articolato normalmente in 5 o 7 argomenti su un tema annuale scelto in accordo con tutta la Chiesa diocesana;
- il sostegno e l'accompagnamento degli animatori, sulle tematiche e sull'itinerario dell'anno, con incontri tenuti da biblisti in diverse località e vicariati non da aridi esegeti ma da biblisti in perenne umile dialogo con la Parola.
L'incontro con la Parola, quando arriva al cuore, ricorda il Papa, ci immette nella festa di Dio, ci riempie di gioia ed è la nostra forza: «non si capisce la festa della domenica senza l'incontro con la Parola di Dio». Aprire il cuore all'incontro personale con il libro sacro e dare l'opportunità che l'annuncio risuoni come ascolto e dialogo con la Parola del nostro benamato Gesù, ci rende gioiosi. Il Papa invita ad ascoltare con attenzione, «senza lasciare che la Parola entri da un orecchio ed esca dall'altro». In più luoghi, papa Francesco ci ricorda che «la Parola di Dio ci fa gioiosi, l'incontro con la Parola di Dio ci riempie di gioia e questa gioia è la mia forza, è la nostra forza. I cristiani sono gioiosi perché hanno accettato, hanno ricevuto nel cuore la Parola di Dio e continuamente lo incontrano nella Parola, la cercano». Inoltre suggerisce a ogni uditore della Parola, come riprova, un breve esame di coscienza che ovviamente tocca innanzitutto i servi della Parola:
- Come ascolto la Parola di Dio?
- O semplicemente non la ascolto?
- Come m'incontro con il Signore nella sua Parola?
- Sono convinto che la gioia del Signore sia veramente la mia forza?
Uno schema semplice di lectio
Per chi volesse, da inesperto o privo di contatti utili, avere un'indicazione di massima per cominciare a praticare la lectio la lettura/ascolto, personale e comunitaria della Scrittura. Riprendiamo ad esempio la traccia che fin dal 1993, abbiamo più volte segnalato sulla nostra rivista.
Si comincia con il silenzio, per lasciare andare via tutti quei pensieri inutili che si affollano nella nostra mente permettendo così d'invocare lo Spirito preveniente che porta a compimento ciò che lui stesso ha iniziato, attirandoci verso la Parola viva del Dio vivente, con questa antica o con altre simili invocazioni:
Col lume celeste, Signore,
previenici sempre e dovunque,
affinché accogliamo con degno affetto
e contempliamo con sguardo puro
il mistero di cui tu ci hai voluto partecipi.
Seguono adesso dei consigli utili per non disperdersi in distrazioni, smarrendo il legame inevitabile che c'è tra lettera e spirito, segno sacramentale dell'unione indivisibile in Cristo Gesù della sua umanità con la sua divinità. Naturalmente non si tratta di passare ogni volta in rassegna tutti questi singoli punti, ma di conoscerli e di farne tesoro in attesa del bagliore dello Spirito che vivifica la lettera in parola-detta-a-noi. Annuncio pienamente umano che diviene per fede rivelazione di Dio all'uomo.
- Raccogliti in un luogo adatto. Il silenzio e la posizione di riposo aiutano la docilità all'ascolto.
- Invoca lo Spirito Santo (preghiere brevi, Salmi) perché ti apra il cuore alla relazione con il Signore.
- Leggi e rileggi il testo: fare attenzione al suo contesto prossimo, al senso delle singole parole e delle frasi nel loro insieme.
- Ricordati del contesto remoto: il testo che leggiamo è una traduzione, è stato scritto molti secoli addietro; i primi cristiani avevano una maggiore accessibilità al linguaggio usato dagli evangelisti mentre a noi è richiesto un minimo di studio paziente per andare oltre l'usura del tempo.
- Chiediti come il testo si può spiegare accostandolo ad altri testi delle Scritture (espressioni analoghe, termini ricorrenti, temi simili).
- Attendi una parola ispirata proprio per te, senza fretta e con umile docilità. È il Signore ad attirarci nella sua relazione: se ritarda, attendilo, non mancherà.
- Metti insieme le letture capite, le illuminazioni ricevute per comprendere come tutto parla di Cristo, del suo amore fedele che ci invita a seguirlo nella quotidianità della vita.
- Lascia che sgorghino dal tuo cuore il pentimento, la supplica, la gratitudine e l'intercessione, che preparano il cuore al silenzio della lode, vertice di ogni preghiera cristiana. Fai diventare invocazione ripetuta una frase del testo, come tua risposta al Signore, come preghiera che ti accompagnerà lungo il giorno o lungo la settimana.
- Concludi sereno con la preghiera che Gesù ci ha insegnato: nulla è perso di quanto si è cercato con pazienza, a suo tempo mieteremo il suo frutto.
Concludendo
Nel Vangelo di Matteo c'è un monito sottinteso per tutti gli scribi che per anni non hanno mai smesso di studiare la Parola di Dio: «ogni scriba che diventa un discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa il quale tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Questo allora possiamo chiedere ai nostri diaconi: non di diventare scribi ma discepoli, e se scribi lo fossero già, ecco verrà chiesto di nuovo di diventare piccoli discepoli. Per quanti avranno loro dato un bicchiere d'acqua fresca nell'arsura della fatica, il Signore Gesù ha promesso una ricompensa certa. Per loro il Figlio ha benedetto il Padre - «In quel tempo» e per sempre - perché ha rivelato queste cose non ai sapienti ma ai piccoli.
Così, fra quanti hanno perduto la loro vita per causa sua, non ci saranno solo i martiri, ma quanti - diaconi, piccoli, discepoli - avranno speso la loro vita in pura perdita, in ascolto della sua Parola, alla ricerca di lui.
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