XX Domenica del Tempo ordinario (A)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8-9/2020)



ANNO A – 16 agosto 2020
XX Domenica del Tempo ordinario

Isaia 56,1.6-7 • Salmo 66 • Romani 11,13-15.29-32 • Matteo 15,21-28
(Visualizza i brani delle Letture)

VINCERE "CONTRO" DIO

Gesù si allontana sempre di più dalla terra santa di Israele. Non ne esce, ma si avvicina paurosamente al confine, che probabilmente non valicherà mai. Ma accostatosi alla terra pagana, è lui stesso a essere intercettato da una donna che varca il confine e lei - impura - chiede ciò che non le era assolutamente possibile ottenere. La donna invoca Gesù chiamandolo "Figlio di Davide". È una professione messianica, una proclamazione corretta dell'identità di Gesù, messia radicato nel suo popolo e nella sua tradizione. Proprio perché è tale, Gesù non le rivolge una parola. È una straniera, un'impura, una pagana: non merita attenzione.
I discepoli, però, intercedono (solo per togliersi un fastidio per la verità) e Gesù proclama che la sua missione è solo riferita a Israele: al confine ci si può avvicinare, ma non lo si può varcare! La donna, allora, si avvicina e si prostra davanti a lui: e Gesù ancora una volta utilizza categorie di esclusione, tipiche del suo tempo. I pagani (i gentili) sono "cani" - lui dice "cagnolini" forse per addolcire l'immagine - e non meritano il dono di Dio. Forse ci colpisce questa "crudeltà" di Gesù, questa sua totale mancanza di empatia: diremmo noi oggi, la sua indifferenza. Ma, in realtà, Gesù vive semplicemente la sua identità: è il messia di Israele, assolve il suo compito, è fedele alla sua formazione teologica che nasce dalle Scritture. Gesù sa quali sono i "confini" e rimane imprigionato, per così dire, nella distinzione "puro-impuro", che prima aveva pure aspramente criticato ai farisei e agli scribi.
Ed ecco, una donna, una cananea, una straniera, una donna impura "converte" Gesù (!) e lo spinge ad aprirsi a una missione universale, a varcare i confini invalicabili... come Gesù farà con la donna samaritana al pozzo (Gv 4).
Ma che cosa "converte" Gesù? In che cosa consiste la forza di questa donna, che una tradizione liturgica della Chiesa ortodossa definisce "apostola e teologa"? Questa donna, anche se conosce la tradizione di Israele, non parte dalle regole, dai comandamenti, dalle tradizioni: il suo percorso ha al centro la sua passione, non la sua tradizione. Il suo problema è la vita della figlia: l'amore per lei, per la sua libertà e la sua vita la porta a sbaragliare i confini: a entrare in Israele, implorare Gesù, ingaggiare con lui una "lotta teologica", in cui lei lo vincerà!

La donna guarda le cose a partire dalla propria passione; Gesù, in questo momento, ragiona secondo la sua tradizione. Questo racconto ci narra di un Vangelo che - parlando per paradosso - Gesù stesso riceve! Un Vangelo che la donna testimonia con il suo sentire e il suo coraggio, e che diventa ancor più "buona notizia" con la guarigione della figlia, che avviene - dichiara Gesù - per la fede grande della cananea. Questo incredibile racconto ci suggerisce che occorre partire dalla propria passione e da lì leggere la propria tradizione. La donna non disprezza la parola di Dio: la reinterpreta. Ascolta Gesù e accoglie le Scritture. Ma non rigetta la sua passione. Reinterpreta la Parola con il suo desiderio e fa una sintesi nuova, che convince Gesù! Ma noi di cosa viviamo? Di passione o di tradizione? Di un amore che brucia in noi o di regole, osservanze,convenienze... Qual è il principio a partire dal quale ascolto la parola di Dio?


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