XVII Domenica del Tempo ordinario (A)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 7/2020)



ANNO A – 26 luglio 2020
XVII Domenica del Tempo ordinario

1 Re 3,5.7-12 • Salmo 118 • Romani 8,28-30 • Matteo 13,44-52
(Visualizza i brani delle Letture)

SCRIBI O PADRONI

Il tesoro è protagonista della prima breve parabola, ma non solo:in tutto il vangelo di Matteo il discepolo viene invitato ad agire in terra con il pensiero rivolto al mondo di Dio, mantenendo il cuore "là dov'è il vero tesoro", che per l'evangelista è il regno, vissuto qui e ora. Attraverso le piccole parabole del tesoro e della perla possiamo scoprire alcuni aspetti fondamentali della trasformazione dello scriba a discepolo. La prima caratteristica importante è la gioia. Una gioia grande e piena che nasce dalla consapevolezza di aver trovato qualcosa. O, meglio, qualcuno su cui investire la propria vita, al punto di vendere tutto ciò che si possiede. È questa gioia che motiva le azioni successive, che altrimenti sarebbero solo un duro sacrificio per chi vuole diventare perfetto. La gioia, per quanto fondamentale, in realtà non basta: è solo la scintilla che fa partire tutto il resto, è il primo passo. Ma ne occorrono molti altri perché il regno incida nella vita e possa trasformare abitudini e stili di vita stanchi e rigidi. Occorre lasciarsi guidare dalla gioia per compiere delle decisioni coraggiose.
Il regno di Dio viene incontro all'uomo:talvolta quando meno ce lo aspettiamo, come nel caso del tesoro. Oppure a seguito di una ricerca, come nel caso della perla. Ma, in effetti, la cosa più importante non è il ritrovamento del tesoro, ma la reazione dell'uomo che, dopo il primo momento di gioia, è tutto preso della preoccupazione di entrarne in possesso. E per questo deve acquistare il campo, impegnando tutti i suoi beni. La parabola della perla mostra la stessa cosa: anche il commerciante sacrifica ogni cosa per averla, il suo interesse è tutto assorbito da quell'unico desiderio.
Gesù ci rivela che si tratta di una scelta libera da fare. Dio vuole suscitare la gioia dell'uomo, ma senza costrizioni: ognuno dovrà scegliere nella libertà come agire davanti alla scoperta del tesoro. Le azioni descritte dalle parabole sono molto concrete e dicono di un cambiamento profondo avvenuto nella vita dei protagonisti, di una possibilità accolta per orientare in modo nuovo la vita.

Il tesoro offre nuove e immense possibilità, permette di immaginare un futuro alternativo. E questo vale sia per l'uomo che trova il tesoro sia per il mercante che è disposto a sacrificare un patrimonio per quell'unica perla. Sembra strano questo secondo personaggio, ma lo si comprende se si ha la passione del collezionista. Da bambini si è disposti a "pagare" con un numero spropositato di figurine quella mancante. Così solo chi mantiene acceso il desiderio nella propria vita può entrare nella logica che spinge quest'uomo a osare l'eccesso, disposto a rinunciare a tutto pur di avere una sola cosa in cambio, ma molto desiderata.
La parabola della rete riprende quella della zizzania: il tempo della pesca richiede ai discepoli la capacità di accettare il rischio di raccogliere "successi pastorali" ma anche delusioni ed errori. Il giudizio finale spetterà a Dio. Ciò non toglie che si debba operare un discernimento su ciò che si pesca. E tenere ciò che di buono c'è nella rete e rigettare in mare ciò che non serve. E poi riprendere la pesca, rischiando ancora di raccogliere qualcosa che appesantisce la rete, ma soprattutto fidandosi che il mare racchiude in sé tanta vita e tante possibilità.


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