XVIII Domenica del Tempo ordinario (A)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2020)



ANNO A – 2 agosto 2020
XVIII Domenica del Tempo ordinario

Isaia 55,1-3 • Salmo 144 • Romani 8,35.37-39 • Matteo 13,13-21
(Visualizza i brani delle Letture)

DALLA CONSAPEVOLEZZA ALLA COMPASSIONE

«Udito ciò»: così inizia la lettura di questa domenica. Gesù, «udito ciò [...] si ritirò in disparte», ma viene raggiunto dalla folla che lo stana dal suo ritiro e «ne sente compassione». Nemmeno un momento di vacanza per lui. Si voleva fare un po' da parte e invece si lascia prendere dalla compassione e "ritorna sulla scena" alla grande. Che cosa aveva udito Gesù? Quale notizia lo aveva raggiunto? Gesù aveva udito della morte di Giovanni Battista.
Una notizia che fa paura, ma anche fa pensare. Davanti alla quale Gesù vuole riappropriarsi interiormente di quanto è avvenuto. Vuole farne oggetto di preghiera. E, infatti, la preghiera è proprio questo: riappropriarsi in modo personale e con l'aiuto della fede di quanto mi accade. Un esercizio che spesso non facciamo, con il risultato che rimaniamo estranei alla vita o non sappiamo fare sintesi tra la nostra fede e la vita.
Gesù scende in sé stesso, in quella ferita provocata in lui dalla morte di Giovanni. La morte dell'altro è sempre una mia morte. Soffro perché in me muore qualcosa: una sicurezza, un futuro sperato, una promessa... Gesù accetta di stare con la sua ferita: di non negarla, non rimuoverla, non anestetizzarla. Gesù sta col suo dolore. E stando col suo dolore sa capire, vedere, condividere il dolore di questa folla di poveri, che lo segue doveva,senza programmazione. È per la conoscenza del suo dolore e del loro dolore che deciderà – morto Giovanni – di prendere l'iniziativa e di dare un segno: un segno che il regno di Dio non è sconfitto; è qui, nonostante Erode, nonostante l'ingiustizia e l'avversione alla parola di Dio, nonostante la miseria della gente!
I discepoli ci hanno provato a imparare da Gesù. Come anche noi proviamo. Essi vedono la folla, ne capiscono l'esigenza. Si rendono conto che sono senza mangiare. Forse erano tutti volontari del Centro ascolto parrocchiale o della San Vincenzo: dunque cercano una soluzione... Quante sportine dovremmo distribuire per sfamare tutta questa gente? Nella loro domanda a Gesù, se ne percepisce la responsabilità e l'ansia. Al contrario dell'atteggiamento di Gesù che, invece, mostra grande tranquillità e condivisione.

Ecco la tensione: la Chiesa sente la responsabilità per i poveri, è in ansia per la pochezza delle sue risorse. Gesù, invece, sente la compassione per loro e vuole compartecipare quanto c'è. È la tensione tra "risolvere il problema", mandando tutti a casa propria, come i discepoli fanno intendere e il fare spazio, lo stare accanto per condividere nella fraternità quello che c'è, come vuole Gesù. Il Signore non vuole che la Chiesa si trasformi in un servizio sociale,in un emporio della carità: per questo bastano altri interventi.
Il Signore vuole che la Chiesa faccia risplendere il modo di agire di Dio, che ha il desiderio di vedere un mondo abitato da fratelli che prendono il pasto insieme. Con questo segno Gesù rivela il volto di Dio Padre di tutti. Indica alla Chiesa una strada in cui fare di ogni suo gesto un gesto di rivelazione. Gesù vuole convertire la sua comunità da un atteggiamento pio e caritatevole a un coinvolgimento appassionato e vivo, che testimoni quanto Dio ama gli uomini e il mondo.


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