XVI Domenica del Tempo ordinario (A)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 7/2020)



ANNO A – 19 luglio 2020
XVI Domenica del Tempo ordinario

Sapienza 12,13.16-19 • Salmo 85 • Romani 8,26-27 • Matteo 13,24-43
(Visualizza i brani delle Letture)

TRE TENTAZIONI

Le parabole che Gesù racconta mettono in evidenza tre tentazioni che possono minacciare la vita della comunità: essere degli eletti (il grano e la zizzania), ricercare la grandezza (il granello di senape), lasciarsi prendere dallo scoraggiamento (il lievito). Nella prima parabola l'uomo che semina del buon seme ha un antagonista che agisce nelle tenebre. La zizzania è una pianta tossica di aspetto simile al frumento: durante la crescita è molto simile, è solo nella fioritura che si manifesta la diversità e nasce il desiderio di estirparla. Ma le radici sono troppo intrecciate: sradicarle procurerebbe un danno irreparabile. Per questo il padrone dice di attendere. Nella spiegazione del brano si dice che il campo è il mondo, il seme buono i "buoni", il seme cattivo i "cattivi". Ma questa interpretazione è un po' pericolosa: sembra di dover estirpare i "cattivi", di dover togliere le mele marce dal cesto.
È meglio pensare che il campo possa essere il cuore di ciascuno, pieno di amore ma riempito anche di cattiveria e intenzioni malvagie. La tentazione è quella di non accettare i propri limiti e cercare di eliminare o di mascherare le nostre parti negative, rischiando così di spegnere nel cuore anche la nostra capacità di amare. Certamente scoprire il male dentro di noi fa soffrire, ma è un processo insito nella maturazione umana: crescendo, invecchiando, diventiamo più consapevoli del male che ci abita, del limite che portiamo dentro e questo ci addolora. Scoprire che nelle scelte fatte per realizzare la Parola compare spesso anche il male, chiede un'ulteriore riflessione profonda su noi stessi. Occorre fermarsi e guardare, proprio come il padrone che "guarda" il suo campo e vede il grano: è cosciente della zizzania ma non sente il bisogno di estirparla ora, osserva il buon raccolto che cresce e aspetta il momento giusto per la mietitura.
La seconda tentazione è quella della grandezza. La pianta della senape è un'erba infestante, che cresce dappertutto come il cappero. Il regno assomiglia alla senape non solo per la piccolezza del chicco ma anche per questa sua capacità. Il regno di Gesù, si diffonderà ovunque, proprio come la senape, senza attirare l'attenzione per il suo sfarzo.

Gesù che nel deserto ha vinto la tentazione della grandezza ora ci mette in guardia. La tentazione di usare il potere per diffondere il regno di Dio sarà sempre presente nella Chiesa, a partire dalle nostre comunità. Sembrano inevitabili le lotte di potere su cose insignificanti perché le sperimentiamo continuamente. Ognuno ha un suo sistema:il vittimismo, il silenzio, la durezza, la forza del ruolo o della personalità... ma sempre con lo scopo di affermare sé stessi e le proprie volontà. Il piccolo chicco di senape, invece, mostra la forza e il potere della mitezza, che è capace di germinare dappertutto, anche nella sua piccolezza. Infine, c'è il tema dello scoraggiamento. Nella terza piccola parabola il protagonista è il lievito, considerato elemento impuro dalla Bibbia, perché fatto di pasta vecchia, corrotta. Eppure, Gesù usa questa immagine per dire che la realtà del regno sarà come quella del lievito che riesce a fermentare una quantità enorme di farina. Gesù assicura al piccolo gruppo dei discepoli che la forza del suo messaggio è tale da fermentare il mondo intero.


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