Presentazione del Signore (IV Dom. del T. O. - A)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 2/2020)



ANNO A – 2 febbraio 2020
Presentazione del Signore
(IV Domenica del Tempo ordinario)

Malachia 3,1,4 • Salmo 23 • Ebrei 2,14-18 • Luca 2,22-40
(Visualizza i brani delle Letture)

OBBEDIENZA E ATTESA

Obbedienza e attesa sono le due coordinate che questo Vangelo ci offre. Gesù, luce delle genti e speranza del mondo, si accoglie grazie a questa pedagogia, all'esercizio, forse non facile per noi, di saper obbedire, come fanno Maria e Giuseppe. E di saper attendere, secondo lo stile di Simeone e Anna. Per far spazio a Gesù si tratta di saper obbedire alla vita, alla realtà. Di sottomettersi, non passivamente, ma da protagonisti, a quanto l'esistenza ci propone, anche se non lo comprendiamo, anche se ci "contraddice" nel nostro desiderio.
Maria e Giuseppe scelgono di fare - con questo figlio misterioso e che già ha riservato loro diverse sorprese - i passi previsti dalla legge. Fanno, davanti al mistero di questo figlio, il tratto di strada che sono capaci di capire. E così confidano che si apra per loro la comprensione di cosa significhi essere padre e madre di questo bambino. Questa obbedienza concreta ha come riferimento essenziale la legge di Dio. Quando non capiamo, quando il cammino è oscuro e non sappiamo discernere, allora dobbiamo affidarci a una via sicura: quella dei comandamenti. Solo nell'obbedienza il cammino si rischiara e si fa sicuro.
Per far spazio a Gesù si tratta di saper attendere: l'attesa dà forma alle giornate, orienta il cammino, raccoglie le energie della vita e le ordina, mette priorità nel vissuto e dà senso alle esperienze. Simeone e Anna sono molto avanzati in età: vecchi diremmo noi oggi, ma non sono due persone ripiegate su di sé, non vivono la depressione causata dal tempo che passa o la rabbia per le occasioni perdute. Vivono "in avanti", in atteggiamento di attesa, fiducia, servizio. La vita ha per loro un dono da offrire ed essi sono capaci di vivere nel desiderio, nell'attesa, nella speranza. Una vita vissuta nell'attesa ci aiuta a focalizzare quanto sta a cuore e a superare la dispersione che invece spesso contraddistingue il nostro cammino. Ci fa passare da vagabondi disorientati a pellegrini che camminano verso la meta. Come vivo la mia vita, oscura o luminosa che sia? Di quale attesa sono cariche le mie giornate?

Fa impressione, poi, la capacità di Simeone e Anna di riconoscere Gesù. Fa impressione anche a Maria e a Giuseppe, che sono «molto stupiti delle cose che si dicevano di lui». L'incontro con Gesù "rivela", infatti, che cuore c'è nelle persone, quale intenzione le abiti. È così in tanti racconti del Vangelo. Egli infatti, con la sua identità, è "segno di contraddizione", proprio perché sa dire il vero e con la sua Parola sa contraddire le nostre falsità, i nostri vizi, le nostre giustificazioni.
È sempre così: quando uno mi contraddice, dice contro di me, in quel momento si rivela quale sia il mio cuore. Finché l'altro è con me compiacente, accomodante, si vive un gioco delle parti, che non rivela veramente il cuore. Ma quando l'altro mi contraddice, allora si vede chi sono: si vede se sono superbo o capace di ascolto; se sono mite o, invece, arrogante e rabbioso. Gesù rivela il cuore: quello di Simeone e Anna, un cuore capace di attesa, e il nostro con le sue attitudini e le sue storture.


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