Commemorazione dei fedeli defunti



Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 10/2020)



ANNO A – 2 novembre 2020
Commemorazione dei fedeli defunti

Giobbe 19,1-23-27a • Salmo 26 • Romani 5,5-11 • Giovanni 6,37-40
(Visualizza i brani delle Letture)

L'AMORE VINCE LA MORTE

Dopo aver ricordato i santi, oggi siamo invitati dalla Chiesa a fare memoria dei morti. Festa di tutti i santi e memoria dei morti sono un'unica grande festa in cui si celebra il mistero della vita eterna in Dio: Gesù Cristo, «il primo nato tra coloro che sono morti» (Col 1,18), risuscitato dal Padre, trascina i morti nel fiume di vita della comunione dei santi. In modo più o meno conscio, noi tutti siamo abitati da quella che il libro di Giobbe definisce la "regina delle paure": la morte! Ci fa paura, perché mette fine alla nostra vita e ci rivela con durezza il nostro limite. Se ci pensiamo bene la nostra vita non è altro che lotta contro la morte. Scioccamente arriviamo a pensare che accumulare denaro e patrimoni, avere successo e potere siano l'antidoto alla morte. Si tratta in realtà di tentativi fallimentari. Gesù ci insegna invece un'altra via per vincere la paura della morte.

«Colui che viene a me, non lo respingerò, non lo perderò. Chi crede in me ha la vita eterna», dice Gesù. Ma cosa significa andare a lui, credere in Gesù Cristo, aderire a lui? Si tratta di «credere all'amore» (1Gv 4,16), cioè di vivere quell'amore che Gesù ha vissuto in modo pieno. Gesù ci indica questa via come antidoto alla morte, per questo lui ci ha lasciato «il comandamento nuovo»: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati» (Gv 13,34). La vita di Gesù ci rivela che solo l'amore è in grado di combattere la morte fino a vincerla, come si legge nella Prima lettera di Giovanni: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli: chi non ama rimane nella morte» (1Gv 3,14). Se non amiamo i fratelli, restiamo preda della morte; al contrario, amando mostriamo di essere morti a noi stessi e vivi in Cristo, vivi della vita di Dio seminata in noi... Possiamo così spingerci oltre e affermare che là dove vi è un'esperienza di amore umano autentico, là è presente l'amore di Dio in noi.

Certo, vinceremo definitivamente la morte nel Regno, quando il Risorto ci richiamerà alla vita eterna; ma fin da ora è possibile sperimentare la forza della risurrezione, vivendo quell'amore che ci fa partecipare alla vittoria sulla morte. Questo è ciò che noi siamo chiamati a vivere quotidianamente... rinunciare alla nostra volontà di potere, per fare della nostra vita un cammino d'amore, tornando a Dio ogni giorno e riprendendo il cammino del Vangelo anche se questo nostro movimento è contraddetto da cadute. Se ci pensiamo bene la nostra vita è così: ci allontaniamo e poi ritorniamo a Dio, ci ribelliamo e ci convertiamo, ci rialziamo dal peccato e lottiamo per riprendere la sequela del Signore.
Il Signore «non ci respinge, ma ci resuscita nell'ultimo giorno» e ogni giorno continua a risuscitarci; abbracciandoci nel suo amore, ci dona la remissione dei peccati e ci conduce alla vita eterna: «Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque crede nel Figlio abbia la vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno». Sulla volontà di Dio si dicono stupidaggini, come quando, di fronte a sofferenze e malattie, si sente: «È la volontà di Dio», come se Dio volesse tutto ciò. La volontà di Dio è la vita piena, è amore per noi. Questa è la nostra fede: l'amore vince la morte. Gesù ce lo ha rivelato: per questo egli è risorto. Se cerchiamo di vivere come lui, possiamo anche noi fare un cammino di ritorno al Padre, che sfocerà nella vita eterna.


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